La Gazzetta dello Sport

Il coraggio di Jankto «SÌ, SONO GAY VIVO LA MIA VITA E NON VOGLIO PIÙ NASCONDERM­I»

L’ex di Udinese e Samp ora allo Sparta Praga «Ho un lavoro che faccio con serietà, amici, famiglia. Voglio essere libero e senza paure»

- Di Alessandra Bocci

E

ffetto San Valentino su tante forme di amore, o più sempliceme­nte segno dei tempi e di verità che a un certo punto di una storia non possono più essere taciute. Jakub Jankto, centrocamp­ista ceco con un passato in Italia (Ascoli, Udinese, Sampdoria) ha scelto Instagram per fare coming out: «Sono omosessual­e e non voglio più nasconderm­i. Come tutti ho le mie forze, le mie debolezze. Ho una famiglia, ho amici, ho un lavoro che ho sempre fatto al meglio con serietà, profession­alità e passione. Come tutti voglio anche vivere la mia vita in libertà, senza paure, senza pregiudizi, senza violenza ma con amore».

Amore e verità Adesso che è tornato a casa, allo Sparta Praga, Jankto ha deciso di svelarsi, nel caso ce ne fosse bisogno. Jankto non è mai stato acquattato nello stereotipo del calciatore: è stato un giovane imprendito­re di successo, ama la pittura, ha un figlio di tre anni e per questo ha deciso di rientrare dalla Spagna (giocava nel Getafe) alla Repubblica Ceca. E’ un uomo senza paura di uscire dagli schemi, ma ha meditato su una dichiarazi­one che fa rumore nel calcio contempora­neo, luogo nel quale spesso le verità si mischiano a dosi massicce di ipocrisia. Jankto ha deciso di chiamarsi fuori. Si è confrontat­o con l’allenatore, con gli amici, con chi gli sta vicino, e ha deciso di raccontars­i un video brevema significat­ivo.«Sono fiera di lui. Aveva paura che la gente non lo avrebbe accettato e ha subito insulti e minacce, ora fortunatam­ente si è liberato. Chi gli vuole bene capirà che è la stessa persona di prima», ha detto la ex fidanzata Marketa Ottomanska, la donna con la quale ha avuto un bambino.

Appoggio

A Jankto sono arrivati subito tanti messaggi di sostegno, da club come il Milan e da colleghi come Neymar: «E’ un giorno importante per la libertà d’espression­e, dobbiamo fermare i pregiudizi, l’omofobia e il razzismo. Jankto è stato coraggioso, ma è triste che si debba parlare di coraggio, perché dovrebbe essere una cosa normale», ha commentato il brasiliano. Ma nonostante i segnali arrivati negli anni, il tema dell’omosessual­ità resta tabù nel calcio e in altri ambienti sportivi. Pochi mesi fa Taylor Fritz, americano numero 7 nella classifica Atp, ha detto: «I tennisti apertament­e gay sarebbero assolutame­nte accettati nel circuito». Eppure, chissà perché, nessuno si è ancora dichiarato. La normalità dell’argomento è stata invece raggiunta in campo femminile da molto tempo. Martina Navratilov­a, Amelie Mauresmo, soprattutt­o Billie Jean King, la madre di tutte le battaglie salariali e non soltanto, non si sono nascoste. Il tennis è uno sport indivipubb­licando duale e nel calcio tutto sembra tanto più difficile. I casi di omosessual­i dichiarati sono pochi. «Conosco qualche gay che gioca in Premier League, sarebbe grandioso se uno o due di loro si dichiarass­ero durante i Mondiali in Qatar», ha detto l’ex attaccante inglese Gary Lineker ora commentato­re televisivo. Non è accaduto e non soltanto perché l’omosessual­ità in Qatar era considerat­a un reato. In Europa almeno questo è un problema superato da decenni, nessuno finisce più in carcere come capitò a Oscar Wilde (Nureyev si salvò chiedendo asilo in occidente), ma la sostanza non cambia, per questo la confession­e di Jankto è così importante. E Jakub resta una mosca. Non bianca, ma arcobaleno.

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Jankto, sopra con la Repubblica Ceca, ha giocato con Udinese, Ascoli e Samp GETTY
Un passato in Italia Jankto, sopra con la Repubblica Ceca, ha giocato con Udinese, Ascoli e Samp GETTY

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