La Gazzetta dello Sport

L’allievo e il m

PALLADINO SEGUE GASP IL MONZA IMBATTUTO SEMBRA SEMPRE PIÙ LA DEA DA CHAMPIONS Difensori che attaccano, esterni che spingono, posizioni intercambi­abili e aggressivi­tà: tanti i punti in comune

- Di Alex Frosio

Atalanta e Monza sono le squadre del momento. La Dea ha sbancato l’Olimpico e dopo il passo falso con il Sassuolo ha riaggancia­to alla grande la corsa-Champions tornando la macchina da gol dei tempi belli: 24 reti nelle 9 partite dopo la sosta. Il Monza nel 2023 è stato infallibil­e: è ancora imbattuto e vincendo le ultime tre trasferte tra cui quella in casa della Juventus - si è avvicinato alla zona Europa. Come? Giocando come l’Atalanta. Non l’ultimissim­a versione, perché la Dea è cambiata nell’ultimo anno e continua a farlo, ma interpreta­ndo gli stessi principi. E non è un caso: perché Raffaele Palladino è uno degli allievi di Gian Piero Gasperini. Le lezioni sono iniziate molto tempo fa. Il tecnico del Monza infatti è stato un attaccante del Gasp già nelle giovanili della Juventus a inizio carriera, poi per due stagioni in quel Genoa in cui c’erano anche Juric, il suo attuale vice Paro, Thiago Motta, Bocchetti. E ha avuto pure qualche ripetizion­e a Crotone e Genova proprio da Juric.

L’uomo in più La lezione più fruttuosa del Gasp, in realtà poco seguita da altri, riguarda l’utilizzo dei centrali difensivi. Non solo adibiti alla protezione ma anzi chiamati a un ruolo proattivo, quasi da mezzeali e incursori: le loro avanzate permettono all’Atalanta di avere un uomo in più quando attacca. Toloi è l’esempio più significat­ivo, l’eccellente e poliedrico Scalvini il prodotto più fresco. Palladino applica lo stesso metodo: è prassi vedere Izzo (scuola Juric), Marlon o Caldirola in posizioni avanzatiss­ime, per dare un contributo nella costruzion­e dei quadrilate­ri sui lati o addirittur­a in area avversaria.

Aggressivi­tà e possesso Certo, i tratti più distintivi delle squadre di Gasperini restano l’intensità e l’aggressivi­tà nella marcatura uomo su uomo. In questo senso, Juric è l’allievo più fedele: il Torino, come prima il Verona, è la più feroce nell’andare a caccia di pallone e avversari. Il Monza è meno furioso anche se i suoi difensori inseguono gli attaccanti avversari anche in zone lontanissi­me dall’area. Palladino è più vicino al Gasp nel modo di sviluppare l’attacco. E qui bisogna distinguer­e. L’Atalanta di questa stagione è un po’ diversa da quella dominante degli ultimi anni: Gasperini ha cominciato il campionato con un atteggiame­nto più “conservati­vo”. L’esplosione di Lookman e Hojlund gli ha permesso di allestire una squadra più diretta e verticale. La Dea è solo 13a per possesso palla. Il Monza, invece, è terzo, dietro Napoli e Fiorentina. A Palladino piace avere il pallone, manovrarlo, come faceva l’Atalanta con gli Ilicic, i Gomez, i Muriel. Lui lo fa con due mediani più tecnici e meno randellato­ri c con il contributo degli esterni che spingono e chiudono verso l’area: Ciurria che da destra stringe è come Maehle o Zappacosta da sinistra al centro nella Dea, Carlos Augusto è l’esterno-goleador alla Gosens.

Calcio totale

Il trait d’union definitivo è Matteo Pessina, passato dalla cattedra del Gasp al laboratori­o di Palladino. Con la stessa ispirazion­e “olandese”. Ciò che avvicina di più il Monza all’Atalanta è infatti l’interpreta­zione mobile del sistema di gioco (comunque molto simile). Lo scambio di posizioni è infatti una costante. Sia nei movimenti durante la partita sia nell’utilizzo: Pessina mediano o trequartis­ta, Ciurria esterno o trequarti, mentre l’Atalanta ha una batteria di centrocamp­isti che possono giocare più davanti o più indietro a seconda delle circostanz­e. A Roma, per esempio, Koopmeiner­s ha giocato da trequartis­ta con Ederson più indietro, Pasalic può fare lo stesso, De Roon può scalare nei tre dietro. Olandesi, non a caso: la scuola da cui si è mosso il maestro Gasp.

Le origini Il tecnico brianzolo ha giocato per Gasperini nelle giovanili della Juve e nel Genoa

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