La Gazzetta dello Sport

MOU E UN TESORO SVALUTATO

ROMA, ZANIOLO VALORE DIMEZZATO DA KARSDORP A VIÑA QUANTI SPRECHI

- Di Massimo Cecchini ROMA

Il denaro, si sa, può essere un’arma a doppio taglio. Difficile produrne, agevole – se sei una società di calcio – averlo in prestito, complicato non farlo svalutare. Nei giorni in cui la Uefa comunica la lista delle società che hanno più debiti con le banche è logico che poi anche una sfida come quella fra Lecce e Roma di oggi diventi una sorta di ordalia per il futuro, soprattutt­o se per il gialloross­i l’obiettivo è la Champions League ed il suo relativo tesoro. Ma ormai tutte le società – escluse quelle dell’empireo europeo – si alimentano anche attraverso il cosiddetto “trading”, cioè la valorizzaz­ione e la cessione dei giocatori. In questo senso, può essere più agevole farlo quando ha dei talenti da sgrezzare, ma c’è il rischio che diventi più complicato se ci sono giocatori “fatti”, a cui dare l’imprinting giusto. Pensando al mondo gialloross­o, c’è da dire che José Mourinho è stato senz’altro abile con baby come Zalewski, Bove e se vogliamo Tahirovic, mentre ha avuto più difficoltà con altri il cui valore, proprio grazie a lui, avrebbe dovuto lievitare. Il caso più eclatanè quello legato a Nicolò Zaniolo, ma anche Rick Karsdorp, Marash Kumbulla, per non parlare di Matias Vina ed Eldor Shomurodov – andati via in prestito con diritto (non obbligo) di riscatto – che hanno avuto una parabola discendent­e nella valutazion­e.

Zaniolo & Co. Negli ultimi giorni proprio la vicenda Zaniolo ha cannibaliz­zato l’attenzione dei tifosi gialloross­i, perciò è saltata agli occhi la forbice tra il valore passato e la cifra di cessione, complice un contratto mai rinnovato. Se nell’inverno del 2019 l’allora dirigente juventino Paratici nel suo pizzino la valutava 40 milioni, solo la scorsa estate la Roma per l’attaccante ne chiedeva 60 magari trattabili, ma ben lontani dai 16 milioni più bonus a cui è stato ceduto al Galatasara­y. Come è stato scritto, tranne forse i turchi, alla fine ci hanno perso tutti, squadra gialloross­a compresa, che ha in rosa un giocatore in meno per il campionato e la Coppa, dove non può neppute re adoperare Solbakken. Così oggi Nicolò, che oggi rientra in Italia per i giorni liberi concessi dal suo club, diventa il paradigma dei tanti non valorizzat­i. Discorso diverso per Rick Karsdorp. L’olandese – fuori ormai dai primi di novembre – era un titolare fisso della squadra, ma la lite di Reggio Emilia alla fine del match contro il Sassuolo, resa pubblica, ha reso impossibil­e venderlo a gennaio alle cifre volute, depauperan­done il valore. Certo, adesso il ragazzo sta per tornare in

In caduta libera Anche giocatori come Celik, Belotti e Solbakken non sono valorizzat­i secondo le speranze

gruppo, ma è ovvio che dovrà scalare gerarchie per recuperare vetrina. Un po’ come Marash Kumbulla, che ai tempi del Verona era inserito fra i “classe 2000” più promettent­i d’Europa e adesso è un panchinaro fisso a rischio di errore, come contro la Cremonese in Coppa Italia. A volte, forse, è anche questione di alchimia. Eldor Shomurodov, ad esempio, grazie alle sue qualità in campo aperto, sembrava perfetto per il gioco dello Special One, invece è finito presto ai margini e adesso deve rivalutars­i in prestito allo Spezia. Singolare anche la parabola di Viña, che da possibile terzino titolare sulla fascia sinistra è stato scavalcato non solo dall’azzurro Spinazzola, ma anche dall’adattato baby Zalewski, per non parlare di El Shaarawy. Il tutto, nonostante l’uruguaiano – panchinaro nella Roma – si sia guadagnato un posto per il Mondiale e abbia avuto la fiducia del Bournemout­h, sia pure in prestito con diritto di riscatto (non obbligo) a quindici milioni.

Il passo indietro Per ciò che concerne diversi altri, se il valore è stato intaccato poco o nulla visto il prezzo di acquisto, è il valore tecnico in discesa. Zeki Celik è stato scavalcato nelle gerarchie di fascia destra anche dall’adattato Zalewski, mentre sorprende l’involuzion­e di alcuni giocatori presi a parametro zero. Parliamo di Andrea Belotti, che è l’ombra

dell’attaccante leader del Torino, oppure Ola Solbakken, strappato alla concorrenz­a del Napoli, che per ora sembra totalmente un pesce fuor d’acqua nel nostro campionato, come ha certificat­o lo stesso Mourinho. Discorso ambivalent­e per la difesa. Se Ibanez è senz’altro cresciuto grazie alla “cura portoghese”, c’è Gianluca Mancini che pare andare spesso fuori giri per il sovraccari­co di tensione che José propone ai suoi, rendendolo così protagonis­ta di atteggiame­nti in campo discutibil­i. Potrebbe non essere un caso che la Nazionale per lui non sia più una costante. Morale: per spendere occorre di sicuro la Champions, ma anche vendere bene. Quello che la Roma cerca da tempo, sperando nella valorizzaz­ione dei propri giocatori. Campioni e non.

Nicolò è stato svenduto e nella rosa gialloross­a non è un caso isolato. Ora la qualificaz­ione in Champions diventa decisiva

 ?? GETY E FORNELLI ?? Lo Special e i flop José Mourinho (accanto). Da sinistra: Zaniolo, Karsdorp, Kumbulla, Shomurodov e Vina
GETY E FORNELLI Lo Special e i flop José Mourinho (accanto). Da sinistra: Zaniolo, Karsdorp, Kumbulla, Shomurodov e Vina
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