Lazio e Atalanta impongono il gioco non lo distruggono
«Sarri è un allenatore che sa dare un gioco alle squadre, e non è mica poco. Le sue squadre si muovono bene, spesso in velocità. E poi, certo, la qualità dei singoli aiuta. Alla Lazio, ad esempio, sta facendo un ottimo lavoro, ma forse la rosa è un po’ corta. Gasperini è un tecnico che chiede aggressività, pressing. Le sue squadre sono sempre molto fisiche, forse più in passato che oggi a dir la verità. Non dobbiamo mai dimenticare che nell’estate scorsa l’Atalanta ha cambiato moltissimo e servono tempo e pazienza per raggiungere alti livelli di rendimento. Comunque stiamo parlando di due strateghi, non certo di due tattici che si preoccupano solo dell’avversario e poi vada come
vada. Loro studiano il modo per mettere in difficoltà il nemico. Preparano la partita in modo meticoloso, ma non perdono tempo ed energie mentali a studiare una mossa per bloccare gli altri. Si preoccupano di imporre il loro gioco, di trovare gli spazi per mandare in tilt le difese.
Modelli Il Napoli di Sarri e l’Atalanta di Gasperini di qualche anno fa sono stati modelli che andrebbero studiati a Coverciano. Erano divertenti e spettacolari. Sovrapposizioni sulle fasce, cambi di gioco improvvisi, triangoli nello stretto e sempre un’idea di organizzazione che fa capire quanto sia importante il collettivo nel calcio moderno. Certo, per arrivare a quei livelli è necessario lavorare duramente durante la settimana, non lasciare nulla al caso, curare i dettagli e avere la sensibilità di capire come correggere immediatamente alcuni errori. Il leader della Lazio e il leader dell’Atalanta è difficilmente individuabile in un solo uomo, perché è il gioco ad essere al centro del sistema degli allenatori. Certamente elementi come Milinkovic e De Roon sono molto utili a Sarri e a Gasperini che li utilizzano con frequenza e ai quali chiedono anche di trasmettere agli altri idee e principi tattici».