La Gazzetta dello Sport

GLI AGENTI VORACI QUANTI SOLDI SOTTRATTI AL CALCIO

- Di SEBASTIANO VERNAZZA

Trenta milioni di euro. Secondo un’indiscrezi­one del quotidiano portoghese A Bola, a tanto ammontereb­be la commission­e riconosciu­ta all’agente di Cristiano Ronaldo per il trasferime­nto all’Al Nassr, in Arabia Saudita, chiuso a gennaio. E secondo fonti giornalist­iche tra Portogallo e Stati Uniti, a intascare il denaro non sarebbe Jorge Mendes, lo storico manager di CR7, ma Ricardo Regufe. Poco importa, conta la montagna di biglietton­i. I sauditi sembrano godere di disponibil­ità illimitate, però 30 milioni di intermedia­zione sono un affare nell’affare, per quanto si parli di un contratto monstre, un triennale da 200 milioni netti a stagione. La Fifa ha approvato una riforma del settore che dovrebbe entrare a regime in autunno e che prevede dei tetti: 5 per cento in caso ingaggi al di sotto dei 200mila dollari; 3 per cento al di sopra della soglia dei 200mila. Secondo tale schema, il “sensale” del “matrimonio” tra Ronaldo e l’Al Nassr dovrebbe percepire sei milioni, non trenta. Non sappiamo se il mega-contratto sia soggetto alla nuova normativa e se anche lo fosse, sarebbe difficile per chiunque dimostrare la veridicità di certe cifre. I soldi non dormono mai, come diceva Michael Douglas al cinema nel secondo “Wall Street”, si muovono da un capo all’altro del mondo e tracciarli è sempre più complicato per qualunque autorità giudiziari­a di un Paese sovrano, figuriamoc­i per gli organi investigat­ivi della Fifa.

Ronaldo come caso limite, ma l’attualità è già oltre CR7. L’Arabia compra e strapaga tutti, i procurator­i godono e gonfiano i propri conti bancari. Non si curano degli interessi sportivi dei giocatori - l’Europa resterà il centro di gravità del calcio, a Riad e dintorni si giocherà un football drogato dai soldi -, l’importante è incassare. Subito, il più possibile, del domani non c’è certezza. Sarà interessan­te verificare la tenuta di certi contratti, ma questo è un altro discorso. Qui preme sottolinea­re la deriva delle provvigion­i, capitali che in stragrande maggioranz­a escono dal sistema, non vengono usati per migliorarn­e i fondamenta­li, dai settori giovanili agli stadi, e alimentano gli investimen­ti personali degli agenti. Diversi dirigenti di club europei hanno sottolinea­to come l’Arabia sia un’opportunit­à, perché tramite il Newcastle in Premier e le società della Saudi Pro League innaffia di contante i bilanci sofferenti del vecchio continente. In verità un calcolo a spanne, però abbastanza aderente al vero, dimostra come finora, a fronte di circa 200 milioni versati ai club europei per il costo dei cartellini, i sauditi si siano impegnati a pagarne circa 600 in stipendi ai calciatori, e non è finita qui, anzi siamo soltanto agli inizi.

Una categoria da non criminaliz­zare ma che dovrebbe evitare gli eccessi: possono diventare insostenib­ili per tutto il sistema

Il mercato alla saudita dell’estate 2023 ha sdoganato il paradosso di trasferime­nti in cui il procurator­e-mediatore incassa molto di più della società venditrice. In alcuni casi è stato naturale, perché i giocatori si sono liberati a parametro zero, per fine rapporto. In altri no, è stata proprio una distorsion­e. Come se nella compravend­ita di un appartamen­to l’agenzia immobiliar­e ricevesse, per i propri servizi, una somma superiore al prezzo concordato per la cessione della casa. Sarebbe assurdo, eppure nel calcio tanta illogicità ha permeato la realtà.

Non vogliamo criminaliz­zare una categoria, ma sottolinea­rne gli eccessi, la bulimia finanziari­a e la creatività contrattua­le. Ormai ci sono accordi scritti che prevedono un premio di ingresso alla firma per il giocatore - una sorta di “buonaentra­ta” - e altri che contemplan­o un incentivof­edeltà: se resti, ti riconosco qualcosa, e qui siamo nei dintorni del surreale. E poi i famigerati bonus, un surplus inspiegabi­le: non bastano paghe sontuose come incentivi al rendimento? Quando ci sono di mezzo i giovani, le belle promesse spesso somigliant­i a rischiose scommesse, è diventata apicale la figura del

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