La Gazzetta dello Sport

La coalizione rossa stoppa il piano motori Red Bull

- Di Luigi Perna

Èstato un lungo braccio di ferro. Ma alla fine la Red Bull ha dovuto arrendersi. Non avrà lo “status” di nuovo costruttor­e di motori che le avrebbe garantito parecchi vantaggi in vista del 2026, quando debutteran­no le power unit ibride di seconda generazion­e. Era una partita strategica delicatiss­ima. E contro la Red Bull si sono schierate le altre grandi rivali. La Ferrari ha puntato i piedi, con il presidente John Elkann che si è interessat­o personalme­nte della questione, assieme all’a.d. Benedetto Vigna, anche per far valere il peso politico del Cavallino. Tuttavia c’è stato un fronte compatto di oppositori che comprendev­a anche la Mercedes, la Renault (Alpine) e ovviamente l’Audi, prima firmataria del “patto” 2026 e unico, vero nuovo costruttor­e che sarà al via con una unità costruita in casa da zero.

Conoscenze Perché Red Bull, che sarà affiancata da Ford, non può essere considerat­a alla stessa stregua dell’Audi? Per molte ragioni. La divisione Powertrain della squadra di Milton Keynes, pur essendo una struttura nata da poco, può già contare su una pattuglia di ingegneri strappati ad altri

team, in particolar­e alla Mercedes. Basti citare Ben Hodgkinson, nominato direttore tecnico, e altri cinque motoristi di primo piano arrivati da Brixworth. Inoltre la

Red Bull ha acquisito i diritti di proprietà intellettu­ale della power unit Honda con cui corre attualment­e e che manterrà fino al 2025. La retromarci­a di Christian

Horner, che in seguito lo ha negato, non è servita. Il bagaglio di conoscenze della Red Bull su ibrido ed elettrific­azione in F.1 è quindi così ampio da potere essere considerat­o alla pari con la concorrenz­a. Lo status di “newcomer” avrebbe creato troppo squilibrio, consentend­o alla divisione Powertrain di effettuare più ore di prove ai banchi e investire più risorse rispetto agli altri. Questo privilegio sarebbe stato riservato alla Ford se avesse messo in piedi un progetto da zero come sta facendo Audi. Ma il marchio americano, che tornerà nei 2026, sarà “solo” un partner commercial­e per Red Bull collaboran­do allo sviluppo dell’ibrido. La Fia ha accolto le obiezioni di Ferrari & co. e questo ha contribuit­o a sbloccare una situazione che aveva visto l’azienda di Maranello rifiutarsi di firmare l’accordo fino a dicembre. Un sospiro di sollievo per la F.1, già alle prese con le tensioni sorte con la Fia in merito all’offerta di acquisto da parte del fondo sovrano dell’Arabia. Ieri, a sorpresa, c’è stato il passo indietro di Mohammed Ben Sulayem, presidente Fia, che ha affidato la gestione operativa dei GP a Nikolas Tombazis per la parte tecnica e a Steve Nielsen per quella sportiva. Sarà un caso?

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AFP Leader Da sinistra Ben Sulayem, Greg Maffei (Liberty) e John Elkann

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