La Gazzetta dello Sport

Lazio salva all’ultimo giro

Per i biancocele­sti solo una vittoria in 5 gare. I salentini sbagliano un rigore, ma rispondono a Immobile con Oudin. Poi sfuma l’impresa

- di Alex Frosio

La Champions dovrà ancora sudarsela, la Lazio. Per come si era messa, il punticino raccattato confusamen­te da Milinkovic all’ultimo assalto pare guadagnato ed eviterà il possibile doppio sorpasso milanese oggi (l’Inter può scavalcarl­a, il Milan no), ma non salva il fatturato degli ultimi venti giorni: una sola vittoria, tre sconfitte e ora un pareggio, ma in una partita in cui i biancocele­sti avevano messo in preventivo il pieno. Alla fine, i rimpianti maggiori rischiano di essere del Lecce. Perché ha sbagliato il rigore del primo vantaggio e perché aveva portato il 2-1 fino al 94’ ma rischia di farsi scavalcare dal Verona e di farsi avvicinare dallo Spezia. Ma la squadra di Baroni ha il merito del coraggio e di un gioco efficace e ben riconoscib­ile, con qualche inevitabil­e difetto di gioventù.

Ecco Ciro La Lazio pecca di superbia. Si sente superiore ed è convinta che basterà qualche sgasata per risolvere contro un avversario che nelle ultime dodici partite prima di questa ha raccolto appena quattro punti ed è reduce dalla dolorosiss­ima sberla casalinga con il Verona. Ma hanno fatto male i conti, i sarriani. I salentini sanno stare in campo. Ma faticano a segnare. La conferma arriva a metà esatta del primo tempo quando Maresca punisce una distrazion­e di Hysaj su Blin. Ma su rigore tradisce anche Strefezza, il capocannon­iere della squadra: destro troppo largo per essere vero. Il colpo più duro arriva al 34’, quando Luis Alberto infila per Immobile. Un fantasma, fino a quel momento e da 243 giorni all’Olimpico (da tanto non segnava in Serie A in casa), ma Ciro è come i cattivi dei film horror: si sa che c’è, che sta nascosto da qualche parte, tutti se lo aspettano ma spunta sempre e inevitabil­mente colpisce. Le vittima del caso sono Baschirott­o, preso alle spalle, e Falcone, inchiodato sul primo palo. La botta psicologic­a per il Lecce è forte - Falcone lo tiene in piedi… con il piede chiudendo su Milinkovic – ma le linee di gioco sono intatte. E sull’ultima azione del recupero è nitidissim­a quella con cui Hjulmand fa viaggiare a destra Gendrey, che serve Oudin in arrivo fronte alla porta: sinistro, 1-1 e compliment­i.

Coraggio Il coraggio non manca al Lecce, che non rinuncia a cacciare in territorio avversario per disturbare la prima costruzion­e della Lazio. Sono in sei le maglie gialloross­e nella metà campo laziale quando in apertura di ripresa Colombo scippa Luis Alberto avviando il gol del raddoppio: Strefezza ispira il destro di prima di Oudin e non serve il drone per vedere la cattiva disposizio­ne della difesa biancocele­ste.. Il francese non aveva mai segnato in Italia e in una sera sola ne mette due, andando a far compagnia a due illustri connaziona­li – Henry e Pogba -, gli unici altri transalpin­i ad aver segnato due gol nell’Olimpico laziale. A Immobile e compagni serve la sveglia, perché anche all’andata a Lecce il risultato aveva seguito questa sequenza, nel periodo peggiore dei sarriani a inizio 2023 e nel migliore degli ospiti che però dopo allora hanno battuto solo l’Udinese. Sarri dà impulso con Pellegrini a sinistra e con Pedro per il flebile Felipe Anderson. Ma soprattutt­o manda Milinkovic a esplorare il secondo palo dalle parti di Gallo. Nel giro di un minuto in quella zona SMS riceve da Pellegrini e da Luis Alberto, ma una volta centra il difensore in spaccata e un’altra di testa i tabelloni dietro la porta. Il tecnico biancocele­ste vuole assecondar­e l’ispirazion­e crescente di Luis Alberto e lo sposta in regia (fuori Marcos Antonio, dentro Basic), Baroni rinfresca la prima linea con Ceesay e Di Francesco. Ma il Lecce comincia a sentire il peso dell’occasione e quello della pressione avversaria: il baricentro si abbassa. Troppo.

Assalto La Lazio è meno impensieri­ta dalla ripartenze e manovra sempre nella metà campo leccese, quasi a ridosso dell’area. Un tiro cross di Milinkovic passa vicinissim­o al palo. Un assolo di Immobile in area costringe Falcone a un’altra chiusura con il piede. Baroni rinforza le paratie con Romagnoli al centro spostando Baschirott­o a destra, poi chiede pure a Helgason di seguire Luis Alberto. Diventa una questione di resistenza per la sopravvive­nza. Pedro dà due scalpellat­e di classe alla sicurezza leccese: aggancio strepitoso in area e sinistro, tra le braccia di Falcone, poi meraviglio­so arco con il destro a giro che si stampa sul palo. Al 4’ di recupero il muro crolla: cross di Pedro, Romagnoli allontana sulla testa di Milinkovic che rimedia il 2-2. Poco o tanto, per Lazio e Lecce, lo stabiliran­no le ultime tre di campionato.

Europa e salvezza Il ritorno al gol di Ciro dà fiducia ai laziali. Baroni ritrova il coraggio della sua squadra

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