L’ITALIA DI MANCINI HA MESSO LE FRECCE VOGLIA DI SORPASSO
Iposteri ci diranno se potremo chiamarla «la svolta di Enschede», ma di sicuro, nelle due partite di Nations League, abbiamo maturato la definitiva convinzione di doverci staccare dal passato recente (contro la Spagna) e la confortante consapevolezza (contro l’Olanda) che abbiamo giovani bravi con cui riprogrammare il futuro. Ci sono ragazzi che hanno messo la freccia e sono più o meno avanti nell’operazione di sorpasso. Federico Dimarco, per esempio, ha già portato a termine il suo. È rientrato nella corsia di destra e vede nello specchietto retrovisore Spinazzola e tutti gli altri. Oggi sta davanti a tutti. Contro l’Olanda è stato votato migliore in campo. Ha segnato un gran gol, ha contribuito agli altri due e ne ha salvato uno, a Donnarumma battuto. Partita dominante, come lo è stata tutta la sua stagione che, con un po’ più di fortuna a Istanbul e senza Lukaku sulle sue traiettorie di tiro, avrebbe potuto finire in gloria. Una stagione che lo ha visto crescere come difensore e acquistare un’impressionante sicurezza tecnica, al tiro e nella rifinitura. Bergomi ha scomodato il riferimento a Roberto Carlos; Mancini lo ha elogiato pubblicamente. È stato il miglior italiano dell’ultima Serie A.
Per Inzaghi è diventato insostituibile: 33 presenze in campionato, 11 in Champions. Sempre straripante. Spinazzola, splendido protagonista della prima parte di Euro ’21, che ha 5 anni in più e non può garantire la stessa continuità atletica, ha dovuto per forza accostare. Anche Alessandro Buongiorno è stato lodato pubblicamente da Mancini, impressionato, come tutti, dalla personalità e dalla pulizia difensiva del difensore granata, al debutto. Dovrà dar seguito alla prima impressione azzurra, ma, di fatto, ha messo la freccia anche lui. In 90’ ha rimontato gran parte della concorrenza di ruolo che sgomita alle spalle della coppia Acerbi-Bastoni, al momento solida al comando. Buongiorno ha scalato Bonucci che Mancini ha praticamente annunciato in uscita. Su Gatti e Rugani ha il vantaggio della certezza del posto in squadra nel proprio club, tra l’altro, con i gradi di capitano che fanno crescere in personalità. Su Romagnoli, per il quale Mancini non è mai impazzito e che infatti ha trascurato spesso, ha il vantaggio dell’età: 4 anni in meno. Sul romanista Mancini vanta più autocontrollo e maggior affidabilità nervosa. Con il laziale Casale e gli altri outsider di ruolo, Buongiorno se la gioca e non in posizione di svantaggio. Ma dovessimo scegliere un simbolo della «svolta di Enschede», diremmo Davide Frattesi. La differenza di passo e di freschezza atletica tra il rampante mediano del Sassuolo (23 anni) e Jorginho (31), finito in panca all’Arsenal, rappresenta bene il rinnovamento che deve imporsi la Nazionale. Le sole 4 presenze di Frattesi in azzurro, nonostante le ultime ottime
Dimarco è già oltre Spinazzola. Dopo Enschede, Frattesi, Buongiorno e Retegui scalano le gerarchie con più fede. È un’78?
stagioni, evidenziano i ritardi e le amnesie del ricambio post-Europeo, per eccesso di gratitudine. Migliore in campo contro la Spagna, è stato inferiore solo a Dimarco contro l’Olanda, primo gol azzurro. Anche Frattesi ha messo la freccia. Inattaccabile Barella, con tutti gli altri pretendenti alla mediana la se la giocherà alla pari. Dovesse per davvero fare coppia con Barella anche all’Inter, maturerebbe un’intesa che lo favorirebbe in azzurro. E favorirebbe Mancini. Una stagione a competere per scudetto e Champions rafforzerebbe la personalità di Frattesi, come successo a Chiesa, stella a Euro ’21 dopo la prima stagione alla Juve. Il più timido a mettere la freccia è stato Mateo Retegui. Ci
aspettavamo di più dopo i primi gol azzurri. Ma per ragioni di età (24 anni) e per necessità di giocare per integrarsi, il centravanti italoargentino è destinato comunque a sorpassare Immobile che ne ha 33 e da due non segna su azione in Nazionale. In attesa che Scamacca e altri arrivino abbagliando a suon di gol. La rivoluzione del ’78 che poi fruttò il titolo mondiale nell’82 la portarono quattro ragazzi: Cabrini, Scirea, Tardelli e Paolo Rossi. Ci guardiamo bene, per rispetto, dal tessere paragoni con Dimarco, Buongiorno, Frattesi e Retegui (Raspadori).
Ma i ruoli sono quelli e ci basta la suggestione.