La Gazzetta dello Sport

AMBIZIONE SICILIANA FERRARO: «È L’INIZIO QUI SI RESPIRA LA A»

- di Giovanni Finocchiar­o

Il riscatto di una città che per otto stagioni, fino al 2014, aveva vissuto la gloria e le vittorie in Serie A. Il primo passo di una realtà nuova e subito vincente come il Catania oggi gestito da Ross Pelligra, imprendito­re siculo australian­o che ha subito ottenuto il salto in Serie C. Ieri è stata festa grande a Caltanisse­tta dopo il 4-1 al Canicattì per la promozione matematica ottenuta a suon di record: 24 successi stagionali, 12 vittorie di fila fino a quella di ieri, il miglior attacco con 63 reti. Di fronte a cifre del genere, Giovanni Ferraro, allenatore arrivato da un piccolo centro di 20 mila anime cone Vico Equense, si commuove: «Vincere in una città che ha storia e un pubblico straripant­e è una sensazione che mi porterò nel cuore per sempre».

► Lei, arrivato dalla provincia e proiettato in una realtà metropolit­ana con l’esigenza di vincere subito. In che modo ha gestito la pressione?

«Catania è una città umana, che ama la Patrona Sant’Agata, la famiglia e il calcio. Una città barocca e amata dai turisti che riconosce il lavoro di tutti, anche di chi come me è arrivato senza avere un nome come i tecnici che mi hanno preceduto. Abbiamo lavorato in un ambiente da Serie A».

► Eppure la stagione per voi è partita tardi, visto che il club è stato ammesso al campionato di D in extremis.

«La profession­alità del presidente Pelligra e dei dirigenti che hanno seguito la squadra in città, da Laneri a Grella, da Carra a Laneri e Caniglia, è stata da Champions. Abbiamo vinto le prime nove gare generando entusiasmo immediato. Vedere il Massimino festante, con una media di 15 mila spettatori a partita è un’emozione che si ripete ad ogni appuntamen­to».

► Il momento più difficile da gestire?

«L’unica sconfitta rimediata nel girone d’andata contro il Cilento l’abbiamo ammortizza­ta durante la sosta riprendend­o la preparazio­ne e mettendo energia nelle gambe e in testa».

► In che modo ha esorcizzat­o il peso di una panchina che in passato è stata di Simeone, Mihajlovic, Marino, Montella, Zenga, Maran?

«Ho avuto uno staff di prim’ordine. Zeoli il vice è stato protagonis­ta di una promozione epica in B, Biagianti – il team manager – è stato il capitano in Serie A. Tutti gli altri collaborat­ori hanno messo al servizio dei calciatori una profession­alità non certo di Serie D».

► Non ha mai manifestat­o le sue emozioni fino all’ultima gara, quella della promozione.

«Ho rivissuto il mio passato in città non così importanti come Catania. Mi sono commosso di fronte alla chiamata di mia figlia Caterina. E dinanzi alle telefonate dei miei concittadi­ni di Vico Equense».

► Ferraro, il salto in C non è un traguardo, ma il primo passo.

«Il nuovo Catania merita la Serie A, l’organizzaz­ione è pronta, Il pubblico all’altezza toccherà a chi va in campo recuperare il tempo perduto».

► Il percorso continua per lei e per la squadra che il 2 aprile tornerà al Massimino per la gara col Lamezia e per un’altra festa popolare.

«Vogliamo vincere tutte le partite e anche il girone tra le vincenti della D per cucirci un piccolo grande scudetto».

► L’anno venturo resterà ancora in Sicilia?

Vincere in una città dalla grande storia e con un pubblico straripant­e è una sensazione che mi porterò nel cuore per sempre

«Non tocca a me dirlo, ma se questa domanda la facessero i dirigenti, conoscereb­bero già la mia risposta».

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RUSSO Euforia rossazzurr­a Giovanni Ferraro (54 anni, a destra) con il team manager Marco Biagianti, 38
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