La scuola dei campioni
Il legame con Ducati metodo e qualità Così la Pramac sogna con Martin
Prima Pramac. Se mai è esistito un connubio team-sponsor efficace, diventa difficile immaginarne uno migliore di quello della scuderia di Paolo Campinoti, che nel weekend del Sachsenring ha sbancato il MotoGP. Le vittorie di Jorge Martin nella Sprint e nel GP, il 3° posto domenica di Johann Zarco e, ciliegina sulla torta, l’allungo in vetta nel Mondiale a squadre. Ma volendo allargare lo sguardo a un passato di assoluta qualità, ecco il doppio 2° posto di Francesco Bagnaia e il 3° nella Sprint di Jack Miller, due che per arrivare alla Ducati ufficiale, si sono fatti le ossa nel team toscano. Così come, prima di loro, Andrea Iannone e Danilo Petrucci. Sulla carta, a livello teorico, la Pramac è lo Junior team Ducati, chiamato a svezzare e far crescere i piloti per prepararli a un futuro da ufficiali, e a contribuire allo sviluppo della Desmosedici. Ma la realtà di un sodalizio che dura da 19 anni, è molto più profonda. «Il rapporto è così consolidato che per me è difficile immaginare un futuro lontano dalla Ducati, e credo che lo stesso valga per loro» racconta Campinoti, il team principal che da abile, e amabile, businessman, in questi anni ha saputo coniugare alta professionalità e divertimento, facendo diventare la sua creatura una delle squadre più amate. Perché, se in pista si va veloce e – ancor più quest’anno – le soddisfazioni soono tante. Chiunque frequenti il paddock conosce le cene in hoospitality, con Zarco che, ancor or prima di diventare uno di famiiglia, veniva a esibirsi al piano no cantando Jacques Brel, o i karaooke che tenevano tutti svegli come me una notte al Mugello. Quando poi oi Stefano Domenicali, il gran capo po della Formula 1 va a vedere la MootoGP, è in Pramac che fa base, per er un’amicizia con Campinoti tallmente profonda da avere appliicato il logo F1 sul codino delle sue ue Desmosedici.
Dodici podi Che in questa sta-agione, poi, le Pramac – come tuttete le altre Ducati, del resto – viaggi-ino alla velocità di Max Verstap-ppen e della sua Red Bull, è un datoto di fatto: nei 7 weekend disputati,ti, 14 gare, Martin e Zarco sono salitiiti 12 volte sul podio, con tre doppi podi nelle ultime tre gare come mai nella storia Pramac. E, soprattutto, dopo un digiuno di quasi due anni, vincendo domenica quella battaglia intensa con Bagnaia, Martin ha confermato di essere un pilota straordinario che, ora che ha la situazione sotto controllo, può puntare al massimo. «Jorge è un ragazzo d’oro, un talento indiscusso – lo coccola
Dopo il trionfo al Sachsenring il team satellite punta al titolo a squadre e continua a sfornare talenti ti
Campinoti –. Il primo anno l’infortunio di Portimao ha pregiudicato la stagione, lo scorso ha sofferto una moto complicata, ma oggi che tutto si è allineato, con una squadra che lo sostiene, una moto perfetta e la sua matur razione, i risultati parlano. Non tod dico preso fosse per scontato, il team ufficiale». però me lo aspettavo. Anche perché, ha l’extra motivazione di non essere sta
Bravo B Gino Buona parte del merito di questa continuità di risultati va anche ascritta a Gino Borsoi, il team manager subentrato a Claudio Calabresi che aveva guidato la squadra nel 2022, all’indomani dell’addio di Francesco Guidotti. «Gino ha portato metodo e serenità dopo un anno di transizione» riconosce Campinoti parlando dell’ex pilota della 125 che in questi anni ha “imparato” vincendo tutto in Moto2 e Moto3 con la struttura di Aspar Martinez. «A dirlo oggi con questi risultati è facile dirlo – sorride Borsoi –, ma arrivare in questa squadra non è stato assolutamente difficile. La fase invernale è stata la più complicata, ho fatto qualche cambio, soprattuttto, ho cercato di far capire l’impportanza del crederci sempre, mmettendo i piloti nella condizione ideale per esprimere il loro potenziale». E così, nel box di Zarco ecco arrivare Massimo Branchini, il tecnico con cui ha vinto i due Mondiali Moto2. «Con Johann abbiamo parlato tanto, e ora il lavoro inizia a funzionare. Il vero Zarco non lo abbiamo ancora visto, ma sta arrivando».
Come il Leicester La Germania per Borsoi ha rappresentato non solo la prima vittoria in MotoGP, ma anche un dolcissimo tuffo nel passato: Campinoti lo ha mandato sul podio dove, oltre ai suoi piloti, Gino ha ritrovato Bagnaia, l’ex ragazzino “salvato” nel 2015, quando dopo un anno difficilissimo in VR46, lo aveva accolto in Mahindra. «Pecco è un
datt altro fenomeno, gli voglio bene in modo speciale, in Moto3 abbiamo vissuto momenti fantastici. Questo podio con loro tre non lo dimenticherò mai». Bagnaia e Martin sono anche i due in testa al Mondiale. E, considerato il rapporto strettissimo con la Ducati, che non solo “usa” la Pramac per sviluppare la moto, ma fornisce due GP23 uguali a quelle di Pecco ed Enea Bastianini, la domanda sorge spontanea: possono Martin e un team satellite lottare per il titolo piloti? «Io non ci sto proprio pensando – conclude Borsoi –. Ma considerando l’aiuto di Ducati, la moto che va e il pilota pure, un team satellite come il nostro può provarci». Campinoti frena ma non troppo, «i numeri dicono di sì, ma è esagerato pensarlo. Favole come quella del Leicester (ex campione d’Inghilterra; ndr.), però, a volte diventano realtà». Così, in una stagione monopolizzata dalla Rossa, che ha vinto 11 delle 14 gare corse, Campinoti annusa il titolo a squadre e la Pramac si presenta ad Assen con 36 punti sulla VR46 e 67 sulla Ducati. «Due piloti forti come i nostri non li hanno in tanti. C’è la Ducati ufficiale, che ha recuperato Bastianini, ma non vedo altri team al nostro livello. Quindi...».
Dodici volte sul podio in 14 gare e un rapporto con la Rossa solidissimo
Il contributo del nuovo team manager Borsoi: «Ha portato serenità»