La Gazzetta dello Sport

IL MONZA SALTA SEMPRE PIÙ IN ALTO CON TANTI ITALIANI E VEDE L’ EUROPA

- ALBERTO CERRUTI

Questa sera Adriano Galliani sarà in tribuna a San Siro a tifare Milan contro il Tottenham, come nell’andata degli ottavi in un altro martedì di 12 anni fa, sperando che gli inglesi non vincano 1-0 come allora. E poi sabato rivedrà il suo vecchio Milan in trasferta, con la differenza che quel pomeriggio tiferà contro i rossoneri, o meglio tiferà soltanto per il suo nuovo Monza che oggi occupa la parte più importante, ma non l’unica, del suo grande cuore calcistico. Come andrà a finire stasera e soprattutt­o sabato non sappiamo, ma nell’attesa sappiamo già che mentre il Milan campione d’Italia sta faticosame­nte lottando per arrivare almeno al quarto

posto, il Monza al suo primo, e quindi storico, campionato in A è la rivelazion­e del torneo. Unica formazione imbattuta nel 2023, in serie positiva da otto giornate dopo l’ultima sconfitta (1-0) sul campo della Lazio, per la serie «Chi l’avrebbe detto?», il Monza ha già battuto due volte la Juventus.

E come se non bastasse questa autentica impresa, grazie all’1-0 di domenica a Bologna, è decimo ad appena un punto dal Torino che occupa l’ultimo posto per partecipar­e alla prossima Europa, in Conference League.

Dalla basilica di San Luca a Bologna, dove ha pregato prima dell’ultima partita, alla cattedrale di San Siro dove tra l’altro osserverà i prossimi avversari, Galliani ammira il decimo posto sognato l’estate scorsa che alla fine sarebbe

come uno scudetto per il Monza, ma nemmeno la constatazi­one che quel piazzament­o è momentanea­mente raggiunto gli fa cambiare la scaramanti­ca tattica vincente, già sperimenta­ta in tempi non sospetti. Rileggere, per credere, quanto disse l’8 settembre del 2019, quando il Monza vinse a Como la terza partita consecutiv­a in Serie C cominciand­o la fuga verso la prima promozione, con i tifosi che già pensavano alla A: «Adesso siamo in C e quindi cerchiamo di andare in B». Dopo l’ultimo salto in alto in classifica, ha così lasciato la parola all’allenatore Raffaele Palladino, una delle sue numerose intuizioni vincenti, che non ha più potuto parlare soltanto di “salvezza” ammettendo per la prima volta la necessità di «alzare

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