«Addio Superlega»
LA JUVENTUS SCEGLIE LA CHAMPIONS COSÌ ABBANDONA IL PROGETTO AGNELLI
Dei 12 club originali ne sono rimasti due. Ma A22 lavora ancora
Ora si aspetta la sentenza Uefa sul Fair Play: un anno senza coppe
L’uscita è ufficiale, però ci sono vincoli formali: la società creata con il Real Madrid esiste ancora e prevede pesanti penali
«Juventus conferma di aver iniziato la procedura di uscita dal Progetto Superlega...», dice il comunicato del club arrivato a tarda sera. Ma come: la Juve non era già fuori dal 6 giugno? Non aveva detto «addio Superlega»? Sì, ma per ragioni contrattuali l’uscita dal vecchio “sogno” deve essere graduale. Necessariamente involuto e in politichese, perché il tema è complicato, il comunicato significa soltanto una cosa: la Juve si dissocia dal “progetto” creato da Florentino e Andrea Agnelli, ora lo comunica ufficialmente. Ma non può uscire come pensava perché la società esiste ancora.
Clausole vincolanti Comunque nessuna sorpresa. È esattamente quello che è successo a City, Chelsea, Milan e agli altri pentiti della prima ora, fuggiti subito dopo la famosa proclamazione di mezzanotte, il 19 aprile 2021, vista la reazione furiosa di governi e tifosi. Sono tutti fuori ma, formalmente, sono ancora dentro la società creata nel 2021 in Spagna. Rispetto a questi club, la Juve è ancora un po’ più “dentro” perché i legami contrattuali tra i tre rimasti a lungo sulle barricate — Real, Barcellona e Juve — sono stati resi più vincolanti giuridicamente ed economicamente in questi due anni. Clausole ora materia per avvocati.
Erano in 12... Recita il comunicato: «Juventus conferma di aver iniziato la procedura di uscita dal Progetto, pur rammentandosi che, ai sensi delle disposizioni contrattuali applicabili, affinché il recesso produca i suoi effetti è richiesto il previo consenso di Real Madrid, FC Barcelona e degli altri club coinvolti nel Progetto Super Lega». Traduzione: ci sono penali e altri obblighi. I club erano 12 in origine. L’unico realmente fuori è l’Inter. Invece Milan (Italia), Chelsea, City, Liverpool, United, Tottenham e Arsenal (Inghilterra), Atletico Madrid (Spagna) hanno ancora dei vincoli formali. La Juve diventa il decimo club a dire “addio”. Restano in due: il Real Madrid e il Barcellona, trascinato dalla traballante situazione finanziaria a un’alleanza con il rivale storico.
La Corte Ue Che cosa può succedere adesso? La Superlega è qualcosa di virtuale, in attesa della sentenza della Corte del Lussemburgo sull’eventuale abuso di posizione dell’Uefa. Secondo l’Avvocato generale, chi partecipa alla Superlega non può stare in Champions: questione di incompatibilità. Se la sentenza confermasse il principio, sarebbe una pietra tombale sul “progetto”. Un’eventuale apertura della Corte Ue cambierebbe qualcosa, ma lo stesso sarebbe un bel problema organizzare un torneo con due squadre (Real e Barça al momento). Le inglesi sono bloccate dal governo. Tedesche (Bayern) e francesi (Psg) hanno detto no addirittura prima del via.
Agnelli al lavoro La A22, la società creata per gestire gli interessi della Superlega, è sempre al lavoro. Agnelli e i suoi uomini stanno contattando club europei, anche medi, per coinvolgerli, ma le risposte sono negative. Questi club si chiedono perché due anni fa erano fuori da un torneo chiuso e ora sono invitati a lasciare l’Uefa. In realtà, sanno bene che lo scenario è cambiato, che il torneo chiuso è un autogol clamoroso perché mai l’Ue lo ammetterebbe, essendo contrario ai principi europei. E che la nuova situazione è in realtà una lotta per il potere. Agnelli, Florentino, la A22, vogliono sostituirsi alla Uefa, essere loro gli organizzatori (privati) della futura Champions. Il 6 giugno la Juve ha comunicato la decisione di lasciare, ma prima c’era stata una telefonata di fuoco tra Agnelli, informato della decisione, e i nuovi dirigenti, ai quali l’ex presidente ha rinfacciato un atteggiamento medioevale.
Sentenza Uefa L’uscita della Juve, trattata in gran segreto con l’Uefa, è stata anche una via di fuga da una crisi più profonda. I parametri del Fair Play finanziario non rispettati, i processi per plusvalenze e stipendi che mettono in crisi il “settlement” con l’Uefa, il rischio di restare fuori dalle coppe per due anni, la prospettiva di restare isolati in un’Europa che s’è ricompattata attorno all’Uefa. Ora si attende la sentenza del panel del Fair Play. La prospettiva è un anno di stop (niente Conference) e una multa. Proprio perché la Juve non farà appello, accettando un anno di stop, per la sentenza c’è tempo fino a fine luglio: il sorteggio della Conference è il 7 agosto.