La ricetta di De Giorgi «Umili e consapevoli Questa Italia ha fame»
Domani ritorno in campo con i titolari iridati. Il c.t.: «I ragazzi sono carichi, il cammino è molto lungo»
«Gli allenatori, tutti gli allenatori, hanno uno spazio sotto dove si deve scrivere la data di scadenza... Sappiamo che è così». Fefé De Giorgi da Rotterdam, in Olanda, inizia l’intervista con la una buona dose di umorismo. Che come il riposino pomeridiano non deve mancare mai nella sua vita. Il ct dell’Italia ritrova la squadra campione del mondo, pronta per scendere in campo nella seconda settimana di Nations League.
► Come ha trovato gli azzurri?
«Bene. Sia quelli che hanno vinto, che quelli che non lo hanno fatto. Li ho visti carichi e concentrati per questo appuntamento».
► L’estate è lunga: adesso la Nations League prima di Europeo e qualificazioni olimpiche.
«Come l’anno scorso si deve cercare di alternare i gruppi. Ciò che ci siamo prefissati in questa manifestazione al di là del risultato (che inseguiamo sempre, normale) è costruire una squadra allargata. Il bello della Nations League è che si ha a disposizione un gruppo di 30 giocatori, alla fine del percorso vorremmo che tutti si sentissero protagonisti e partecipi. Al di la di quello che accade in campo, ma che tutti siano consci di essere parte di un progetto».
► Anche perché ogni gara ha un peso specifico notevole.
«Ogni match contribuisce a formare il ranking. Ma questo sistema (che vale per tutti) prevede che se vieni sconfitto con una squadra che ti sta dietro puoi perdere anche 12-14 punti in classifica. Se invece vinci cresci dello 0,01. A noi è accaduto. Il sistema è sbilanciato e questo ci fa dire che dobbiamo guardare al ranking (determinante per andare ai Giochi di Parigi, ndr), ma senza farsi prendere dall’ansia. Perché il sistema è molto penalizzante per le prime della classe. Ma vale per tutti allo stesso modo. Quindi non ci deve condizionare troppo. Dobbiamo pensare di più al percorso...».
► A proposito in questi due anni De Giorgi è riuscito a tenere la sua Nazionale sotto traccia e i risultati si sono visti. Quest’anno, per di più con l’Europeo in casa, è impossibile non dire che l’Italia è la favorita...
«Già oggi le squadre che ci affrontano giocano con il “braccio più libero” perché siamo i campioni del mondo. Provare a battere l’Italia è un obiettivo che hanno tanti nostri avversari. Siccome noi sappiamo che vincere sempre è qualcosa che non appartiene allo sport, io preferisco puntare sul lavoro quotidiano che c’è da fare per crescere. Avere vinto lo scorso anno il Mondiale non ci darà nessun vantaggio all’Europeo. Si riparte sempre da 0 a 0, qualsiasi cosa hai fatto prima. Quello che vali lo devi dimostrare ogni giorno. Come dissi allora: siamo stati i migliori in quel torneo. Questo non vuole dire che siamo i migliori in assoluto...».
► Ma la sua squadra ha ancora fame di vittorie?
«Sì. Lo ho visto anche in questi pochi giorni assieme. E’ un gruppo ancora molto giovane per sentirsi appagato. Credo che la ricetta sia quella di restare sempre umili, continuare a lavorare, ma anche con la convinzione di quello che possiamo fare. Con fiducia nei nostri mezzi e nelle nostre capacità».
► Ad agosto l’Europeo in Italia (prima quello femminile e poi quello maschile): una grande occasione per l’azzurro?
«Giocare in 5 città (9 con il femminile, ndr) diverse logisticamente non sarà comodo per noi. Ma è importante: il nostro movimento ha bisogno di sfruttare tutto. E questa - siamo convinti - sarà una grande occasione per tutta la pallavolo italiana».
► Nell’ultimo anno ha ricevuto riconoscimenti e onori. Che rapporto ha con il personaggio Fefé De Giorgi?
«Proprio per sfruttare tutte le occasioni per fare crescere questo sport sono andato in giro parecchio. Cerco di godermi a fondo i momenti che ti sanno dare le vittorie, ma la realtà è un’altra. Come ho detto più volte fare l’allenatore è una missione... Prima impari a uscire dal personaggio e meglio è: c’è da lavorare tanto per migliorare sempre. L’obiettivo è quello».