MOURINHO PERDE «SONO ORGOGLIOSO E TRISTISSIMO» E ORA COSA FARÀ?
Alla sesta finale José va ko: «Morti di stanchezza. Sono onesto con la società, vedremo cosa fare»
Per un po’ il vero invincibile si è sentito lui, altro che Siviglia. Perché quella di ieri poteva essere la sesta coppa europea su sei finali disputate, uno strike senza precedenti. José Mourinho ci era arrivato davvero ad un soffio, sentiva il vento dalla sua parte, il fatto di non sbagliare mai un colpo nei momenti decisivi. E ieri aveva trovato il modo di ribadirlo, ancora una volta. Portando la Roma quasi in paradiso, provando a regalarle la seconda coppia consecutiva.
A Tirana fu Conference, a Budapest stava per arrivare l’Europa League. E alla fine la gioia poteva essere chiaramente immensa, mista a qualche lacrima tipica di quando porti a casa un successo che sembra un’impresa. Del resto, Mou l’ha sempre considerata tale, paragonando la possibile doppietta giallorossa a quella del suo Porto, che all’alba degli anni Duemila vinse prima l’Europa League e poi la Champions. Due coppe consecutive, proprio come sognava di poter fare anche a Roma. «Sono orgoglioso e tristissimo. Devo lottare per questi ragazzi e potrei rimanere qui. Siamo stanchi e orgogliosi, l’arbitro sembrava spagnolo» ha detto il tecnico della Roma.
L’altra partita Ieri Mou ha praticamente giocato una partita nella partita, cercando di pilotare in ogni frangente la Roma dalla sua area tecnica. Non si è seduto quasi mai, ha litigato spesso anche con i componenti della sua panchina (in particolare con il team manager Cardini e il match analyst Cerra, poi ammonito insieme al vice Foti) per cercare di tenerli il più calmi possibile e innervosire il meno possibile la terna. E poi ha parlato a lungo con il quarto uomo, l’inglese Oliver, soprattutto quando Taylor ha iniziato a disseminare cartellini ai giallorossi, senza mai dare invece una sanzione agli spagnoli. Alla fine, però, ha perso la pazienza anche lui: prima quando la giacchetta nera ha fischiato un rigore inesistente di Ibanez che lo ha mandato per un paio di minuti su tutte le furie e poi quando il fallo di mano di Fernando non è stato sanzionato con il penalty. Prima dei supplementari, poi, il cerchio magico, con lui in mezzo al gruppo a dare disposizioni e la compattezza della sua famiglia per le ultime fatiche. Fino a quando, tra il primo e il secondo, ha mandato tutta la panchina a riaccendere la tifoseria, per l’ultimo grande sforzo.
Il finale Poi, a fine partita, Mou si è chiuso in se stesso, pensando anche al suo futuro,
Protagonista Gioca una partita nella partita: incita, sprona, litiga e alla fine consola tutti
Il domani In cuor suo ha già deciso cosa farà. Di certo non ci sarà contro lo Spezia perché squalificato
dopo due anni in giallorosso. Ha mandato a quel paese Taylor quando l’inglese ha fatto ripetere anche il rigore decisivo di Montiel e ha provato a consolare i suoi ragazzi, stoici nella battaglia, proprio come piace a lui. Anche se poi la decisione per il suo futuro in cuor suo José l’ha già presa, comunicandola prima della partita ai due capitani, Pellegrini e Mancini. Domenica prossima contro lo Spezia non ci sarà, a causa di quel cartellino giallo preso a Firenze che a molti è sembrato un addio anticipato. «Comunque vada io e la Roma saremo legati per sempre», aveva detto alla vigilia. Già, ma probabilmente sognava anche un finale diverso da quello di ieri sera. Adesso si tratta solo di
Mourinho «Comunque vada io e la Roma saremo sempre legati»
Il ds Pinto «Da parte mia spero di poter continuare insieme a Mou»
mettere da parte un po’ tutto, riflettere e capire. Poi sarà proprio lui a comunicare il suo futuro, la prossima sfida, quella che gli si può stagliare davanti e dargli magari la rivincita per questa Europa League persa così in modo beffardo.
Parla il gm E sul futuro di José Mourinho ieri ha parlato anche Tiago Pinto, prima della partita. «C’è ancora molto da fare per questo club – ha detto il general manager giallorosso – Sappiamo che il calcio a volte presenta delle sorprese e che non si può mai garantire al 100% quello che succederà in futuro. Ma da parte mia l’intenzione è di proseguire a lavorare insieme a Jose».
A conti fatti, l’impressione è che sia difficile che succeda, probabilmente ognuno andrà per la sua strada, provando nuove sfide e nuove esperienze. Perché anche il general manager deve riflettere, lui che ha il contratto in scadenza il prossimo anno. E anche di questo, infatti, Pinto ha parlato, anche in modo criptico: «Il giorno in cui andrò via da Roma si potrà dire che sono scarso o che ho sbagliato, ma non che non abbia capito la piazza. Per me è e sarà sempre un onore rappresentare i tifosi giallorossi e aver fatto parte della storia della Roma». Adesso, però, c’è prima da scrivere il futuro di Mourinho. I tifosi sperano ancora nel colpo di teatro, nel vederlo alla guida del timone anche nel suo terzo anno giallorosso. Se succederà, però, lo sapremo solo in questi giorni. Presto, anche molto presto.