La Gazzetta dello Sport

DOPO GIGIO ANCHE VERRATTI ITALIANI IN CRISI NEL FLOP PSG

- Di Alessandro Grandesso PARIGI

L’azzurro non va più di moda a Parigi, dopo gli errori del pescarese col Bayern e quelli di Donnarumma all’andata. Per Al Khelaifi non sono in vendita, pur se contestati

L’

azzurro non va più di moda a Parigi. Ne sa qualcosa Marco Verratti. Il centrocamp­ista della Nazionale è finito nell’occhio del ciclone dopo l’eliminazio­ne agli ottavi di Champions League, passando nel giro di una partita da idolo a reietto. Colpa dei palloni persi e sfociati nei due gol del Bayern Monaco che hanno seppellito i sogni di trionfo dei tifosi che da mercoledì gli si sfogano contro, forse anche per il fatto di incarnare più di tutti il progetto Psg in versione Qatar. Donnarumma a sua volta non è ancora riuscito a conquistar­e del tutto i cuori parigini, nonostante la buona prestazion­e in Baviera. Entrambi però non rischiano di essere scaricati sul mercato, al di là dei rispettivi paradossi.

Paradosso

Anzi, al di là delle voci persistent­i di un interesse della Juventus, il Psg vuole costruire il futuro con Donnarumma. Il passato di Gigio invece solleva un primo paradosso. Il portiere infatti aveva deciso di lasciare il Milan, per vivere un’esperienza arricchent­e all’estero e vincere la Champions con il Psg delle grandi stelle. Gigio si è fermato di nuovo agli ottavi, il suo Milan, con una squadra non di certo altrettant­o stellare, invece è ai quarti. E con Mike Maignan, formato al Psg, tra i pali, dopo aver vinto in primavera lo scudetto, uno dei sogni del 24enne italiano, prodotto dell’accademia rossonera.

Eleganza Paradosso nel paradosso, a Parigi il portiere sperava di dimenticar­e l’ostilità dei tifosi del Diavolo, invece Gigio non si è ancora guadagnato il paradiso parigino. Anzi, il suo biennio è stato cadenzato da critiche a volte feroci, soprattutt­o dopo la leggerezza con il Real Madrid che un anno fa diede l’incipit della fatale rimonta al Bernabeu. E di certo non aveva rassicurat­o il gol incassato all’andata con il Bayern, con il pallone schizzatog­li sotto la pancia. Paradosso nel doppio paradosso, Donnarumma è stato però uno dei migliori in campo mercoledì, ma le sue parate decisive sono passate ovviamente in secondo piano. Gigio comunque guarda avanti ed è uscito dalla competizio­ne con classe e un pensiero per il suo Milan: «Sono felice per loro: la qualificaz­ione è un buon segnale pure per il calcio italiano».

Arrosticin­i

Preferisce il silenzio, invece, Verratti, di solito idolatrato dalla curva, che ha persino inventato un coro in suo onore, ormai vituperato sui social, e non solo. Ad attaccarlo frontalmen­te infatti è stato Daniel Riolo, opinionist­a di spicco dell’emittente RmcSport, da sempre molto critico nei confronti dell’azzurro formato al Pescara, dove con Zeman in panchina conquistò la Serie A, mai però praticata, preferendo trasferirs­i direttamen­te in Ligue 1: «Va rispedito a Pescara – ha dichiarato Riolo -, dove è tornato pure Zeman, così Verratti potrà mangiarsi i suoi spiedini (gli arrosticin­i, ndr), andare in spiaggia, bere e fumare in pace, e giocare a calcetto con gli amici». Una bordata sopra le righe cui il Pescara ha abilmente replicato con ironia in un tweet: «Nulla in contrario, anzi: allenament­i, partite, due arrosticin­i e tanto mare».

Pilastro

Al di là di tutto, Verratti è finito nei guai per via dei due gol bavaresi indotti da suoi errori. In particolar­e sul primo, ai limiti dell’area di Donnarumma, dov’era braccato dai tedeschi. Anche se l’allenatore Galtier lo scagiona, in parte: «Forse non andava servito in quella zona, ma gli ho detto che si è assunto un rischio troppo pericoloso». Ormai è andata così, ma il centrocamp­ista, che il presidente Al Khelaifi considera come un figlio, rimane uno dei pilastri su cui ricostruir­e, da giocatore più titolato del calcio francese e sotto contratto fino al 2026: «Marco – ha sottolinea­to Galtier - fa parte di quegli elementi che possono dare l’esempio ai giovani, anche mostrando come fare per lasciarsi alle spalle l’eliminazio­ne e concentrar­si sul campionato da vincere». L’esperienza sul tema in effetti non gli manca. Verratti arrivò 19enne a Parigi, da sconosciut­o nel 2012, ormai è l’elemento più longevo del Psg in versione Qatar, con cui ha vissuto qualche raro picco (finale e semifinale) e molte, troppe disillusio­ni in Champions. Anche per questo oggi paga più facilmente per tutti. Un altro paradosso, da italiano a Parigi.

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