L’INTER ANTI-CITY DZEKO O LUKAKU IL GRANDE REBUS MICKI INSIDIA BROZO
Contro Pep Romelu potrebbe incidere di più negli spazi. E se l’armeno ritorna al top, rischia il croato. A sinistra è avanti Dimarco
Meno dieci giorni al City e Simone Inzaghi già sfoglia la margherita. Si giocasse domani, il dubbio sarebbe solo uno e pure di difficile risoluzione. Perché bisogna pure pensare a come limitare la forza altrui, senza snaturarsi. L’Inter d’Europa ricorda le formazioni dello scorso millennio, quelle che tutti i tifosi sapevano recitare a memoria come una preghiera, come un atto di fede. E allora sarebbe Edin Dzeko la punta da affiancare all’intoccabile Lautaro Martinez. Il bosniaco è il grande ex della sfida, col City ha giocato cinque stagioni, realizzato 72 reti in 189 presenze e vinto: due Premier, una Coppa d’Inghilterra, una Coppa di Lega, un Community Shield. Ma in Europa, quel City, faticava a imporsi. Oggi è un’altra storia, anche se la bacheca internazionale è rimasta invariata in questi anni e la finale persa col Chelsea non fa statistica. Anzi, paradossalmente aiuta l’Inter ad avere più «fiducia» (parola molto usata ultimamente nel mondo nerazzurro). Lo squadrone di Guardiola ha già perso una finale, non è imbattibile ed evidentemente non è ancora immune alle pressioni da prima volta. Ed è anche su questo aspetto psicologico che Inzaghi cercherà di fare leva. Poi servirà una super prova di campo ed è per questo che la scelta della coppia d’attacco potrebbe incidere pesantemente pure sullo schema partita.
Chi con Lautaro? Dzeko è un sarto, cuce i reparti, inventa giocate, sa tenere palla alta e far rifiatare la squadra. Non a caso, nelle notti da dentro o fuori, il numero 9 nerazzurro ha sempre giocato titolare. Ma stavolta è diverso, stavolta c’è un Lukaku che scalpita e che, con i fatti, sta dimostrando di meritare una maglia per la notte di Istanbul: da aprile in poi, l’Inter ha ritrovato il trascinatore dominante dell’era Conte e con la Lu-La piena – e in queste condizioni psicofisiche – nulla appare impossibile. Romelu permetterebbe all’Inter di schiacciarsi di più, mantenere un baricentro più basso e poi andare velocemente a ribaltare l’azione negli spazi che il City può concedere. Niente uscita dal basso palla al piede, il pallone dovrà viaggiare rapidamente anche alle spalle della difesa, magari partendo da Onana, per scatenare le ruote motrici di Lukaku. Facile a dirsi, meno probabilmente a realizzarsi. Ma insomma, è un’arma che può far male e questo Inzaghi lo sa: usarla a gara in corso, magari sfruttando la stanchezza degli avversari, oppure dall’inizio, per mettere a freno il probabile arrembaggio City? È questo oggi il più grande dilemma che affolla la mente di Inzaghi.
In mezzo e a sinistra Gli altri dubbi? Due: uno a centrocampo, con Mkhitaryan che insidia Brozovic, e l’altro in fascia a sinistra, dove Dimarco è ovviamente strafavorito su Gosens. Per assurdo, però, Inzaghi potrebbe anche valutare di “invertire” la staffetta, col tedesco dall’inizio e l’azzurro a gara in corsa. Impossibile? Forse, ma avrebbe un senso in caso di “gara lunga” e immaginando che potrebbero non essere sufficienti 120’ per alzare la Coppa: la freschezza di Dimarco e la sua abilità sui calci piazzati (e quindi anche sui rigori) potrebbe quindi servire anche di più in coda al match. Anche qui, come per l’attacco, la decisione finale su questi due ballottaggi potrebbe raccontare in anticipo quale sarà il piano partita scelto da Inzaghi e il suo staff. Ma prima di tutto ci sarà da capire le reali condizioni di Mkhitaryan, che in questi giorni ha svolto lavoro differenziato a continuerà così fino a domenica. Lunedì, l’armeno rientrerà in gruppo come da tabella di marcia decisa insieme allo staff sanitario e proverà a girare a suo favore il ballottaggio in mezzo. Non è un mistero, l’Inter ha messo le ali in autunno e in primavera col trio Barella-CalhanogluMkhitaryan e l’armeno è stato tante volte – tra cui nel derby di andata della semifinale – l’uomo decisivo per qualità e quantità: un equilibratore pazzesco, che tocca la palla con la delicatezza del trequartista e corre quanto un mediano puro. Se Calha s’è scoperto regista illuminato e illuminante, molto del merito va al lavoro delle mezzali Barella e Micki. Ma Brozo è Brozo, ha giocato una finale mondiale e sa come affrontare sfide così, anche da sfavoriti. Di sicuro, i cambi di Inzaghi saranno di qualità e potranno incidere. Anche per questo cresce la “fiducia”.
Chiave tattica Edin lega di più, ma col baricentro basso meglio il belga. Marcelo è in forma ma Mkhitaryan c’è
Possibile azzardo Gosens alternativa a Federico, che però calcia bene da fermo: e se dovesse servire dopo 120’?