Il coraggio di Jankto «SÌ, SONO GAY VIVO LA MIA VITA E NON VOGLIO PIÙ NASCONDERMI»
L’ex di Udinese e Samp ora allo Sparta Praga «Ho un lavoro che faccio con serietà, amici, famiglia. Voglio essere libero e senza paure»
E
ffetto San Valentino su tante forme di amore, o più semplicemente segno dei tempi e di verità che a un certo punto di una storia non possono più essere taciute. Jakub Jankto, centrocampista ceco con un passato in Italia (Ascoli, Udinese, Sampdoria) ha scelto Instagram per fare coming out: «Sono omosessuale e non voglio più nascondermi. Come tutti ho le mie forze, le mie debolezze. Ho una famiglia, ho amici, ho un lavoro che ho sempre fatto al meglio con serietà, professionalità e passione. Come tutti voglio anche vivere la mia vita in libertà, senza paure, senza pregiudizi, senza violenza ma con amore».
Amore e verità Adesso che è tornato a casa, allo Sparta Praga, Jankto ha deciso di svelarsi, nel caso ce ne fosse bisogno. Jankto non è mai stato acquattato nello stereotipo del calciatore: è stato un giovane imprenditore di successo, ama la pittura, ha un figlio di tre anni e per questo ha deciso di rientrare dalla Spagna (giocava nel Getafe) alla Repubblica Ceca. E’ un uomo senza paura di uscire dagli schemi, ma ha meditato su una dichiarazione che fa rumore nel calcio contemporaneo, luogo nel quale spesso le verità si mischiano a dosi massicce di ipocrisia. Jankto ha deciso di chiamarsi fuori. Si è confrontato con l’allenatore, con gli amici, con chi gli sta vicino, e ha deciso di raccontarsi un video brevema significativo.«Sono fiera di lui. Aveva paura che la gente non lo avrebbe accettato e ha subito insulti e minacce, ora fortunatamente si è liberato. Chi gli vuole bene capirà che è la stessa persona di prima», ha detto la ex fidanzata Marketa Ottomanska, la donna con la quale ha avuto un bambino.
Appoggio
A Jankto sono arrivati subito tanti messaggi di sostegno, da club come il Milan e da colleghi come Neymar: «E’ un giorno importante per la libertà d’espressione, dobbiamo fermare i pregiudizi, l’omofobia e il razzismo. Jankto è stato coraggioso, ma è triste che si debba parlare di coraggio, perché dovrebbe essere una cosa normale», ha commentato il brasiliano. Ma nonostante i segnali arrivati negli anni, il tema dell’omosessualità resta tabù nel calcio e in altri ambienti sportivi. Pochi mesi fa Taylor Fritz, americano numero 7 nella classifica Atp, ha detto: «I tennisti apertamente gay sarebbero assolutamente accettati nel circuito». Eppure, chissà perché, nessuno si è ancora dichiarato. La normalità dell’argomento è stata invece raggiunta in campo femminile da molto tempo. Martina Navratilova, Amelie Mauresmo, soprattutto Billie Jean King, la madre di tutte le battaglie salariali e non soltanto, non si sono nascoste. Il tennis è uno sport indivipubblicando duale e nel calcio tutto sembra tanto più difficile. I casi di omosessuali dichiarati sono pochi. «Conosco qualche gay che gioca in Premier League, sarebbe grandioso se uno o due di loro si dichiarassero durante i Mondiali in Qatar», ha detto l’ex attaccante inglese Gary Lineker ora commentatore televisivo. Non è accaduto e non soltanto perché l’omosessualità in Qatar era considerata un reato. In Europa almeno questo è un problema superato da decenni, nessuno finisce più in carcere come capitò a Oscar Wilde (Nureyev si salvò chiedendo asilo in occidente), ma la sostanza non cambia, per questo la confessione di Jankto è così importante. E Jakub resta una mosca. Non bianca, ma arcobaleno.