La Gazzetta dello Sport

Guinefort, il cane levriero che faceva i miracoli

-

Da sempre i cani sono i migliori amici dell’uomo, ma dalle parti di Chatillon-surChalaro­nne (il Tour oggi parte da qui) hanno un tantino esagerato. E pensare che questa storia (vera) nasce con un episodio tragico (leggenda). C’era una volta un levriero di nome Guinefort, faceva bene il suo “mestiere”: guardiano del castello dove viveva un cavaliere e la sua famiglia. Tutte le attenzioni erano per il figlio, nato da pochi mesi. Ma un giorno il nobile trovò la stanza dell’infante messa a soqquadro, la culla rovesciata. Il cane aveva la bocca sporca di sangue, del bimbo nessuna traccia. Il cavaliere impazzì dal dolore. Così sguainò la spada e uccise Guinefort. Subito dopo udì un pianto: sotto la culla c’era il neonato, illeso, e a fianco una vipera morta. Il levriero aveva protetto e salvato il figlio del cavaliere. Pentito del gesto, seppellì il cane in una tomba speciale. La voce si sparse nei

borghi vicini e nel luogo del martirio iniziò un pellegrina­ggio. Si susseguiro­no dei “miracoli”, con altri ragazzi salvati da Guinefort. Il culto divenne talmente “famoso” che nel XIII secolo il Vaticano mandò un inquisitor­e e predicator­e domenicano a controllar­e. Si trattava di Stefano di Borbone: rimase inorridito quando scoprì che il santo sconosciut­o era un cane. Non solo, la gente del posto immergeva i bambini malati nel fiume chiedendo al levriero di

“sostituirl­i” con dei sani. Una sorta di rito pagano, imitazione sacrilega del battesimo. Il domenicano sentenziò: rito diabolico. Fece diseppelli­re il cane e bruciare le ossa, poi vietò qualsiasi rito. Durò qualche anno, ma la voglia di “miracoli” riprese più forte di prima, fino al secolo scorso. E il culto del levriero emigrò pure in Italia: in Lombardia (specie nel Pavese) ci sono chiese dedicate a San Guineforte, protettore dei bambini.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy