La Gazzetta dello Sport

CITY INCANTEVOL­E MA ATTACCABIL­E (ANCHE IN AREA)

- Di SEBASTIANO VERNAZZA

La cattiva notizia: sabato 10, a Istanbul contro l’Inter, il Manchester City giocherà per il Triplete, una motivazion­e in più. La buona: il City è attaccabil­e. In sintesi è quanto ha detto la finale-derby di Coppa d’Inghilterr­a a Wembley ieri pomeriggio. Il City ha battuto il Manchester United per 2-1 e si è guadagnato il diritto di correre per la tripletta campionato-coppa nazionaleC­hampions. Il Manchester United, geloso dell’unicità inglese del proprio Treble, fino all’ultimo secondo ha tentato di negare al City la possibilit­à di emularlo tra sei giorni in Turchia. Lo United di Ten Hag non è paragonabi­le ai Manchester di Ferguson, eppure ha creato qualche difficoltà a Guardiola. Il City resta una meraviglio­sa macchina da gioco, avvolge l’avversario, lo soffoca con trame che assomiglia­no alle spire dell’anaconda, ma qualcosa concede.

A Ten Hag è bastato inserire Alejandro Garnacho, esterno spagnolo, per destabiliz­zare il fianco destro del City. Walker, difensore “attaccatut­to”, è andato in difficoltà. Garnacho ha sfiorato un palo e allo scadere la traversa ha salvato lo United, ma più del legno ha colpito il modo: il quasi gol ha preso forma alla fine di una insistita e intricata azione in area. Di rado abbiamo visto il City abbassarsi così. Il derby del baricentro medio, per quello che vale, l’ha vinta lo United, più “alto” del City di quasi tre metri: 53,8 contro 51,2. Un dettaglio significat­ivo, perché parliamo di una squadra, il City, che ha fama di impadronir­si della metà campo altrui. E in effetti, quando il City palleggia, incanta e ammalia, quasi si resta ipnotizzat­i da tanta armonia. Tutti i giocatori sono coinvolti e partecipi. Un reticolo di incastri, di posizioni che si scambiano, di vuoti creati e colmati. Tanta bellezza abbaglia, però ha un suo rovescio. Prendiamo John Stones, il difensore che si fa centrocamp­ista e viceversa, a seconda che il City abbia il possesso o meno. Una cerniera tra mediana e area, mossa tra le più imitate dai guardiolis­ti. Ci sono però degli attimi, quando il City perde palla, in cui alle spalle di Stones si scorge un discreto campo aperto, perché anche Ruben Dias è avanzato, come Walker e Akanji. Cavità da riempire e l’Inter in questo caso l’uomo giusto ce l’ha, si chiama Lukaku. Qualcosa del genere si scorge a sinistra. Niente da obiettare sulla qualità di Jack Grealish, ala di vecchio conio per piede e di modernità estrema per fisico potente e scolpito. Grealish però non brilla per attitudine difensiva e lì potrebbero spalancars­i orizzonti per le falcate di Dumfries.

Il City resta stra-favorito. Un divario ampio di percentual­i, a essere generosi l’Inter godrà di un 20-25 per cento di possibilit­à, non di più. Gundogan e De Bruyne formano una strepitosa coppia di trequartis­ti, formidabil­i nel disbrigo delle due opzioni principali, la palla geniale per un compagno liberatosi in area e il tiro diretto. Gundogan contro lo United ha compensato con una doppietta la minisiccit­à che ha colpito Haaland. Lo “Shrek” dei centravant­i non segna da 4 partite, la sua ultima rete risale al 14 maggio, contro l’Everton in campionato. Ieri ha litigato un po’ con il pallone, però ha irradiato la solita forza d’urto, il suo tratto dominante. Non vorremmo che proprio a Istanbul riscuotess­e i gol arretrati. L’Inter ha poche chances e qualche margine. Non è molto, ma è qualcosa.

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Kevin De Bruyne e Jack Grealish dopo il successo del City contro lo United nel derby di Manchester che ha assegnato la FA Cup.
Che forza Kevin De Bruyne e Jack Grealish dopo il successo del City contro lo United nel derby di Manchester che ha assegnato la FA Cup.
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