La Gazzetta dello Sport

L’ITALIA SU PISTA (QUASISENZA­PISTE) IN VOLO SU PARIGI

- Di FRANCESCO CENITI

L’Italia del ciclismo è sulla pista giusta, una pista lastricata d’oro che da Tokyo conduce a Parigi. Come ogni viaggio che si rispetti, ci sono tappe intermedie. E tra le due Olimpiadi le “soste” importanti non mancano. L’ultima in ordine cronologic­o (gli Europei di Grenchen in Svizzera) ci sta restituend­o una Nazionale dominante, dove accanto al solito fenomeno (al secolo Filippo Ganna) crescono le quotazioni dei compagni, con una vetrina speciale per il cucciolo azzurro, Jonathan Milan. Ieri sera il friulano ventiduenn­e di poche parole, ma di pedalate pesanti, si è laureato re d’Europa proprio nella gara individual­e tanto cara al compagno: uno contro uno sui 4 km. E il ragazzo non si è fatto intimorire dal quotato rivale: l’inglese Daniel Bigham, ex primatista dell’Ora poi detronizza­to dal pigliatutt­o Ganna, che si era presentato in finale con un tempo migliore di 3’’ rispetto al nostro atleta. Ma la gestione delle energie (fisiche e mentali) fa parte del manuale del campione: Milan ha dato una lezione all’avversario, rimasto svuotato nei giri conclusivi, mentre l’azzurro alzava i ritmi del motore.

Uno spettacolo, come uno spettacolo sono stati i successi del solito quartetto capace di un triplete da sballo (oro olimpico, mondiale ed europeo) grazie alla sparata dello stesso Milan insieme con Ganna, Francesco Lamon, Manlio Moro più Simone Consonni (che non ha corso la finale perché impegnato a vincere da solo la corsa a punti). Ecco, tutto questo ben di Dio ci permette di allargare il discorso, spostando l’occhio sulla fine del viaggio, e di capire le prospettiv­e azzurre in vista dei Giochi 2024. Inutile nasconderc­i: siamo messi bene. Ed è un paradosso, perché l’Italia è dominante nel ciclismo su pista per avendo una situazione disastrosa dal punto di vista delle strutture: abbiamo un solo velodromo al coperto, quando in Francia e Inghilterr­a ne hanno svariati. Adesso, senza arrivare all’estremo cantato da Fabrizio De André in “Via del Campo”, è sotto gli occhi di tutti come dal quasi nulla siano sbocciati fiori bellissimi. Di Ganna abbiamo detto, idem del quartetto e anche di Consonni, senza dimenticar­e Elia Viviani, il capitano da cui tutto è partito con l’oro a Rio 2016. Ma quello che poteva sembrare il colpo isolato di un fenomeno è diventato un gioco di squadra esaltato dalla bravura dei tecnici (il c.t. Marco Villa è un Arrigo Sacchi della pista) che coinvolge tutti i settori e ha punte

Milan allunga la lista delle vittorie azzurre Nonostante abbiamo un solo velodromo...

di eccellenza pure al femminile (il quartetto e Martina Fidanza sono campioni del mondo in carica). Anche la velocità, specialità dove fatichiamo, ha dato segnali importanti (su tutti Matteo Bianchi, capace del record italiano sul chilometro). Non solo, la cartina tornasole di questa Italia dominante, dove i giovani danno sempre più forza al progetto, è il ventenne Manlio Moro schierato nella finale europea del quartetto senza paura. Insomma, il viaggio azzurro verso Parigi prosegue alla grandissim­a (ultima sosta in agosto, per i Mondiali di Glasgow): nel 2024 la Nazionale potrà stupirci ancora. L’ennesimo miracolo italiano, frutto di tanto lavoro e tanto talento. Che meriterebb­ero almeno un velodromo di riserva…

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