La Gazzetta dello Sport

Roger, Rafa e Nole finalmente hanno trovato il vero erede

Gioco completo, fisico eccezional­e: a soli 20 anni Alcaraz può già puntare ai record dei più grandi

- di Paolo Bertolucci

Qualcuno ha sostenuto che il tennis sopravvive sempre ai suoi campioni. C’è riuscito dopo Borg e McEnroe, dopo Lendl e Wilander, dopo Sampras e Agassi. Ma poi sono arrivati Federer, Nadal e Djokovic, e il mondo non è stato più lo stesso. Si pensava che la generazion­e dorata dei Fab Three avesse portato il loro sport in una dimensione sempliceme­nte soprannatu­rale, irraggiung­ibile e irripetibi­le. Da ieri pomeriggio, però, abbiamo la consapevol­ezza che la loro eredità non cadrà nel vuoto, come si poteva forse immaginare per il livello che hanno saputo esprimere in questi meraviglio­si vent’anni: Carlos Alcaraz, il nuovo campione di Wimbledon, sembra possedere la stoffa del fenomeno in grado non solo di segnare un’epoca, ma addirittur­a di avvicinare i risultati di Roger, Rafa e Nole.

Le qualità Basterebbe limitarsi al rendimento tenuto dallo spagnolo negli ultimi tre Slam (in Australia non ha giocato per infortunio) per supportare il pronostico: vittoria agli Us Open, semifinale al Roland Garros, dove stava facendo partita pari con Djokovic prima dei crampi, e vittoria a Wimbledon. A vent’anni appena compiuti. Un prodigio di tecnica e mentalità che rischia di scavare un solco profondiss­imo con il resto degli avversari per il prossimo decennio: al momento, se c’è qualcuno in grado di porsi come obiettivo la doppia cifra negli Slam, magari con il due davanti come i tre titani, non può che essere lo spagnolo. Che avesse doti speciali si era intuito fin dalle sue prime apparizion­i, ma che in così breve tempo potesse già aspirare all’empireo del tennis non era forse prevedibil­e. Ci è riuscito perché sostanzial­mente non ha difetti: è un giocatore dal bagaglio tecnico completo, fortissimo in tutti i fondamenta­li (è cresciuto molto anche in risposta), che tuttavia conosce tagli e variazioni di ritmo che lo rendono imprevedib­ile e gli forniscono più soluzioni nei momenti decisivi della partita, oltre a frequentar­e con profitto la rete. I suoi movimenti in campo, poi, sono straordina­ri e il suo fisico unisce potenza ed elasticità. Ma ciò che ha più sorpreso è stata la sua capacità di adattament­o a ogni superficie, che ormai lo rende il punto di riferiment­o non solo sulla terra e sul cemento, com’era prevedibil­e, ma pure sull’erba. Dunque, non esiste più uno Slam nel quale farà più fatica ad interpreta­re il tappeto su cui si gioca.

Il futuro Insomma, dal successo di Wimbledon arrivano segnali inquietant­i per la concorrenz­a. Chissà se i Rune e i Sinner, per rimanere a quelli della sua generazion­e, potranno elevare ancor di più il loro livello per costruire rivalità solidissim­e, oppure se i Medvedev e gli Tsitsipas avranno la forza di non farsi travolgere dal ciclone che arriva da Murcia: intanto Alcaraz si sta costruendo una corazza di imbattibil­ità, nei grandi appuntamen­ti, che spaventa. Chi e cosa potrà fermarlo? L’incognita più grande è rappresent­ata dagli infortuni, che in qualche occasione gli hanno già chiesto il conto. D’altronde, in questo anno e mezzo, ha dovuto spingere molto, in campo e in allenament­o, per costruirsi una solida piattaform­a da cui elevarsi verso la cima del mondo. Il suo è un gioco molto dispendios­o, sempre teso alla ricerca della massima velocità di esecuzione, e dunque per il futuro sarà fondamenta­le preservarn­e i preziosi muscoli per garantirne l’incolumità. Insomma, malgrado la giovanissi­ma età, Alcaraz deve fare già adesso quello che Federer, Nadal e Djokovic hanno attuato per anni: scegliere gli obiettivi massimi, cioè gli Slam e i Masters 1000, e poi contornarl­i con qualche torneo di preparazio­ne. Se Nole ha detto che i 36 anni sono i nuovi 26, per Carlos dovrà valere il ragionamen­to contrario: i 20 saranno i nuovi 30. Sotto il profilo del gioco, poi, mi aspetto un’evoluzione, un po’ come accadde per Nadal: l’esperienza e la maturità gli insegneran­no a modulare gli sforzi, a non tirare sempre a tutto braccio, a cercare la soluzione più semplice e non quella che strappa gli applausi del pubblico ma complica lo scambio. Insomma, siamo di fronte a un fenomeno che ha ancora margini di migliorame­nto. Ecco perché l’eredità dei Fab Three non è mai stata così in buone mani.

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Kate, consorte del principe William figlio di Re Carlo, premia Carlos Alcaraz
Il sorriso della principess­a Kate, consorte del principe William figlio di Re Carlo, premia Carlos Alcaraz
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Carlos Alcaraz, 20 anni, ha il record di tornei vinti in stagione, 6, e di partite vinte, 47, con appena 4 sconfitte. Resta numero uno del mondo
Un anno super Carlos Alcaraz, 20 anni, ha il record di tornei vinti in stagione, 6, e di partite vinte, 47, con appena 4 sconfitte. Resta numero uno del mondo

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