La Gazzetta dello Sport

I Friedkin a Trigoria con lo Special One Ma niente annunci

Ieri i proprietar­i hanno visto il portoghese dopo la delusione di Coppa. Bocche cucite nel club

- di Massimo Cecchini ROMA

Fortino o bunker, decidete voi. Una cosa è certa: a Trigoria tutti hanno le bocche cucite, visto che ieri nelle stanze presidenzi­ali c’era Dan Friedkin. Non proprio una cosa così frequente, mentre assai più spesso è facile trovare nel centro sportivo suo figlio Ryan, vice presidente. Il proprietar­io statuniten­se ha finalmente incontrato José Mourinho, anche se solo per un saluto rapido, dandosi appuntamen­to a breve per un incontro più operativo. Criticità I nodi d’altronde sono diversi. Il primo è che solo l’esito della partita di domani contro lo Spezia deciderà se la Roma giocherà la Conference o l’Europa League (a meno che la Uefa non intervenga direttamen­te sulla Juventus), con tutta la diversità di scenari economici che potrebbero aprirsi, anche in relazione alla caccia al “main sponsor”, di cui fino a questo momento il club è privo, dopo essere rimasti scottati dalla Digitalbit­s. Il secondo è legato più strettamen­te ai desideri dell’allenatore portoghese. Un mercato ambizioso deve essere parametrat­o entro i paletti fissati dal «settlement agreement» sottoscrit­to con la Uefa e, in attesa di produrre nuovi ricavi, senza la qualificaz­ione in Champions è difficile fare miracoli. Anche la richiesta dello Special One di essere affiancato da un dirigente forte che difenda la società sul fronte arbitrale occorre che vada vagliata, perché scelte del genere non si improvvisa­no. Le lusinghe L’ultima variabile, infine, è legata allo stesso Mourinho. Non è un mistero che, se il Psg sciogliess­e gli indugi e puntasse decisament­e su di lui per la affidargli la panchina – complice la tessitura del direttore sportivo portoghese Campos – lo Special One accettereb­be un doloroso addio, perché alla Roma e ai suoi tifosi si è sinceramen­te affezionat­o. Non è un caso che ai giocatori a Budapest abbia detto: «Resto di sicuro», e alla stampa, nella conferenza del post partita, ha aggiunto: «Lunedì vado in vacanza e non ho intenzione di svuotare l’armadietto». Se le parole contano qualcosa, perciò, il tecnico dovrebbe senz’altro rimanere in gialloross­o, anche perché ha un contratto da 8 milioni netti a stagione che lo lega in questo senso fino al 2024. Di sicuro, comunque, la famiglia Friedkin non ama essere tirata per la giacca e ha capito bene come il “voglio di più”, scandito da Mourinho dopo la sconfitta col Siviglia stia già producendo i suoi effetti social, con tanti romanisti che hanno scritto anche cose poco commendevo­li sui profili social del “Friedkin Group”. Che la proprietà statuniten­se si sia dimostrata poco incline ai compromess­i, d’altronde, lo si era notato dalla sorta di anticamera che ha fatto fare allo stesso Mourinho. Lo Special One, infatti, aveva pubblicame­nte chiesto un incontro col presidente già a gennaio, e ora siamo arrivati a giugno. Anche la questione arbitrale – con relativi danni d’immagine – è nodale. Se il caso Taylor è stato una sorta di autogol mediatico di proporzion­i gigantesch­e, anche le reiterare proteste contro i “fischietti”, che hanno portato a tredici espulsioni dalla panchina, non rientrano nello spirito dello sport secondo la visione che se ne ha al di là dell’Atlantico. Morale: per parlare davvero occorrerà più tempo

 ?? ?? Il presidente gialloross­o Dan Friedkin, 58 anni, alla guida della Roma dall’agosto del 2020 LAPRESSE
Il presidente gialloross­o Dan Friedkin, 58 anni, alla guida della Roma dall’agosto del 2020 LAPRESSE

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