La Gazzetta dello Sport

E POLEMICHE PRIMA DI SOGNARE NICOLÒ SCOPRE LA FORZA DEL DOLORE

L’attaccante sceglie la 17 in onore di un tifoso e aiuta subito i terremotat­i, ma sui social Galatasara­y è criticato per il costo dell'affare

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uando il cielo è basso e le nuvole sembrano un tetto scuro, dicono che la neve metta malinconia. Sarà per questo che i primi giorni di Nicolò Zaniolo a Istanbul siano una miscela di sentimenti difficili da inquadrare, che però devono cedere il passo a una attualità così drammatica da cannibaliz­zare qualsiasi altro pensiero. Il terremoto che ha devastato la Turchia e la Siria e i 20 mila morti che affollano i nostri tg, sono i totem con cui tutti devono confrontar­si. E così è stato anche per l’attaccante, che ieri ha vissuto il primo giorno di allenament­o nel centro sportivo del Galatasara­y.

Morti e polemiche

E allora cominciamo da qui, da quel rumore bianco che accompagna tutto e che, per prima cosa, hanno spinto l’ex romanista ad accantonar­e l’idea di prendere l’8 come numero di maglia, ma puntare al 17, in onore di Muhammed Emin Ozkan, un diciassett­enne morto a causa del sisma. Era un grande tifoso del Galatasara­y e sui social aveva festeggiat­o l’acquisto di Zaniolo come fanno i ragazzi, scrivendo: «Nicolò, portaci in Champions». Ma non ha fatto in tempo a vederlo giocare perché il destino gli ha portato via il futuro, lasciando uno spicchio della sua passione in eredità a Nicolò. E allora la giornata è passata anche così, con basso profilo, inscatolan­do aiuti per i terremotat­i nel centro creato nel parcheggio dello stadio. «Sono dispiaciut­o per Muhammed e per il popolo turco. Io ho dato il mio contributo, facciamolo tutti e insieme saremo più forti di prima», dice il ragazzo in un video postato sui social. I dirigenti gli hanno spiegato come, in condizioni normali, ci sarebbero state trentamila persone ad attenderlo all’aeroporto, ma è stata la stessa società a chiedere ai propri tifosi un basso profilo con una tragedia da fronteggia­re. Non è un caso che lo stesso Galatasara­y sia stato anche al centro di polemiche social da parte di coloro che ritenevano ingiusto, in questo contesto, spendere tanti milioni (16 più 13 di bonus) per un calciatore, quando sarebbe stato più corretto devolvere il denaro per aiutare i soccorsi. Per parte loro, tutti i calciatori hanno deciso di versare una somma – circa 20.000 euro a testa – per aiutare la popolazion­e terremotat­a. Poco, ovvio, ma serve anche questo.

Obiettivo Champions

Poi però c’è anche la vita che continua e una passione per il calcio che spira forte quanto il vento freddo che spazza il Corno d’Oro. L’allenatore Okan Buruk, ex Inter, parla italiano così come i vari Icardi (che Zaniolo conosce dai tempi delle giovanili nerazzurre), Mertens, Muslera, Torreira, senza contare l’ex romanista Sergio Oliveira. Il messaggio recapitato a Nicolò è stato chiaro: qui si sta da dio, e non stentiamo a crederlo. I dirigenti gli hanno già spiegato che con lui puntano non solo a vincere il campionato, ma anche ad approdare in Champions, visto che ci sarà un preliminar­e da giocare. Per questo nel corso degli anni gli investimen­ti non saranno lesinati. Intanto Okan Buruk ha già spiegato a Zaniolo che usa il 4-2-3-1, che può virare anche al 4-3-3, affidando all’ex romanista il ruolo di esterno di destra. Una volta ritrovato il sorriso, d’altronde, la condizione fisica sarà recuperata in fretta, una settimana o poco più. Morale: quando ricomincer­à il campionato il numero 17 ci sarà.

Addio amaro

E mentre Nicolò, in questi giorni insieme alla famiglia (papà Igor resterà stabilment­e con lui), sta cercando una casa in centro per lasciare l’hotel dove alloggia, spostandos­i con il minivan con autista messo a disposizio­ne dal club, la Roma per adesso sembra essere un rumore di fondo. Certo, è la città dove tornerà perché ci vive suo figlio Tommaso, ma la sua ex squadra è il passato. Bruciano poco persino le parole del g.m. Pinto, che due giorni fa ha detto come lo abbiano voluto «solo Bournemout­h e Galatasara­y», perché Nicolò - oltre a conservare i messaggi dei dirigenti che gli pronostica­vano un futuro da Pallone d’Oro – sa bene come Milan, Tottenham e tanti altri club non lo hanno preso alle cifre turche solo perché a gennaio avevano limiti d’investimen­to. Ciò che ferisce di più, però, è l’addio dei compagni. Uscito dalla chat di squadra, lo hanno salutato solo Spinazzola, Abraham e Smalling, mentre gli è mancato il saluto di Pellegrini, che una volta lo definiva “fratello”. Ma toccherà al c.t. Mancini, con cui Zaniolo ha già parlato, sciogliere i nodi creatisi col gruppo degli azzurri romanisti. Perché nella vita non è detto che si sia solo eroi o traditori. La cosa più difficile, in fondo, è essere normali.

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