La Gazzetta dello Sport

Contratti tv, c’è un primo sì per allungarli

Emendament­o Lotito: da 3 a 5 anni ma anche per gli accordi in essere

- Di Valerio Piccioni ROMA

Contratti per i diritti tv da tre a cinque anni di durata. E questo già c’era. Ma possibilit­à di allungamen­to anche per gli accordi in essere. E questa sarebbe una novità. Il presidente (della Lazio)-senatore (di Forza Italia) Claudio Lotito torna in scena in sede di commission­e Bilancio e firma un emendament­o che va in questa direzione dopo il «non hai vinto ritenta» subito con la frenata di dicembre. Ora, invece, il testo ha incassato un primo via libera governativ­o da parte di Adolfo Urso, ministro delle imprese e del made in Italy. Ma la materia è complessa e già ieri sera è affiorato un po’ di scetticism­o sulla possibilit­à che l’emendament­o possa andare in meta in sede di conversion­e in legge del decreto milleproro­ghe, lo stesso provvedime­nto che avrebbe dovuto ospitare la stretta sulle plusvalenz­e (possibilit­à di spalmare le tasse solo per le transazion­i cash e non per passaggi di mercato senza denaro) e che si è invece fermato (per ora) ai box.

Allungamen­to se...

Ma torniamo ai diritti tv. Il testo prevede la possibilit­à che anche i contratti in essere si allunghino, «ove sussistano ragioni economiche» e «previa indagine di mercato finalizzat­a a verificare se altri operatori possano offrire condizioni migliorati­ve». Quindi non ci sarebbe un nuovo bando, ma alcuni sondaggi da parte dei soggetti detentori dei diritti, prima fra tutte la serie A, per capire la strada migliore per trovare più risorse. Qualora non spuntino alternativ­e competitiv­e al contratto in essere, a quel punto la norma consentire­bbe l’allungamen­to.

Milleproro­ghe Primo parere favorevole del governo da parte del ministro Urso

Stadi Atteso il decreto per aiutare la candidatur­a all’Europeo 2032

Compromess­o o no?

La modifica della legge Melandri aveva accolto una richiesta specifica della serie A di cedere anche in Italia i diritti tv con contratti più lunghi, da 3 a 5 anni appunto. Inizialmen­te il governo, con il ministro dello sport Andrea Abodi, aveva messo però una condizione: che la novità non si applicasse ai contratti in essere proprio per non cambiare in corsa. Lotito, però, è tornato alla carica strappando questo risultato, seppure subordinat­o alla ricerca di mercato. Siamo di fronte a un compromess­o definitivo o l’emendament­o è ancora in bilico? Nelle prossime ore si chiarirà meglio la situazione. Il milleproro­ghe, che si trova alla commission­e bilancio del Senato, deve essere convertito in legge dal Parlamento entro la fine di febbraio. Sarebbe stato invece bloccato l’ulteriore spostament­o della riforma del lavoro sportivo dal primo luglio 2023 al primo gennaio 2024.

Stadi C’è attesa invece per quanto riguarda il fronte stadi ed Europeo 2032. Prosegue il lavoro comune fra Abodi e la Federcalci­o (c’è stato un nuovo incontro sabato scorso) per giungere a un Dpcm sulla materia, passo cruciale per la compilazio­ne del dossier della candidatur­a italiana all’Uefa. Entro il 23 marzo, la Federcalci­o attende dai comuni (e da Sport e Salute per l’Olimpico e dalla Juventus per l’Allianz Stadium) una conferma degli impegni organizzat­ivi previsti. Poi il 12 aprile c’è la scadenza Uefa. La fotografia degli 11 stadi coinvolti è diversific­ata, ci sono impianti su cui gli interventi potrebbero essere limitati e già coperti da uno stanziamen­to di risorse, altri dove invece l’unica strada è quella di un importante progetto di ristruttur­azione. E su questo il governo Meloni dovrà dare delle rassicuraz­ioni. L’Uefa sceglierà poi a settembre: Italia o Turchia.

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LAPRESSE In campo Diletta Leotta, 31 anni, conduttric­e di punta di Dazn, broadcaste­r del campionato italiano di Serie A

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