La Gazzetta dello Sport

Inzaghi-Romelu un amore mai nato

LA ROTTURA A ISTANBUL L’ENNESIMA PANCHINA HA CHIUSO IL RAPPORTO

- di Vincenzo D’Angelo Gazzetta.it Segui sul nostro sito tutte le novità di campo in arrivo da Appiano Gentile e le ultime sulle trattative di mercato del club nerazzurro

La gestione degli ultimi mesi non è piaciuta al belga che si è sentito tradito. Così ha pianificat­o la fuga, come aveva fatto anche a Manchester e poi Londra

Il grande strappo si è consumato a Istanbul. Lì, nella notte più importante per entrambi, Simone Inzaghi e Romelu Lukaku hanno chiuso definitiva­mente il loro tormentato rapporto. Breve, brevissimo. E ben lontano da quelle che erano le aspettativ­e dei due. Per Lukaku, la panchina contro il City nella finale di Champions è stata l’ultimo smacco di una seconda parte di stagione che sognava diversa, specie dopo essersi rimesso finalmente in forma, aver ritrovato condizione e gol. Da aprile in poi, Romelu era tornato a dominare come nei bei tempi di Conte: 7 gol nelle ultime otto partite di campionato. E in Champions è stato determinan­te uscendo dalla panchina sia negli ottavi contro il Porto sia nei quarti contro il Benfica. Anche per questo Romelu si aspettava di giocare a Istanbul, di poter cambiare la storia di una stagione complicata, a tratti drammatica: tanti infortuni, un Mondiale giocato in condizioni fisiche precarie e una rincorsa alla maglia da titolare all’Inter diventata possibile soltanto grazie alle rotazioni obbligator­ie per Inzaghi per poter arrivare in fondo alla Coppa Italia e alla Champions, e per inseguire il fondamenta­le quarto posto in campionato.

I tormenti di Rom Quando contava per davvero, Inzaghi ha sempre scelto Dzeko e questa cosa a Lukaku non è mai andata giù. Al di là delle parole di facciata, del reale pensiero che in fondo – soprattutt­o in Europa – contava il risultato di squadra, Lukaku si è sentito abbandonat­o, messo da parte. Abituato com’era a sentirsi sempre al centro del progetto Inter negli anni di Conte e mai in discussion­e, Romelu aveva scelto di tornare a Milano proprio per cancellare gli ultimi umilianti mesi a Londra, dove col Chelsea (e con Tuchel) non era mai sbocciato l’amore. Ma una volta tornato “a casa”, ha trovato un mondo completame­nte cambiato: dai tifosi, che lo hanno accolto con scetticism­o e freddezza dopo la fuga dell’estate precedente in direzione Inghilterr­a a pochi giorni dal via della stagione, agli stessi compagni di squadra, delusi anche loro da quell’addio veloce e senza rimorsi. E, ovviamente, le gerarchie di Inzaghi hanno fatto il resto: in Europa è sempre stato Dzeko il punto di riferiment­o accanto a Lautaro, che nell’anno senza Lukaku ha dimostrato di meritarsi il ruolo di nuovo leader nerazzurro. Insomma, il re si è ritrovato senza trono e senza corona e i suoi vecchi sudditi lo hanno trattato come un ospite: uno dei tanti, come era successo al Manchester United o al Chelsea. Una condizione che Romelu evidenteme­nte patisce e dalla quale non riesce mai a trovare la via per tornare grande. Chiamasi mancanza di personalit­à, emersa chiarament­e anche in questa sua seconda avventura a Milano, dopo i flop con le big in Premier.

L’ultima fuga Il voltafacci­a di Lukaku all’Inter è soltanto l’ultimo capriccio di un ottimo giocatore con scarsa personalit­à. Lo dice la storia: quando è sotto pressione, Romelu scappa, non cerca il riscatto. È cominciato tutto nell’estate 2019, quando a rotto con il Manchester United: l’Inter lo voleva, lo corteggiav­a. E Romelu all’Old Trafford si sentiva incompreso. Il primo atto a Milano resta l’unica parentesi pluriennal­e, perché con Antonio Conte il belga ha toccato picchi di grandezza mai esplorati prima. Ma via Conte, sono ricomincia­ti i capricci. La fuga a Londra nel 2022, il ritorno a Milano pianificat­o con largo anticipo, con tanto di intervista non autorizzat­a in cui chiedeva scusa ai tifosi. Ma nessuno si sarebbe aspettato questo ultimo colpo di teatro. Certo, al Chelsea non c’era futuro, ma il tradimento all’Inter, al suo popolo e ai suoi colori, dopo aver giurato amore eterno e baciato la maglia, cancella velocement­e ogni traccia del suo percorso nerazzurro. Il finale è ancora da scrivere, ma ormai il re è rimasto solo.

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Romelu Lukaku, 30, e Simone Inzaghi, 47, in un incrocio in campo all’Olimpico, dopo la prima sconfitta dell’ultima stagione in casa della Lazio. Da lì per Lukaku è iniziato il calvario di infortuni e il ruolo di riserva dietro a Dzeko e Lautaro
Sguardi mancati Romelu Lukaku, 30, e Simone Inzaghi, 47, in un incrocio in campo all’Olimpico, dopo la prima sconfitta dell’ultima stagione in casa della Lazio. Da lì per Lukaku è iniziato il calvario di infortuni e il ruolo di riserva dietro a Dzeko e Lautaro
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