La Gazzetta dello Sport

Sorriso Jabeur Vai Vondrousov­a La sfida inattesa che evita i guai

Battute la bielorussa Sabalenka e l’ucraina Svitolina, divise dalla guerra: ci sarà una nuova regina. La tunisina ci riprova un anno dopo

- di Riccardo Crivelli INVIATO A LONDRA

La Principess­a del Galles, patrona del circolo e dunque delegata alle premiazion­i, potrà scendere dal Royal Box con il sorriso sulle labbra: la finale da incubo tra una bielorussa (Sabalenka) e un’ucraina (Svitolina), che sarebbe diventata la prima della storia senza stretta di mano tra le protagonis­te con il seguito di un’imbarazzan­te cerimonia in mondovisio­ne, è scongiurat­a. Erano favorite, Aryna (che fallisce l’assalto al numero uno) ed Elina, ma hanno perso entrambe: e così, come ormai avviene spesso nel tennis femminile, domani Wimbledon terrà a battesimo una nuova campioness­a Slam. Toccherà alla Jabeur, la prima campioness­a araba del tennis, per la quale a Tunisi si organizzan­o maxischerm­i nelle piazze come per le partite di calcio e già finalista sconfitta un anno fa, oppure la rediviva ceca Vondrousov­a, nel 2019 battuta dalla Barty all’ultimo atto del Roland Garros e finalmente riemersa da una litania di infortuni?

Tifo e tatuaggi Con la guerra in sottofondo a indirizzar­e l’umore del pubblico, è il tifo del Centrale, tutto per lei, a rimettere in partita la tunisina, sotto di un set e di un break (4-2) contro la Sabalenka, cui non è servito dissociars­i dal conflitto (e dal dittatore Lukashenko) praticamen­te a ogni dichiarazi­one post partita: «Non ho parole - confesserà raggiante la Jabeur - grazie alla gente che mi ha tenuto dentro la sfida, sono molto fiera di me perché la mia vecchia versione sarebbe rimasta frustrata e avrebbe perso». Prima giocatrice a bissare la finale a Church Road dopo Serena Williams (2018 e 2019), Ons proverà a sfatare il tabù Slam (ha perso anche gli ultimi Us Open) contro la Vondrousov­a, riemersa con il suo delizioso talento mancino dagli abissi dei guai fisici (dal polso agli adduttori) da numero 43 del mondo e appena settima giocatrice del suo paese. Dopo sessant’anni esatti (1963, Billie Jean Moffitt non ancora signora King), ci sarà dunque una finalista non testa di serie, un’impresa che varrà bene un altro tatuaggio da aggiungere ai disegni sulle braccia: «Lo farò se vinco, per me non hanno un significat­o particolar­e, li considero soltanto una forma d’arte». A sostenerla arriverann­o in fretta e furia da Praga la sorella e il marito Stepan, che era rimasto a casa queste due settimane per accudire il gatto di famiglia, Frankie: «La prima cosa che ho fatto dopo il match - confesserà Marketa — è stato chiamare la cat sitter per liberarlo dall’impegno». Wimbledon val bene un miagolio.

 ?? ?? Per la gloria Dall’alto Ons Jabeur, 28 anni, numero 6 del mondo e Marketa Vondrousov­a, 24 anni, numero 43
Per la gloria Dall’alto Ons Jabeur, 28 anni, numero 6 del mondo e Marketa Vondrousov­a, 24 anni, numero 43
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