La Gazzetta dello Sport

IMPLACABIL­E MATTEO SI REGALA ALCARAZ E DÀ LA CARICA A SINNER

A Wimbledon il romano stende in 3 set Zverev e domani sfiderà il n. 1 al mondo per i quarti che Jannik insegue oggi contro il colombiano Galan

- di Federica Cocchi e Riccardo Crivelli

C’Il riscatto di Matteo «Cinque giorni di fila sul campo non sono nulla, ne ho passati tanti nel mio letto a piangere»

è un grande prato verde dove nascono speranze. La seconda settimana di Wimbledon raggiunta dopo la stagione dei grandi tormenti è il mondo d’amore di Berrettini, che sull’erba più cara al cuore ritrova d’incanto la magia di due anni fa, quando si spinse dove mai nessun italiano era arrivato, la finale nel tempio, fermandosi solo al cospetto di Sua Maestà Djokovic. Dopo una maratona infinita di cinque giorni sempre in campo, dal derby con Sonego al secondo turno contro De Minaur fino all’incrocio pericoloso di ieri con Zverev, Matteo risorge dalle ceneri dei dubbi, della paura, dell’abisso mai così vicino e ottiene in dote il premio più ambito, la sfida ad Alcaraz, il numero uno del mondo, negli ottavi di domani. Ci sarebbe da tremare, e questa volta magari lo farà: ma solo perché fino a due settimane fa sognare di tornare protagonis­ta ai Championsh­ips più che una visione del futuro pareva una follia. E in fondo è un giusto risarcimen­to alla sorte sempre così maligna con lui che la vittoria fin qui più bella dell’anno, e una delle più importanti della carriera per il contesto in cui è maturata e per le conseguenz­e balsamiche che potrà avere, sia stata conquistat­a contro il campione tedesco, cioè l’avversario di quella maledetta notte torinese alle Finals del 2021 quando il pianto di dolore di Berretto, trafitto dalla lesione agli addominali, si portò dietro la lunga stagione dei guai fisici. Matteo, contro un rivale che come lui, nell’ultimo anno, ha conosciuto il dramma della menomazion­e corporale, vince perché ci crede di più, è più propositiv­o, più concreto e solido, e non soltanto perché ottiene l’86% di punti con il servizio, tornato l’arma devastante che terrorizza­va il mondo.

Energia In tre partite e 10 set, l’allievo di Santopadre non ha ancora perso la battuta, ma contro Zverev saranno decisivi anche la risposta e il rovescio in slice che

Sascha fa davvero fatica a digerire. Poi, nei due tie-break del secondo e del terzo set, emerge con tutto il suo peso la feroce volontà azzurra di portare dalla propria parte una partita resa compl i c ata dallo stop di mezz’ora sul 4-4 del secondo set per chiudere il tetto dopo un breve ma violentiss­imo scroscio d’acqua, con annessa figuraccia degli organizzat­ori: la partita precedente si era giocata con la copertura e solo la pervicace ottusità di un torneo che a volte si dimentica di avere le radici ben piantate nel XXI secolo aveva obbligato a riaprirlo. Più forte di tutto, Matteo è di nuovo al centro del villaggio: «L’anno scorso ero qui e non ho potuto giocare per il Covid, questo è un torneo che ha cambiato la mia carriera ed è speciale essere qui. Forse c’è un’aria speciale. Cinque giorni di fila sul campo? Ho passato tanti giorni nel mio letto a piangere che cinque giorni di tennis non sono nulla. E poi ho trovato tanta energia nel pubblico». Una serenità ritrovata che si riverbera pure nell’attesa senza patemi del match di domani contro Alcaraz che ieri ha battuto il cileno Jarry cedendo un set: «Non devo dire niente su Carlos, l’ho incontrato due anni fa e lui è cresciuto tanto. Ma voglio pensare giorno dopo giorno, punto dopo punto. Voglio solo godermi ogni momento qui».

Jannik al sugo Intanto si go

drà finalmente una giornata di riposo e magari si guarderà in tv l’amico Sinner che oggi pomeriggio proverà a precederlo nei quarti nella sfida da favorito contro il colombiano Galan. La famosa autostrada, visto che ai quarti troverebbe Shapovalov oppure Safiullin sulla via di Djokovic: «Per carità… non penso a queste cose — si schermisce Jannik — penso solo alla partita che mi aspetta dopo aver riposato. Cercherò di trovare il ritmo, ma io gioco punto dopo punto, non guardo mai al tabellone». Dopo la piccola crisi post Montecarlo, la Volpe Rossa ha tratto dai prati più sacri voglia ed energia dei primi mesi di stagione: «Nei precedenti tornei sull’erba ero troppo passivo, non cercavo io il punto ma lo aspettavo dagli altri, ora sono più aggressivo, faccio io la partita. Ho affittato un appartamen­to qui vicino e a ogni occasione vado a casa, dove mi riposo molto meglio e rimango concentrat­o. E preparo il sugo per la pasta». Galan è il primo colombiano a raggiunger­e gli ottavi a Wimbledon, miglior risultato Slam in carriera , ed è anche il primo giocatore vegetarian­o del circuito, visto che nella sua vita non ha mai toccato la carne: «Non ho mai assaggiato nemmeno le uova o il pesce. I miei genitori mi hanno cresciuto in questo modo perché ritengono sia uno stile di vita più sano. E credetemi, non è facile quando sei in giro per il mondo. Mi salvo con ceci, fagioli e legumi». E speriamo non gli piaccia neppure l’erba di Londra.

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 ?? AP ?? Melissa al suo fianco A destra Melissa Satta, 37 anni, che ha seguito la vittoria del fidanzato contro Sascha Zverev sulle tribune del Centrale di Wimbledon. Berrettini e la conduttric­e televisiva si frequentan­o dallo scorso gennaio
AP Melissa al suo fianco A destra Melissa Satta, 37 anni, che ha seguito la vittoria del fidanzato contro Sascha Zverev sulle tribune del Centrale di Wimbledon. Berrettini e la conduttric­e televisiva si frequentan­o dallo scorso gennaio
 ?? GETTY ?? La gioia in un pugno Matteo Berrettini, 27 anni, esulta dopo aver sconfitto Alexander Zverev, 26. Dopo la storica finale raggiunta a Wimbledon nel 2021, dove perse contro Novak Djokovic, Berrettini lo scorso anno si ritirò prima dell’esordio per la positività al Covid-19
GETTY La gioia in un pugno Matteo Berrettini, 27 anni, esulta dopo aver sconfitto Alexander Zverev, 26. Dopo la storica finale raggiunta a Wimbledon nel 2021, dove perse contro Novak Djokovic, Berrettini lo scorso anno si ritirò prima dell’esordio per la positività al Covid-19

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