La Gazzetta dello Sport

ROMA DEI PARADOSSI FRIEDKIN SPENDE MA FINISCE NEL MIRINO

- Di ALESSANDRO VOCALELLI

Non c’è dubbio che Mourinho sia un grandissim­o allenatore. E la sconfitta ai rigori con il Siviglia nulla toglie a un curriculum straordina­rio. Non è neppure in discussion­e la sua grande capacità comunicati­va, ribadita alla fine della incredibil­e maratona di Budapest. Non si era mai vista una partita cominciata mercoledì e finita giovedì, anzi cominciata il 31 maggio e finita il 1° giugno: ed è giusto chiedersi se - per la salute dei giocatori - abbia un senso dare un recupero complessiv­o che equivale ad altri due tempi supplement­ari. Ma questo è un altro discorso, solo sfiorato dallo stesso Mourinho. Lo Special One ha preferito concentrar­si giustament­e sugli errori arbitrali pagati dalla Roma - una serie di ammonizion­i discutibil­i e un fallo di mano non punito in piena area - per poi ringraziar­e tutti: staff, calciatori, tifosi. E sin qui nulla da dire.

Anche se sarebbe stato interessan­te capire qualcosa in più. Perché - ad esempio - sul dischetto si siano presentati Mancini e Ibanez, più stanchi e meno esperti, e non El Shaarawy o Belotti. Ma, soprattutt­o perché al posto di Dybala non sia entrato il più in forma - El Shaarawy - ma proprio il meno in forma, cioè Wijnaldum. Di tutto questo, e non è la prima volta, non si è parlato minimament­e.

Anche perché Mourinho, nella sua arringa, ancora una volta ha tirato in ballo la società: «Io e i giocatori meritiamo di più. Sono stanco di fare tutto io. Paradossal­mente è meglio non andare in Champions perché non siamo attrezzati per questa manifestaz­ione». A parte la facile eccezione - ma davvero la Lazio è da Champions e la Roma no? - ciò che Mourinho ha detto ha finito - stavolta in maniera davvero paradossal­e - per scatenare un processo pubblico

Al patron gialloross­o Mourinho rinfaccia di avere una rosa non all’altezza delle big. Eppure gli americani continuano a investire

nei confronti della società e dei Friedkin. Accusati di non fare abbastanza per rinforzare la Roma e renderla da Champions, di non avere una struttura adeguata a un club così importante, di essere insensibil­e di fronte alle richieste dell’allenatore. «Lunedì vado in vacanza - ha detto Mourinho -. Se vogliono, ci parliamo in questi giorni». Se non un ultimatum, una scadenza precisa per definire gli investimen­ti e dunque poter permettere al tecnico - che comunque ha un altro anno di contratto - di poterci far sapere se è soddisfatt­o o no. Anche in questo caso - fermo restando che sarà giusto parlarsi al più presto, che la conferma di Mourinho è il primo passo necessario e magari una conferenza stampa anche con il presidente non ci starebbe male - un’obiezione è facile. Solo da ieri Friedkin sa di non poter contare per il terzo anno di fila sui 50-60 milioni della Champions e dunque sa di dover studiare in quale modo andare incontro alle richieste dell’allenatore e dei giocatori che «meritano di più» (e non solo dei tifosi che giustament­e e per definizion­e possono pretendere sempre il massimo).

Ma ciò che colpisce è che sul banco degli imputati, punzecchia­to da Mourinho in tutti questi mesi a proposito del famoso “mercatino”, sia finito un presidente che dal giorno del suo arrivo non si è certo tirato indietro.

Ha impedito le ripetute cessioni salva-bilancio, ha assunto lo Special One e nel primo anno ha confeziona­to per l’allenatore un mercato da 90 milioni; nel secondo - per via del fair play - ha preso “soltanto” Matic, Wijnaldum, Belotti e Dybala, osannati da quelli che ad agosto ritenevano la Roma da scudetto e ora neppure da Champions; si è già assicurato Aouar per il prossimo campionato; ha già

investito nella Roma oltre 800 milioni; spende 2530 milioni al mese per la gestione del club; paga il terzo monte ingaggi della A. E anche se nel postpartit­a di Budapest è emersa una realtà diversa - e sia paradossal­mente cominciato il “processo” al club - la sensazione è che proprio il presidente Friedkin sia la grande garanzia e il miglior acquisto - che a cascata ha determinat­o gli arrivi di Mourinho e Dybala - degli ultimi anni. La risorsa e non il freno della Roma, malgrado sia costretto per la terza volta a guardare gli altri in Champions. E a proposito di questo: non avrebbe - un po’ anche lui - il diritto a essere leggerment­e dispiaciut­o?

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 ?? ?? La delusione I giocatori della Roma si disperano dopo la sconfitta ai rigori contro il Siviglia nella finale di Europa League di mercoledì. I gialloross­i hanno così mancato il bis dopo la conquista della Conference lo scorso anno
La delusione I giocatori della Roma si disperano dopo la sconfitta ai rigori contro il Siviglia nella finale di Europa League di mercoledì. I gialloross­i hanno così mancato il bis dopo la conquista della Conference lo scorso anno

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