La Gazzetta dello Sport

«Devo tutto a Trap Ero una scarpone che correva tanto La Juve? Che favola»

- di Fabio Bianchi MIANO

«Faccio ancora oggi il falegname, in attesa di tornare a parlare di sport a ragazzi e manager»

L’ex terzino che passò dai dilettanti fino alla vetta dell’Europa «Il primo contratto lo firmai sul cofano di una macchina»

La coincidenz­a è sorprenden­te. Geppetto intercetta­to “dentro” il suo mondo antico. «Ho appena finito di installare delle finestre». Moreno Torricelli di nuovo falegname, lavoro con cui da ragazzo si guadagnava da vivere nei dilettanti. E finì in cima all’Europa con la Juve. Una favola dei tempi moderni. Chiamato a ricordare, Torricelli riempie il racconto con risate ed entusiasmo. «La mia è una storia eclatante. Tanti giocatori sono cresciuti in grandi club, altri hanno fatto la gavetta. Io in un mese sono passato dalla Caratese, Serie D, al debutto con la Juve a Monaco con il Bayern per l’addio di Augenthale­r».

► Come andò?

«Mi volevano alla Pro Vercelli, che aveva vinto la D, ma già stavo parlando col Pavia in C1 e dissi di no. Un dirigente della Pro mi disse di aspettare e mi portò a giocare contro il Verona, in B. Marcai Fanna e feci una bella impression­e: mi convocaron­o per fare un’amichevole con la Juve. Io pensavo contro la Juve. Invece… Per volere di Trapattoni ne giocai tre. E da lì è nato tutto. Era il giugno del ‘92».

► Com’era la storia della foto?

Ride di gusto. «Ero ancora in prova e la Juve stava per andare in tournée in Giappone. Sapevo che Salvatore Giglio stava facendo le foto ai giocatori per il passaporto, se ti chiamava saresti partito e dunque eri nella rosa. Lo tormentavo ogni giorno: “Allora Salvatore, sai qualcosa, quando tocca a me? Mica poteva andare a chiederlo al Trap».

► La foto è arrivata, e anche il contratto.

«In tournée ci andai senza. Lo firmai in bianco, dopo la classica Juve A-Juve B di Villar Perosa, sul cofano di una macchina dietro gli spogliatoi. Passai da un milione e 200 mila lire a 80 milioni. Ma a me interessav­a solo il sogno di giocare nella Juve».

► I campioni l’hanno accolta con la puzza sotto il naso?

«All’inizio c’è stata questa paura. Dovevo entrare in questo nuovo mondo pieno, si diceva, di calciatori viziati e un po’ stronzi. Per tacere del passaggio da partite con massimo 200 tifosi a stadi da 60 mila. Qualche lacrima è scappata. Ma sono stato fortunato. Anche ora incontro persone che giocano nei dilettanti e che mi dicono di essersi ispirati a me: se ce l’ha fatta lui, posso farlo anch’io».

► Ma si deve trovare un Trapattoni, no?

«Eh sì, San Giovanni. Un secondo padre. Poteva far giocare De Marchi, più pronto ed esperto e invece ha scelto me come titolare. Mi parlava in dialetto, mi chiamava legname. Ad allenament­o finito, mi teneva a migliorare il sinistro perché avevo una zappa al posto del piede. Lo faceva anche con Conte».

► Ha vinto tutto con lui e con Lippi.

«La Champions, che cavalcata fantastica. La finale con l’Ajax è stata la mia partita più bella. Sono stato tra i migliori in campo. E pensare che agli inizi con Lippi ho rischiato di chiudere. Mi ha beccato a fumare negli spogliatoi. Un’abitudine, ma non sapevo che erano cambiate le regole. Mi fa una sfuriata davanti a tutti: non la prendo bene, litighiamo. Per fortuna dopo ci fu la pace, stavo finendo alla Roma».

► L’avversario-incubo e l’avversario per cui lei era l’incubo?

«A quei tempi in A giocavano i migliori, non era mai facile. Nelle provincial­i trovavi Hubner, Protti, pure Inzaghi all’Atalanta. Il più forte? Senz’altro Ronaldo. Impression­ante. Con qualche stecca marcavi anche lui, eh, ma si vedeva la sua superiorit­à. Invece credo di essere stato l’incubo di Asprilla: fortissimo, ma con lui facevo prestazion­i super».

► Dopo la Juve, Fiorentina e chiusura all’Espanyol. Scelte curiose no?

«Per uno juventino, la Viola sì. Ci ho pensato un po’, avevo ancora due anni di contratto ma sapevo che la Juve puntava su altri e a Firenze c’era il Trap: glielo dovevo. Sono stato benissimo. Poi la Fiorentina è fallita e ho scelto un’esperienza diversa, molto positiva».

► Che giocatore era e a chi assomiglia?

«Ero uno scarpone, tra virgolette, che correva tantissimo. Un giocatore normale che aveva la qualità di non mollare mai. Posso dire che mi piace tanto Di Lorenzo, che ha fatto una carriera a tratti simile alla mia ed è arrivato a traguardi importanti. E poi Dimarco, che all’Inter sta facendo grandissim­e cose».

► Archiviata la favola, cosa ha fatto?

«Ho seguito il corso allenatori e ho guidato la Settignane­se. Poi i giovani della Fiorentina e Lega Pro con Pistoiese e Figline Valdarno. Non andavo male, mi chiamò il Crotone, in B, ma poi ho avuto la disgrazia di mia moglie (morta di leucemia, ndr) e non me la son sentita di tormentare i miei tre figli con gli spostament­i. Ho scelto la famiglia. Poi diventa difficile rientrare, finisci nel dimenticat­oio. Sono stato fortunato da giocatore e meno in altro. Ma è la vita e bisogna adeguarsi e reagire».

► E ora è di nuovo falegname?

«Anche. Dieci anni fa mi son trasferito a Lillianes, vicino Gressoney, con la mia fidanzata Lucia. Tramite la Juve sono entrato in un gruppo della Ranstad, agenzia di formazione, che si chiama “Allenarsi per il futuro”. Si trattava di andare a parlare coi ragazzi nelle scuole e coi manager nelle aziende portando la metafora dello sport. Facevamo formazione, team building. Mi gratificav­a mandare messaggi positivi ai ragazzi, che sono il futuro. E la mia storia aiuta. Purtroppo, il Covid ha bloccato tutto. Ora stiamo ripartendo. Nel frattempo, aiuto un falegname del paese che mi ha chiesto una mano. Mi piace. E non ho dimenticat­o come si fa».

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LAPRESSE Al top Moreno Torricelli e Marcello Lippi: erano nella Juve che nel 1996 vinse la Champions
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Mi piace: ha fatto una carriera a tratti simile alla mia con traguardi importanti
Su Di Lorenzo Mi piace: ha fatto una carriera a tratti simile alla mia con traguardi importanti
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Su Ronaldo Il più forte. Impression­ante. Lo potevi pure marcare ma si vedeva la sua superiorit­à
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Per me San Giovanni. Un secondo padre. C’era De Marchi ma mi volle titolare
Su Trapattoni Per me San Giovanni. Un secondo padre. C’era De Marchi ma mi volle titolare
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La vittoria più bella Moreno Torricelli con Fabrizio Ravanelli e la Champions vinta nel 1996 contro l’Ajax

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