Il baby re a 17 anni «Mi rivedo in Carlos ma il favorito è Novak»
Nel 1985 un ragazzino tedesco dai capelli rossi trionfava a Wimbledon e spalancava le porte della storia. Boris Becker a 17 anni conquistava la sacra erba inglese stabilendo un primato di gioventù che a Church Road dura ancora adesso, ripetendosi l'anno successivo, a 18. Oggi Bum Bum è pronto a commentare dagli studi di Sky Sport, come ospite d’onore, la finale tra Novak Djokovic e Carlos Alcaraz. Il campione serbo, con cui ha vinto da allenatore, contro il giovane che sta sparigliando le carte del tennis, con cui Becker sente di avere qualche cosa in comune.
► Boris, lei ha trionfato da teenager, proprio come Alcaraz: c’è qualcosa dello spagnolo in cui si rivede?
«Abbiamo un po’ di cose in comune, lui ha conquistato lo Us Open a 19 anni ed è diventato numero 1. Io ho vinto Wimbledon a 17 e a 18 e sono salito al numero 2. Carlos mi ricorda di quando ero teenager e ho simpatia, rispetto e ammirazione per lui. Penso che vada riconosciuto il grande lavoro di Juan Carlos Ferrero, ha creato una condizione perfetta per farlo crescere. C’è un bel clima nel team, e vedo che anche la famiglia è presente, ma sempre dietro le quinte. Mi auguro che possa avere una carriera di grande successo».
► Oggi però non sarà facile contro Djokovic: a Parigi Carlos non è riuscito a giocarsi la semifinale. Che match sarà questa volta?
«Penso che sia la finale dei sogni, prevedo fuochi d’artificio tra due grandi campioni. Vedo leggermente favorito Novak perché ha vinto 7 volte Wimbledon ed è alla quinta finale di fila. Carlos però ha ottime chance perché ha fatto grandi miglioramenti dallo scorso anno e arriva da una buona striscia vincente tra il Queen’s e lo Slam».
► Tra Djokovic e Alcaraz ci sono 16 anni di differenza. Ma Nole dice che "i 36 sono i nuovi 26".
«Sì, è così per lui... Perché fisicamente dimostra davvero dieci anni di meno. Il segreto della sua longevità è che lui vive per il tennis, per migliorarsi, lui respira tennis. Ogni mattina si sveglia cercando il modo di essere migliore del giorno precedente. È un grande esempio per tutte le prossime generazioni».
► Lei ha allenato Djokovic e insieme avete vinto sei titoli dello Slam. Cosa ricorda di quegli anni?
«È un periodo che ricordo con grande piacere perché ho vinto da coach invece che da giocatore. Ricordo soprattutto l’intensità del lavoro: Novak va a ogni torneo con una cosa sola in mente, tornare a casa col trofeo. Dunque grande pressione, tanto lavoro, ma anche tanto buonumore. Fuori dal campo Nole è una persona molto piacevole, divertente, con il senso dell’umorismo. Un uomo che ama profondamente la famiglia e segue la sua Fondazione con attenzione. In campo, però, non vede altro che la vittoria».
► È un campione che divide il pubblico...
«È così, ma credo che il motivo sia l’essersi infilato nella rivalità tra Nadal e Federer. È stato visto come il ragazzino venuto da lontano per rovinare la festa dopo anni di dominio degli altri due campioni».
► Peccato non avere Jannik Sinner oggi in finale.
«Ho un grande affetto per Jannik, mi piace moltissimo come persona e spero che abbia una grande carriera. Se però devo fare il mio "lavoro" di analisi devo dire che è più lui ad aver perso la semifinale che non Novak ad averla vinta. Ha perso subito il servizio nei primi due set, è entrato in campo un po’ troppo timido, ed è una cosa che non puoi fare se giochi contro un grande campione. Ha avuto set point e avrebbe dovuto chiudere, invece ha commesso degli errori. Rispetto allo scorso anno speravo di vedere più miglioramenti, ma Jannik deve comunque essere orgoglioso del torneo che ha fatto».
► Alcaraz, Sinner e Rune saranno i nuovi Big 3?
«Penso che siano molto forti, ma non saranno i soli a dominare il tennis nei prossimi anni. Alcaraz e Rune sono quelli che hanno fatto più progressi nell’ultimo anno, ma anche Jannik che ha solo 21 anni può crescere ancora. Tra i giovani che mi piacciono metto anche Korda e Musetti, grande gioco e personalità. E poi non dimentichiamoci di Medvedev, Rublev, Tsitsipas e Zverev che saranno in giro ancora per un po’».
► Intanto abbiamo ritrovato Matteo Berrettini.
Fu coach di Nole Un bel periodo: tanta pressione, lavoro ma anche buonumore