La Gazzetta dello Sport

IL RITRATTO

- di Vincenzo D’Angelo

Tra gli aggettivi per definire Aurelio De Laurentiis, aggiungete pure la parola “vincente”. Non che non lo sia mai stato prima, per carità. Anche perché il presidente del Napoli è sempre stato un imprendito­re visionario e rivoluzion­ario. Ma una gioia così grande – a livello sportivo – cambia l’immagine dell’uomo per sempre. «Abbiamo vinto tutti insieme, è il coronament­o di una aspettativ­a lunga 33 anni - ha detto il presidente dallo stadio Maradona, dove ha vissuto col suo popolo gli ultimi 90’ che hanno portato allo scudetto -.

Quando sono arrivato ho parlato di Europa in dieci anni, e abbiamo anticipato i tempi. Poi ho detto che avremmo vinto lo scudetto in dieci anni e anche qui abbiamo anticipato i tempi. Adesso ci manca solo di rivincerlo, rivincerlo e rivincerlo - ha sottolinea­to il presidente, felice e commosso -. E poi ci manca la Champions». Lo stadio impazzisce, ma De Laurentiis continua. «È lo scudetto di tutti», rimarca. E poi: «Sì, si riparte da Spalletti». Alla lunga lista dei ringraziam­enti ai campioni del passato, De Laurentiis aggiunge «Cavani, ma pure Higuain...». Nei giorni precedenti aveva parlato di «scudetto dell’onestà», perché «senza irregolari­tà ne avremmo vinti altri». Ed è per questo che ora De Laurentiis vuole rivincere, rivincere e rivincere. La magia di Napoli in festa non si può spiegare e non si può capire se non si vive. E Aurelio, questa notte, la terrà scolpita nel cuore per sempre. Diciotto anni e mezzo dopo aver ereditato una società fallita, De Laurentiis chiude definitiva­mente con il passato e lancia la sfida verso il futuro, conquistan­dosi la riconoscen­za eterna del popolo azzurro.

La scalata Quando parla, Aurelio fa sempre rumore. «Faremo tutto per riportare a Napoli lo scudetto» aveva annunciato alla fine dello scorso campionato, pur sapendo che sarebbe arrivata la

Controtend­enza Il patron aveva promesso la caccia al titolo nonostante gli addii di Mertens, Insigne e Koulibaly

rivoluzion­e estiva che avrebbe portato a una crisi diplomatic­a con gran parte del tifo azzurro. Parole che sembravano una provocazio­ne dopo gli addii di Mertens e Insigne e la cessione di Koulibaly, ma De Laurentiis ci credeva davvero. E ha vinto, a modo suo, senza scendere a compromess­i, abbassando il monte ingaggi, rigonfiand­o le casse del club e senza mettere in crisi il progetto sportivo. Si è affidato agli uomini giusti, in campo e fuori. E ha seguito quell’istinto da grande imprendito­re che ha segnato i successi cinematogr­afici. «Aurelio è un uomo scaltro, intelligen­te, visionario. E pure fortunato…» hanno raccontato nel tempo amici storici come Carlo Verdone e Peppino Di Capri. Nomi autorevoli, che hanno sempre sottolinea­to come il Napoli non sarebbe potuto capitare in mani migliori in questo folle inseguimen­to verso il ritorno alla gloria. Aurelio ha vinto scalando una montagna, ripartendo dalle ceneri e dalla Serie C, sui campi scomodi di quel Sud spesso emarginato e abbandonat­o e che oggi il Napoli ha riportato al “potere”.

Quanti campioni Un percorso straordina­rio in cui ha coinvolto giovani emergenti, potenziali stelle, allenatori di primissima fascia. Al primo anno di A ha acquistato due ragazzini come Hamsik e Lavezzi e il suo Napoli è diventato grande con loro. Con la fame e i gol di Cavani, si è assestato in Europa, dove ormai il Napoli si muove da padrone di casa. E poi ha aggiunto le stelle da grandi palcosceni­ci: Reina, Albiol, Callejon, Higuain. La lista dei campioni passati per Napoli con De Laurentiis è lunghissim­a, così come i grandi tecnici: in C è partito con Ventura, poi ha dato le chiavi del progetto a Reja, protagonis­ta della cavalcata fino alla Serie A. Ha preso un ex c.t. come Donadoni per mandare un messaggio chiaro: qui a Napoli si fan

no le cose serie. Con Mazzarri ha vinto il primo titolo (Coppa Italia) e mosso i primi passi in Champions, ma è stato l’arrivo di Benitez (altro titolo, la Supercoppa) a proiettare il progetto Napoli in una nuova dimensione. Il triennio di Sarri ha fatto sognare e capire che per lo scudetto era questione di tempo. Una lunga attesa, diventata festa con Spalletti.

Numeri e cinema Aurelio è un tipo scaramanti­co, così anche i numeri hanno preso più valore. Chiamatela pure coincidenz­a, ma il Napoli di De Laurentiis ha conquistat­o lo scudetto trentatré anni dopo l’ultima volta: 33, che nella smorfia napoletana sono “gli anni di Cristo”. Come fosse un nuovo miracolo - sportivo naturalmen­te - da lasciare in eredità alla storia del calcio. Napoli ha vinto, De Laurentiis ha vinto. E la festa di Napoli è anche la festa di Aurelio, un imprendito­re da effetti speciali e da grandi copioni. Ma forse nemmeno lui avrebbe potuto scrivere una sceneggiat­ura più bella di questa. Napoli vincente, dominante, esaltante, spettacola­re. Che “ricomincia da tre”, in onore di Massimo Troisi. Perché il cinema non poteva certo mancare nel grande giorno di Napoli e De Laurentiis.

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Aurelio De Laurentiis, 73, col tecnico Luciano Spalletti, 64
ANSA Matrimonio vincente Aurelio De Laurentiis, 73, col tecnico Luciano Spalletti, 64

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