I 9 SONO IN CRISI TECNICO-TATTICA ORA SVOLGONO COMPITI DIVERSI
Pochi gol da Immobile e dagli altri. Ma non è un problema solo della A: dovunque si gioca per gli esterni
ostalgia canaglia. E il Festival di Sanremo non c’entra: è solo la crisi dei centravanti italiani. Come eravamo ricchi a inizio secolo. Al Mondiale 2002 Trapattoni portò Vieri, Inzaghi e Montella, senza contare Totti, che quel ruolo sapeva interpretarlo benissimo, e Del Piero, che segnava tanto. Il termine abbondanza non rende l’idea. Quattro anni dopo, al trionfo dell’Italia di Lippi parteciparono Toni, Gilardino e Inzaghi oltre ai soliti Francesco e Alessandro. La nostalgia sarà pure canaglia, ma in questo periodo è un’emozione comprensibile: i centravanti italiani non sanno più segnare. Se prendiamo in considerazione i giocatori nel giro della Nazionale, i numeri sono impietosi: Immobile è fermo a quota 7, Kean a 4, Pinamonti a 3, Raspadori a 1. Non mancano gli alibi: per Ciro l’infortunio, per Moise la situazione della Juve e il ruolo di riserva, per Andrea il cambio di maglia e un problema fisico, per Jack la mancanza di opportunità. Però la situazione è questa e se la allarghiamo ai due
azzurri che giocano in Premier League i dati non sono molto confortanti: Scamacca ha realizzato 3 reti, Gnonto (esterno che Mancini a volte schiera come falso nove) è arrivato a 2.
L’evoluzione del ruolo
E’ lecita ogni valutazione tecnica su ciascuno di loro ed è evidente che ci sono generazioni più fortunate di altre: in attacco adesso siamo un po’ stretti. E’ successo anche in ruoli diversi: per anni abbiamo avuto problemi a centrocampo, talvolta si è addirittura detto e scritto che in Italia non nascevano più difensori. Ora il problema si è spostato nell’altra area di rigore, ma è parzialmente “colpa” degli allenatori e dell’evoluzione del gioco. Da alcune stagioni, ossia da quando Pep Guardiola cominciò a teorizzare che il suo centravanti fosse lo spazio, è cambiato il modo di proporre calcio negli ultimi trenta metri. Il centravanti, vero o falso che sia, deve soprattutto giocare con la squadra e aprire varchi. Poi, se anche riesce a segnare, meglio. Fino a qualche anno fa gli esterni offensivi giocavano prevalentemente a beneficio del centravanti: il loro primo compito era andare sul fondo e crossare. Giocando a piede invertito, si sono invertiti pure i compiti: il centravanti deve portare via il difensore e preparare lo spazio in cui l’esterno si inserisce per calciare. E infatti l’italiano che ha segnato di più finora è Zaccagni. Ciò non toglie che la presenza di un fenomeno possa modificare lo spartito. E infatti Guardiola, sempre avanti di un paio di giri, ha preso Haaland, che farà la storia modificando i canoni classici del centravanti. Non è un caso che dappertutto manchino grandi interpreti tra i 20 e i 30 anni. Nelle ultime stagioni si è sviluppato un gioco che predilige inserimenti, triangoli, manovra palla a terra. Il possesso prolungato nella trequarti avversaria intasa le aree e toglie aria al centravanti. E viene il sospetto che siano stati contagiati i settori giovanili, perché a volte sembra che manchino alcuni fondamentali come l’attacco del primo palo, i contromovimenti classici per sfuggire alle marcature, la velocità nel girarsi. Adriano Galliani sceglieva la prima punta sull’Almanacco Panini, ossia in base ai gol segnati in carriera. Adesso l’a.d. del Monza avrà cambiato abitudini. A malincuore, immaginiamo, perché il centravanti che segna, come il portiere che para, era una delle certezze con le quali siamo cresciuti.
L’evoluzione Il ruolo è cambiato e non a caso. Eccetto i fenomeni, mancano grandi interpreti tra i 20 e i 30 anni
L’Inghilterra non trova un vice-Kane, la Spagna è aggrappata a Morata, in Francia ci sono tanti esterni ma in mezzo tocca ancora ai “vecchi” Benzema e Giroud, in Germania c’è solo Fullkrug
Gli altri Per confermare il trend, basta dare un’occhiata in giro. In Premier League, dietro al mostro Haaland, tra gli inglesi svetta solo Harry Kane, uno dei più grandi interpreti del decennio. Nella Liga, alle spalle di Lewandowski, ci sono gli spagnoli Joselu (32 anni) e Borja Iglesias (30). Al Mondiale il centravanti della Spagna era Morata: bravo, ma non un bomber. In Ligue 1 l’attaccante francese più prolifico è Lacazette, mentre Deschamps al Mondiale ha rimpiazzato l’infortunato Benzema (35 anni) con il rossonero Giroud (36): anche lì tanti esterni (da Mbappè in giù) e poche prime punte. In Bundesliga, infine, brilla Fullkrug, che in Qatar ha segnato da subentrante. Gerd Müller e Klose, tanto per fare due nomi, erano un’altra cosa. Insomma, in Italia il nove non sta bene ma anche in giro per l’Europa non gode di ottima salute.