La Gazzetta dello Sport

Inter, la frenata pi Ù brutta

- Fabio Licari INVIATO A GENOVA

Per lo scudetto è distacco record: +15 E Inzaghi ha solo 3 punti su Atalanta, Roma e Milan nella corsa europea

o sono Abisso” è il titolo del campionato, altro che il film in circuito in questi giorni. L’abisso tra il Napoli in fuga e l’Inter seconda dopo lo 0-0 con la Samp. L’abisso di gioco, concretezz­a, cinismo e divertimen­to. Da ieri sera i nerazzurri sono a quindici punti, sarebbero addirittur­a a braccetto con la vituperata Juve. Non è più teorica la possibilit­à che lo scudetto sia cucito con larghissim­o anticipo sulle maglie di Osimhen e compagni. Meritatame­nte, sia chiaro.

Mamma mia Lautaro L’abisso è totale. Il Napoli s’era destreggia­to bene tra gli ostacoli disseminat­i dall’ultima in classifica, la Cremonese, prima di spazzarla via con il sorriso, correndo a testa alta. L’Inter no: s’è fatta avvolgere dalla manovra spiazzante e trasformis­ta della penultima, la Samp, piombando in un incomprens­ibile nervosismo e dando vita a una partita tanto confusa quanto veloce e, se vogliamo, divertente. Mai una pausa. Una trentina di tiri. Un mucchio di occasioni. E un finale thriller nel quale il “colpevole” è, da regola, quello che non t’aspetti. Lautaro cincischia in area, tutto solo, a un metro dalla porta, invece di sparare di punta, di piatto, in tutti i modi immaginabi­li, sprecando la più grande occasione dopo che Audero aveva deviato sulla traversa una botta di Acerbi. L’Inter avrebbe potuto vincere, almeno al conto aritmetico di pericoli. Ma il fatto che non ne abbia messo dentro uno la dice lunga sull’abisso che la separa dal Napoli. Forse non poteva chiedere di più la Samp, ma farà bene a dimenticar­e presto questo punto: perché il Verona ha preso il volo e la salvezza, cioè lo Spezia, è lontana 8 punti.

Strategia Samp Quello che può tirare su Stankovic è che la Samp ha dato segni di vita e solidità. Aveva pagato il finale con Monza e Udinese, qui ha resistito con un po’ di fortuna, ma è chiaro che ora c’è da lavorare sulla gestione degli ultimi minuti. Il cambio Gabbiadini-Murru, un attaccante (pur impiegato in fascia) con un terzino, ha inevitabil­mente abbassato il baricentro che fino a quel momento aveva mantenuto un prezioso equilibrio, cedendo il possesso all’Inter (circa il 65%) ma non disdegnand­o ripartenze improvvise. Un attaccante “da gol”, ci si passi l’espression­e, farebbe la differen

za. Le idee ci sono. Stankovic ha confuso quelle di Inzaghi, con un 3-4-1-2 che più falso non si può. Cuisance, il trequartis­ta, era il controllor­e di Calha. Djuricic, uno dei due presunti mediani, si allargava tra Dumfries e Barella, quasi punta laterale, creando problemi di posizione. Murillo era il difensore al posto di Djuricic in mediana. E Gabbiadini copriva la fascia. Trasforman­do il tutto in un 5-4-1 che all’inizio lasciava non pochi spiragli centrali, ma poi si assestava e prendeva coraggio.

Eclissi di Lu-La La vera Inter avrebbe fatto breccia. Questa è andata a sbattere a testa bassa sulla resistenza non passiva della Samp e ha anche rischiato in contropied­e. Non c’era Lu-La nel cielo nerazzurro: eclissi totale. Lukaku pesante, Lautaro lento e fuori dal gioco. Barella creava tale tensione

AFP da essere richiamato all’ordine dallo stesso Lukaku («ora basta!»), Gosens era il solito enigma. Se non fosse stato per la coppia Calha-Miki, bravi come sempre a cucire e ripartire, si sarebbe andati soltanto a strappi. Dimarco per Gosens ha subito cambiato la spinta a sinistra e moltiplica­to le incursioni, ma sembrava gli interisti facessero a gara a chi era più impreciso. Non rassicura il fatto che ancora una volta la difesa sia rimasta imbattuta: servono i gol. E se la Samp ha il problema dei finali, l’Inter deve registrars­i contro medie e piccole (Monza, Empoli, Samp, ma anche Verona e Cremonese superate a fatica): non basta vincere con Napoli, Milan e Atalanta. Chi ha detto pazza Inter?

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