ALTRA FINALE UNDER DA CASADEI A VIGNATO ABBIAMO UN FUTURO
Domani sera a Malta l’Italia giocherà la seconda finale giovanile nel giro di un mese. A giugno l’Under 20 di Carmine Nunziata ha perso il Mondiale di categoria in Argentina, battuta all’ultimo atto dall’Uruguay per 1-0. Tra 24 ore l’Under 19 di Alberto Bollini proverà a vincere l’Europeo contro il Portogallo. Nel mezzo c’è stata la Waterloo dell’Under 21 di Paolo Nicolato, fuori al primo turno nel proprio Europeo. Due finali su tre possibilità ci parlano però di un movimento vivo, in controtendenza rispetto alla percezione di un ambiente depresso, frustrato dalla mancata partecipazione a due edizioni consecutive dei Mondiali dei grandi, tra il 2018 e il 2022, cosa mai successa. L’ultimo Europeo Under 19 vinto dall’Italia risale al 2003, 2-0 in finale sul Portogallo, lo stesso avversario di domani: un segnale benaugurante? Nel dubbio, facciamo gli scongiuri. Nell’Italia Under 19 campione 2003, allenata da Berrettini, giocavano Aquilani, Chiellini, Palladino, oggi allenatore del Monza, Mantovani, Potenza, Lodi, Padoin, Pazzini: tutta gente che ha giocato a lungo in A. Non male. Per contro, com’è naturale, ce n’erano altri che si sarebbero dispersi nelle serie minori.
Le Nazionali baby continuano a fare bella figura: i ragazzi in gamba ci sono, i club però li facciano crescere con fiducia
Una selezione finalista lascia tracce, consegna giocatori al futuro. Difficile stabilire chi, tra Under 20 e Under 19, diventerà qualcuno di importante come Chiellini, Aquilani e Pazzini nel 2003, ma certi profili spiccano e si impongono.
Cesare Casadei, cannoniere del Mondiale Under 20 con 7 gol e vincitore del premio come miglior giocatore della rassegna, sembra lanciato verso il calcio dei grandi. Viene da un anno in prestito al Reading, nella B inglese, e ci pare pronto per il ruolo di apprendista campione al Chelsea, che un anno fa l’aveva acquistato dall’Inter. Centrocampista esplosivo, per certi versi pare un potenziale Sergej Milinkovic-Savic. Francesco Pio Esposito e Giacomo Faticanti legano le due Under, la 20 e la 19. C’erano un mese fa al Mondiale U20 in Sudamerica e ci sono all’Europeo U19 a Malta. Francesco Esposito, “Primavera” dell’Inter , fratello di Sebastiano e di Salvatore, belle promesse pure loro, è un centravanti strutturato, alto e grosso, un profilo ormai raro, il nostro calcio da tempo non esprime più un Vieri o un Toni. Faticanti tiene in piedi il centrocampo con fisicità e senso geometrico, all’occorrenza può scalare a centrale difensivo. Poiché gioca nella Roma Primavera, è quasi scontato accostarlo a Daniele De Rossi: errore grave, permettiamogli di essere se stesso, senza incatenarlo ai totem del passato.
Altro tratto comune tra le due Under finaliste 2023 è la fioritura di trequartisti. Nunziata in Argentina alternava Tommaso Baldanzi dell’Empoli e Simone Pafundi dell’Udinese. Ha provato a impiegarli assieme, ma il campo ha detto no, questione di equilibri. Baldanzi ha già accumulato 27 presenze e 4 gol in Serie A, Pafundi è stato investito del ruolo di predestinato da Roberto Mancini e molti osservatori del Mondiale Under 20 hanno colto in lui i principi attivi di Messi: baricentro basso, dribbling stretti e veloci, punizioni imprendibili. Non esageriamo e non minimizziamo, lasciamo che il 17enne Pafundi cresca senza fretta, ma senza pause. Nell’Under 19 brilla Samuele Vignato del Monza, autore del primo gol nella semifinale contro la Spagna. Fratello minore di Emanuel del Bologna, è di padre italiano e madre brasiliana, particolare
non secondario, Vignato junior distilla gocce di “ginga”, il senso per la danza tipico del Brasile più profondo. Baldanzi, Pafundi e Vignato ci parlano del ritorno dei numeri 10, a lungo ghettizzati . È la dimostrazione che il talento reale può manifestarsi anche nel secolo del virtuale. Conta però che i ragazzi italiani godano della fiducia dei club. Applausi al Palermo: ha quasi chiuso per Sebastiano Desplanches, portiere dell’Under 20, gran protagonista al Mondiale. Non scriveremo che è il nuovo Buffon, ma ha mezzi enormi, e vorremmo che giocasse e che non lo escludessero ai primi fisiologici errori di crescita.