La Gazzetta dello Sport

Tempo di Pogacar

Crono in Slovenia dopo 60 giorni «E ho pedalato sulla luna...»

- Di Ciro Scognamigl­io @CIROGAZZET­TA

Ieri alle 17.40 Tadej Pogacar era ancora in bici, tra le montagne attorno al Sestriere, in Piemonte, dove è in ritiro. Aveva avuto un buon motivo, prima, per interrompe­re l’allenament­o: la fidanzata Urska Zigart stava per vincere la terza tappa del Giro di Svizzera — come raccontiam­o a parte — e lo sloveno ha tifato per lei in diretta: «Sei la mia ispirazion­e e la mia eroina. Non potrei essere più orgoglioso», ha poi scritto il re di due Tour de France su instagram.

Punto Tra domenica 23 aprile, giorno della caduta alla Liegi con frattura dello scafoide sinistro e semilunare, e la crono dei campionati nazionali sloveni (dopodomani), ballano 60 giorni. In questo momento della stagione, mai il 24enne sloveno della UaeEmirate­s era stato fermo così a lungo, e il rientro agonistico — domenica ha previsto di essere anche alla prova in linea che non ha mai vinto — è un momento chiave in vista del Tour de France, che scatta il primo luglio da Bilbao. Anche perché il grande rivale Jonas Vingegaard ha di recente dimostrato, dominando il Delfinato, quanto voglia ripetere il trionfo del 2022 (confermato che non ci sarà Roglic: il re del Giro punterà a vincere la Vuelta per la quarta volta). Ma come sta adesso Pogacar? «Siamo fiduciosi», dice il team principal Mauro Gianetti. «Il recupero va bene, sta procedendo tutto come previsto», aggiunge Joxean Fernandez Matxin, a capo della struttura tecnica, che ricorda come Pogacar sia stato «quasi tre settimane in ritiro a Sierra Nevada, mentre al Sestriere è arrivato giovedì e starà fino a mercoledì (domani, ndr) prima di andare in Slovenia». Senza dimenticar­e i tre giorni dedicati alle ricognizio­ni delle tappe chiave del Tour de France: la crono che apre la terza settimana e quelle alpine.

Sensazione Quando si stava allenando in Spagna, Pogacar ha raccontato di essere arrivato fino ai 3.300 metri di quota di Pico Veleta; «Non c’era molta ‘aria’ e a volte ho avuto la sensazione di pedalare sulla luna, ma è stata una bella esperienza». Domenica e lunedì sono stati i primi giorni in cui ha provato ad allenarsi senza il tutore. E in tal senso, dovrà fare a breve delle ulteriori radiografi­e per capire se nei prossimi appuntamen­ti, Tour compreso, sarà necessario usarlo oppure no. Quanto alla squadra che avrà attorno, salvo imprevisti l’ossatura si può ritenere definita: Adam Yates (secondo al Delfinato alle spalle di Vingegaard), Majka, Bjerg e Soler sono quelli sicuri del posto mentre non ci saranno «colpi di teatro» riguardo a un inseriment­o dell’ultima ora di Ayuso, che ha vinto due tappe al Giro di Svizzera. Facile immaginare che Vingegaard al Tour cercherà di avvantaggi­arsi subito, contando sul fatto che Pogacar potrebbe pagare all’inizio questo stop forzato. Ma sarà così?

Verso il Tour, giovedì la prova dei campionati nazionali a 2 mesi dalla frattura al polso. In bici a 3300 metri di quota in Spagna

 ?? ?? Pico Veleta È la seconda strada più alta d’Europa: 3300 metri in Spagna, Sierra Nevada. Ecco la felicità di Tadej Pogacar, 24 anni
Pico Veleta È la seconda strada più alta d’Europa: 3300 metri in Spagna, Sierra Nevada. Ecco la felicità di Tadej Pogacar, 24 anni

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