La Gazzetta dello Sport

GARCIA A NAPOLI SPAVALDO E FELICE COME UN ARTISTA

- Di MARCO CIRIELLO

«Non, je n’ai peur de rien». Rudi Garcia non ha paura di niente. Sembra un verso della Piaf, invece è la dichiarazi­one d’intenti del nuovo allenatore del Napoli. Presentato nel museo di Capodimont­e come se fosse una opera d’arte, in realtà è un artista come ha precisato il direttore, Sylvain Bellenger, paragonand­o i calciatori alle ballerine, ed è subito Edgar Degas, la cui famiglia a Napoli ebbe molta fortuna. La stessa che serve a Garcia e ai suoi intenti plurali. Niente nomi in particolar­e, niente favoritism­i, deve prima conoscere gli uomini che ci sono dietro i calciatori. Tranne Anguissa, «l’ho fatto esordire io a Marsiglia, quindi lo conosco bene, c’est un peu mon petit: è un po’ il mio piccolo», e un «fantastico» per Lobotka, tirato con le pinze. Nasce il Napoli dagli occhi azzurri, quelli di Aurelio De Laurentiis e di Rudi, Rudi Garcia. La prima parola che pronuncia è «ambizioni», quella sulla quale inciampa è «insostitui­bili», poi ripete alla tedesca con la zeta al posto della esse. Il resto è sogno. De Laurentiis tra una invettiva – immancabil­e – contro l’Uefa e il suo racconto della competizio­ne quotidiana anche con lo specchio, appoggia sulle spalle di Garcia una finale di Champions League, che era proprio il peso che Luciano Spalletti si era tolto. Uno zaino pesantissi­mo. Rudi, come tutti lo chiamano, forse perché come accaduto a De Laurentiis l’hanno incontrato nelle vite precedenti, tra un film con Almodovar e uno con Woody Allen, forse si son visti tutti in “Midnight in Paris”: dove il regista newyorkese faceva incontrare al suo personaggi­o Hemingway e Dalì. Di Giuntoli, invece, almeno ufficialme­nte nessuna notizia. Chissà. Quello che si sa è che Garcia è uno sfrontato, non solo nel gioco ma anche nelle parole. Il suo italiano corre via veloce, la sua fermezza non inciampa nemmeno sull’avvicendam­ento con Spalletti, «un occhiolino del destino» ed è subito Ornella Muti. Sicuro, spavaldo e pronto allo slancio del nuovo inizio. Alle parole sulle casacche contrappon­e i valori, normale per uno cresciuto in provincia con un padre allenatore, morto guardando giocare la sua squadra, il Lilla, senza capire una sua scelta: «Ma non fa giocare De Melo», le ultime parole. Perché Garcia gli aveva preferito Fauvergue. Poi aveva organizzat­o la partita successiva, prima di

Il francese per la sua nuova sfida trasmette sicurezza e voglia di stupire anche se stesso

partire per il funerale, un gesto alla Michael Schumacher. Ecco Garcia è apparso un pilota di Formula Uno: che va incontro alle curve cosciente del proprio manico. E accelera, smarcandos­i anche dall’ombra che gli proietta addosso chi pensa che essere andato ad allenare nel deserto, all’AlNassr, sia stato un passo verso la pensione. Per lui è stata una Parigi-Ronaldo come se fosse la vecchia Parigi-Dakar. È tornato al calcio di prima linea, in una società virtuosa che prima di spendere ci pensa su più di quanto impiegasse Degas tra una pennellata e l’altra, e mostra tutta la felicità. È tornato alla vita, che poi è la Champions League. Anche se arrivare in finale è come scalare le otto montagne.

 ?? ?? Qua la mano La stretta tra il presidente del Napoli Aurelio De Laurentiis, 74 anni, e il nuovo allenatore Rudi Garcia, 59, alla presentazi­one ufficiale
Qua la mano La stretta tra il presidente del Napoli Aurelio De Laurentiis, 74 anni, e il nuovo allenatore Rudi Garcia, 59, alla presentazi­one ufficiale

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