GLI AGENTI VORACI QUANTI SOLDI SOTTRATTI AL CALCIO
Trenta milioni di euro. Secondo un’indiscrezione del quotidiano portoghese A Bola, a tanto ammonterebbe la commissione riconosciuta all’agente di Cristiano Ronaldo per il trasferimento all’Al Nassr, in Arabia Saudita, chiuso a gennaio. E secondo fonti giornalistiche tra Portogallo e Stati Uniti, a intascare il denaro non sarebbe Jorge Mendes, lo storico manager di CR7, ma Ricardo Regufe. Poco importa, conta la montagna di bigliettoni. I sauditi sembrano godere di disponibilità illimitate, però 30 milioni di intermediazione sono un affare nell’affare, per quanto si parli di un contratto monstre, un triennale da 200 milioni netti a stagione. La Fifa ha approvato una riforma del settore che dovrebbe entrare a regime in autunno e che prevede dei tetti: 5 per cento in caso ingaggi al di sotto dei 200mila dollari; 3 per cento al di sopra della soglia dei 200mila. Secondo tale schema, il “sensale” del “matrimonio” tra Ronaldo e l’Al Nassr dovrebbe percepire sei milioni, non trenta. Non sappiamo se il mega-contratto sia soggetto alla nuova normativa e se anche lo fosse, sarebbe difficile per chiunque dimostrare la veridicità di certe cifre. I soldi non dormono mai, come diceva Michael Douglas al cinema nel secondo “Wall Street”, si muovono da un capo all’altro del mondo e tracciarli è sempre più complicato per qualunque autorità giudiziaria di un Paese sovrano, figuriamoci per gli organi investigativi della Fifa.
Ronaldo come caso limite, ma l’attualità è già oltre CR7. L’Arabia compra e strapaga tutti, i procuratori godono e gonfiano i propri conti bancari. Non si curano degli interessi sportivi dei giocatori - l’Europa resterà il centro di gravità del calcio, a Riad e dintorni si giocherà un football drogato dai soldi -, l’importante è incassare. Subito, il più possibile, del domani non c’è certezza. Sarà interessante verificare la tenuta di certi contratti, ma questo è un altro discorso. Qui preme sottolineare la deriva delle provvigioni, capitali che in stragrande maggioranza escono dal sistema, non vengono usati per migliorarne i fondamentali, dai settori giovanili agli stadi, e alimentano gli investimenti personali degli agenti. Diversi dirigenti di club europei hanno sottolineato come l’Arabia sia un’opportunità, perché tramite il Newcastle in Premier e le società della Saudi Pro League innaffia di contante i bilanci sofferenti del vecchio continente. In verità un calcolo a spanne, però abbastanza aderente al vero, dimostra come finora, a fronte di circa 200 milioni versati ai club europei per il costo dei cartellini, i sauditi si siano impegnati a pagarne circa 600 in stipendi ai calciatori, e non è finita qui, anzi siamo soltanto agli inizi.
Una categoria da non criminalizzare ma che dovrebbe evitare gli eccessi: possono diventare insostenibili per tutto il sistema
Il mercato alla saudita dell’estate 2023 ha sdoganato il paradosso di trasferimenti in cui il procuratore-mediatore incassa molto di più della società venditrice. In alcuni casi è stato naturale, perché i giocatori si sono liberati a parametro zero, per fine rapporto. In altri no, è stata proprio una distorsione. Come se nella compravendita di un appartamento l’agenzia immobiliare ricevesse, per i propri servizi, una somma superiore al prezzo concordato per la cessione della casa. Sarebbe assurdo, eppure nel calcio tanta illogicità ha permeato la realtà.
Non vogliamo criminalizzare una categoria, ma sottolinearne gli eccessi, la bulimia finanziaria e la creatività contrattuale. Ormai ci sono accordi scritti che prevedono un premio di ingresso alla firma per il giocatore - una sorta di “buonaentrata” - e altri che contemplano un incentivofedeltà: se resti, ti riconosco qualcosa, e qui siamo nei dintorni del surreale. E poi i famigerati bonus, un surplus inspiegabile: non bastano paghe sontuose come incentivi al rendimento? Quando ci sono di mezzo i giovani, le belle promesse spesso somiglianti a rischiose scommesse, è diventata apicale la figura del