Architetto Giuntoli Dal miracolo Carpi al tetto d’Italia
Mago del mercato L’arrivo di Osimhen primo passo per il progetto tricolore Kvara e Kim i colpi della rivoluzione
Strategie Disciplina, talento e mentalità le chiavi del suo successo Micheli e Mantovani preziosi “assistenti”
Dicono che quando arrivò la prima chiamata con la convocazione a Roma, Cristiano Giuntoli era convinto si trattasse di una possibilità per vendere una sua promessa del Carpi. Soltanto dopo capì l’essenza di quella telefonata: «Stiamo cercando il nuovo direttore sportivo per il Napoli». Appuntamento alla FilmAuro, negli uffici del presidente Aurelio De Laurentiis e alla presenza dell’a.d. Andrea Chiavelli. Eccolo il treno che Cristiano aspettava da una vita, l’occasione per portare il suo lavoro e la sua passione sui massimi livelli, con un progetto di respiro internazionale. Il Napoli era affascinato dalla storia di Giuntoli, artefice del miracolo Carpi, portato in pochi anni dalla D alla A, vincendo un campionato di B con un budget stipendi dell’intera rosa da 2,5 milioni lordi. Un capolavoro sportivo, un biglietto da visita da mostrare con orgoglio. Giuntoli all’incontro con il Napoli arrivò preparatissimo e convinto di potersi giocare le sue carte. Che furono vincenti: una conoscenza calcistica a 360 gradi, ovvio, ma soprattutto una capacità manageriale fuori dal comune. È cominciata così l’avventura azzurra di Giuntoli, nell’estate 2015. Otto anni dopo, è lui l’architetto del Napoli campione d’Italia: un rivoluzionario venuto dal nulla, che ha fatto la gavetta e ora si è preso riconoscimenti e scudetto.
Rivoluzione A Napoli, Giuntoli ha saputo alzare sempre l’asticella, mantenendo in ordine i conti del club e ottenendo ogni anno un biglietto per l’Europa. Sei edizioni di Champions e due di Europa League, con lui al timone, non sono un caso ma il frutto di un lavoro scrupoloso. Giuntoli assalta il mercato con la tempistica dei fuoriclasse: si muove prima, nell’ombra, per anticipare la concorrenza, evitare aste e strappare il prezzo migliore. È andata così anche la scorsa estate, in barba a chi pensava a un nuovo anno zero del calcio a Napoli. Via Insigne, Mertens, Fabian Ruiz e Koulibaly e niente rinnovo anche per Ospina: il Napoli ha salutato cinque campioni che avevano scritto la storia recente del club, abbassando di netto il monte ingaggi, ma senza perdere ambizione e competitività. Così, mentre il resto del mondo azzurro si lamentava, Giuntoli ha cominciato a godersi la sua creatura, convinto di avere messo nelle mani di Spalletti gli uomini giusti per l’assalto allo scudetto.
Facce nuove Kvaratskhelia è il volto della campagna acquisti vincente: il Napoli era sul georgiano da qualche anno, ma la richiesta del Rubin Kazan era sempre stata fuori portata. Il d.s. azzurro non ha perso fiducia, ha saputo aspettare il momento giusto e sfruttare anche le conseguenze sportive della guerra. E alla fine, quando Kvara ha lasciato la Russia ed è tornato in patria alla Dinamo Batumi, ha sferrato l’attacco decisivo, chiudendo l’affare per 10 milioni e con un ingaggio irrisorio visto il potenziale da fuoriclasse. Un colpo da Oscar per restare in tema di cinema tanto caro al presidente De Laurentiis, ma non l’unico. Perché nell’estate della rivoluzione sono arrivati anche Raspadori e Simeone, oltre a Ndombele e Kim Min Jae, altro semisconosciuto ai più capace di fare la differenza e di non far rimpiangere l’addio di un totem come Koulibaly.
Lo scouting Da quando è a Napoli, Giuntoli è stato capace di garantire alle casse del club oltre 400 milioni di introiti dalle cessioni, mantenendo la squadra ai vertici. Disciplina, talento e mentalità: sono questi gli elementi imprescindibile per essere da Napoli. E il lavoro di scouting diventa fondamentale. Ecco perché lo scudetto del Napoli è stato un eccezionale lavoro di squadra. Dietro a Giuntoli c’è un team sempre in movimento, a partire dal suo vice Pompilio, braccio destro fidato. Ma sono Maurizio Micheli e Leonardo Mantovani gli uomini ombra che aiutano a fare la differenza. Due d.s. aggiunti, che lavorano dietro le quinte per portare sulla scrivania di Giuntoli i profili perfetti per ogni necessità. Poi la scelta spetta al d.s., che accetta il rischio e ci mette la faccia. Con questa sinergia il Napoli è arrivato a prendere (tra gli altri) Osimhen, il primo pezzo del mosaico per l’assalto allo scudetto. Tre anni dopo, è festa per tutti.