Lazio salva all’ultimo giro
Per i biancocelesti solo una vittoria in 5 gare. I salentini sbagliano un rigore, ma rispondono a Immobile con Oudin. Poi sfuma l’impresa
La Champions dovrà ancora sudarsela, la Lazio. Per come si era messa, il punticino raccattato confusamente da Milinkovic all’ultimo assalto pare guadagnato ed eviterà il possibile doppio sorpasso milanese oggi (l’Inter può scavalcarla, il Milan no), ma non salva il fatturato degli ultimi venti giorni: una sola vittoria, tre sconfitte e ora un pareggio, ma in una partita in cui i biancocelesti avevano messo in preventivo il pieno. Alla fine, i rimpianti maggiori rischiano di essere del Lecce. Perché ha sbagliato il rigore del primo vantaggio e perché aveva portato il 2-1 fino al 94’ ma rischia di farsi scavalcare dal Verona e di farsi avvicinare dallo Spezia. Ma la squadra di Baroni ha il merito del coraggio e di un gioco efficace e ben riconoscibile, con qualche inevitabile difetto di gioventù.
Ecco Ciro La Lazio pecca di superbia. Si sente superiore ed è convinta che basterà qualche sgasata per risolvere contro un avversario che nelle ultime dodici partite prima di questa ha raccolto appena quattro punti ed è reduce dalla dolorosissima sberla casalinga con il Verona. Ma hanno fatto male i conti, i sarriani. I salentini sanno stare in campo. Ma faticano a segnare. La conferma arriva a metà esatta del primo tempo quando Maresca punisce una distrazione di Hysaj su Blin. Ma su rigore tradisce anche Strefezza, il capocannoniere della squadra: destro troppo largo per essere vero. Il colpo più duro arriva al 34’, quando Luis Alberto infila per Immobile. Un fantasma, fino a quel momento e da 243 giorni all’Olimpico (da tanto non segnava in Serie A in casa), ma Ciro è come i cattivi dei film horror: si sa che c’è, che sta nascosto da qualche parte, tutti se lo aspettano ma spunta sempre e inevitabilmente colpisce. Le vittima del caso sono Baschirotto, preso alle spalle, e Falcone, inchiodato sul primo palo. La botta psicologica per il Lecce è forte - Falcone lo tiene in piedi… con il piede chiudendo su Milinkovic – ma le linee di gioco sono intatte. E sull’ultima azione del recupero è nitidissima quella con cui Hjulmand fa viaggiare a destra Gendrey, che serve Oudin in arrivo fronte alla porta: sinistro, 1-1 e complimenti.
Coraggio Il coraggio non manca al Lecce, che non rinuncia a cacciare in territorio avversario per disturbare la prima costruzione della Lazio. Sono in sei le maglie giallorosse nella metà campo laziale quando in apertura di ripresa Colombo scippa Luis Alberto avviando il gol del raddoppio: Strefezza ispira il destro di prima di Oudin e non serve il drone per vedere la cattiva disposizione della difesa biancoceleste.. Il francese non aveva mai segnato in Italia e in una sera sola ne mette due, andando a far compagnia a due illustri connazionali – Henry e Pogba -, gli unici altri transalpini ad aver segnato due gol nell’Olimpico laziale. A Immobile e compagni serve la sveglia, perché anche all’andata a Lecce il risultato aveva seguito questa sequenza, nel periodo peggiore dei sarriani a inizio 2023 e nel migliore degli ospiti che però dopo allora hanno battuto solo l’Udinese. Sarri dà impulso con Pellegrini a sinistra e con Pedro per il flebile Felipe Anderson. Ma soprattutto manda Milinkovic a esplorare il secondo palo dalle parti di Gallo. Nel giro di un minuto in quella zona SMS riceve da Pellegrini e da Luis Alberto, ma una volta centra il difensore in spaccata e un’altra di testa i tabelloni dietro la porta. Il tecnico biancoceleste vuole assecondare l’ispirazione crescente di Luis Alberto e lo sposta in regia (fuori Marcos Antonio, dentro Basic), Baroni rinfresca la prima linea con Ceesay e Di Francesco. Ma il Lecce comincia a sentire il peso dell’occasione e quello della pressione avversaria: il baricentro si abbassa. Troppo.
Assalto La Lazio è meno impensierita dalla ripartenze e manovra sempre nella metà campo leccese, quasi a ridosso dell’area. Un tiro cross di Milinkovic passa vicinissimo al palo. Un assolo di Immobile in area costringe Falcone a un’altra chiusura con il piede. Baroni rinforza le paratie con Romagnoli al centro spostando Baschirotto a destra, poi chiede pure a Helgason di seguire Luis Alberto. Diventa una questione di resistenza per la sopravvivenza. Pedro dà due scalpellate di classe alla sicurezza leccese: aggancio strepitoso in area e sinistro, tra le braccia di Falcone, poi meraviglioso arco con il destro a giro che si stampa sul palo. Al 4’ di recupero il muro crolla: cross di Pedro, Romagnoli allontana sulla testa di Milinkovic che rimedia il 2-2. Poco o tanto, per Lazio e Lecce, lo stabiliranno le ultime tre di campionato.
Europa e salvezza Il ritorno al gol di Ciro dà fiducia ai laziali. Baroni ritrova il coraggio della sua squadra