Spalletti se ne va perché è un irrequieto naturale
Non gioca più, se ne va. La musica di un grande successo di Mina, “Non gioco più” canzone del 1974, c’entra poco con il festoso Napoli-Samp di domani. È un blues lento e malinconico, ma un paio di versi descrivono alla perfezione la separazione tra Aurelio De Luarentiis e Luciano Spalletti: la faccia di cemento/ tu parli e non ti sento/ io cambio e chi non cambia resta là. Spalletti non gioca più e se ne va da vincitore. Una scelta giusta o un errore? Dipenderà dal rendimento nel Napoli nella prossima stagione. Se la squadra andrà male, tutti a dire: ha fatto bene a lasciare, aveva capito che di più non si sarebbe potuto fare. Se la squadra se la passerà bene, anzi meglio, mormorii opposti: che cosa si è perso, non ha capito nulla. Spalletti se ne va perché è un inquieto naturale, mai soddisfatto. Aspira alla perfezione, irraggiungibile per definizione. Gli inquieti alla Spalletti muovono il mondo, ma l’inquietudine stressa e consuma, e ogni tanto bisogna fermarsi per ricaricarsi. Spalletti trascorrerà l’anno sabbatico nelle sue tenute in Toscana, come Cincinnato, il console romano che a un certo punto della carriera tornò a lavorare la terra. Tempo dopo andarono a cercarlo per riportarlo al potere e lui accettò. Così accadrà a Spalletti. Tra 12 mesi avrà in tasca il contratto per una nuova puntata, che affronterà con il ghigno sghembo del “mai cuntent”, come dicono a Milano. L’irrequietezza mantiene giovani e curiosi.
La carriera
Ibrahimovic, 41 anni, parte dal Malmoe poi gioca anche con Ajax, Juventus, Inter, Milan, Barcellona, Psg, Manchester United e LA Galaxy, prima di tornare al Milan. In carriera ha vinto in tutto 32 titoli, più uno scudetto con la Juventus revocato
Al Milan
Torna al Milan nel gennaio 2020 ed in tre anni e mezzo gioca 78 partite, segnando 37 gol