Un raggio di sole azzurro «Questa maglia conta, sono pronto a soffrire»
L’abruzzese della Lidl-Trek è il nuovo leader dei Gpm L’ultimo a vincerla è stato... Chiappucci nel 1992
Era l’ultima chiamata, non potevo non entrare nella fuga. Puntare alla tappa era troppo rischioso
Avere addosso questa maglia mi rende felice, darò tutto per tenerla. E andrò all’attacco Giulio Ciccone
Allora l’Italia esiste… La domenica caldissima sulle Alpi assume un sapore diverso, quando sul podio del Tour appare Giulio Ciccone. Un raggio di sole (azzurro) gli illumina il viso mentre saluta il pubblico e fa sfoggio della sua nuova maglia a pois. Sì, alla 15a tappa finisce il lungo inseguimento dell’abruzzese a uno dei due obiettivi dichiarati: essere il leader della classifica riservata agli scalatori. È solo un primo traguardo, la lotta per conservarla fino a Parigi sarà dura e più che lo statunitense Powless (stessi punti di Giulio, ma è secondo perché ha conquistato meno Gpm di 1a categoria: 3-1 per l’italiano), occorrerà fare attenzione agli inseparabili del Tour. Già, proprio Vingegaard e Pogacar sono i più pericolosi. E del resto hanno conquistato le ultime tre maglie a pois (due lo sloveno, l’anno scorso il danese). Ma ci penseremo da domani.
Obiettivi Prima del Tour, Giulio aveva messo in chiaro gli obiettivi: «Non farò classifica, punto a una vittoria di tappa e alla maglia a pois». Entrambe le cose si possono ancora fare e anche se ci sarà da soffrire, sono le parole di Ciccone a indurre all’ottimismo: «È stata una giornata molto dura – ha spiegato - e non la migliore per me. Avevo un po’ di fatica nelle gambe, fatica accumulata nell’attacco di 24 ore prima. Ma era l’ultima chiamata, non potevo non entrare nella fuga. Dopo la caduta dei tre uomini Jumbo era chiaro che c’era margine per andare. Ho fatto del mio meglio per ottenere il maggior numero possibile di punti per la maglia a pois. E la mia è stata una scelta precisa». E qui Ciccone svela quello che si era intuito dalla sua tattica. «Certo, potevo puntare al successo nella tappa, ma la concorrenza era agguerrita e non c’era nulla di garantito. Mentre potevo gestire meglio l’assalto alle salite, battendo e staccando Powless. E allora ho dato tutto in quella direzione».
Digiuno decennale Anche perché la maglia a pois è un traguardo molto ambito dal gruppo, secondo solo alla gialla. E all’Italia questa classifica manca dal 1992, quando la portò a casa il Diablo Claudio Chiappucci che riuscì anche a vincere una tappa memorabile al Sestriere. Ora pure Giulio potrebbe fare doppietta: la classifica degli scalatori e il successo parziale, rompendo il digiuno azzurro che dura dal 2019 (Vincenzo Nibali nell’anno in cui Ciccone indossò per due giorni il simbolo del comando) e da 79 tappe. Ancora l’abruzzese: «So bene quanto pesi questa maglia per uno scalatore al Tour. Darò tutto per tenerla. Già averla addosso mi rende felice e mi dà tante energie, ma c’è una settimana tosta davanti. Cosa farò? Riposare bene e poi andare all’attacco. Non rinuncio nemmeno alla possibilità di conquistare una tappa. Servirà fare più punti possibili. Ci sono anche Pogacar e Vingegaard, ma loro i punti li raccoglieranno durante la battaglia per la classifica generale. La speranza è che si scatenino nel finale, così posso avere spazio sulle altre salite e se il vantaggio lo consente, puntare al colpo doppio». Sì, l’Italia esiste e può lasciare il segno nel Tour degli inseparabili.