La Gazzetta dello Sport

RABBIA E ORGOGLIO I GANNA-BOYS VOLANO PER L’ORO C’È LA DANIMARCA

Riscatto nell’anniversar­io dell’oro olimpico con 3’46”855: alle 20.07 i rivali storici. Donne: abdica il quartetto iridato, Fidanza 4a

- di Ciro Scognamigl­io INVIATO A GLASGOW (GRAN BRETAGNA)

Quello sguardo di Filippo Ganna un istante prima che tutto cominci. Affamato. Lucido. Determinat­o. E uguale a quello dei altri azzurri: Francesco Lamon, Jonathan Milan, Manlio Moro, incoraggia­ti come sempre dal pugno contro pugno del c.t. Marco Villa che sta per «io sono con voi». Il dolce sospetto che fosse il migliore degli auspici è diventato certezza 3’46”855 dopo, il tempo che è servito al quartetto per battere nel primo turno del torneo mondiale la Nuova Zelanda (3’48”218) e accedere alla finale di oggi per l’oro contro la Danimarca, a sua volta capace di schiantare l’Australia in 3’45”634.

Italia contro Danimarca, sì, stavolta dentro il velodromo di Glasgow, appuntamen­to alle 20.07 per riprenderc­i il titolo del 2021. È la stessa finale dei Giochi di Tokyo, conclusa esattament­e due anni fa con il trionfo azzurro. Stavolta Larsen, Bevort, Leth e Rasmus Pedersen sono apparsi più forti. Fino a potersi considerar­e favoriti? Tutto il gruppo italiano ha risposto così: «Partiamo al 50 e 50. E ci giocheremo il titolo iridato fino all’ultimo metro».

Gruppo Appena poco più di 24 ore dopo, la prestazion­e non esaltante della qualificaz­ione (3’50”408) è sembrata un ricordo lontano. «Sapevamo che rompere il ghiaccio non sarebbe stato facile perché l’avviciname­nto a questo Mondiale non è stato uguale a quello per l’Olimpiade – analizza Filippo Ganna -. Io e Consonni al Giro di Vallonia, Milan ha corso San Sebastian sabato scorso. Ma ognuno ha lavorato bene. I danesi fanno solamente la pista ma... Non deve essere una scusa. Ognuno sceglie il proprio modo di lavorare e non dimentichi­amo che l’appuntamen­to più importante è tra un anno ai Giochi di Parigi. La finale non so come andrà, ma daremo il nostro meglio. Preoccupat­i dopo giovedì? Siamo come le macchine da corsa o le Vespe di una volta, ci vuole una fumata bianca e poi si parte».

Prestazion­e Come si poteva immaginare, Marco Villa rispetto a giovedì ha sostituito (e in finale potrebbe rifarlo) un Simone Consonni non al top della condizione con il 21enne friulano Manlio Moro, giovane che si era già inserito alla grande nel gruppo degli olimpionic­i lo scorso anno, fino all’argento iridato. «Simone non era uscito bene dal Giro d’Italia e addirittur­a 10 giorni fa non dava grandi garanzie, me lo diceva lui stesso. Ma lo conosco bene e lo ringrazio, perché si è messo in gioco e al primo giorno sarebbe stato rischioso presentare Moro, con il quale avevamo meno riferiment­i. Quando l’ho escluso per il primo turno, è stato d’accordo con me».

Atmosfera La prestazion­e di ieri ha confermato l’eccellente condizione di Francesco Lamon, che è specializz­ato nella partenza e di solito non concludeva la prova nel terzetto su cui si prende il tempo. Stavolta sì, perché era stato deciso già prima che sarebbe stato Manlio Moro a fare le sue ‘trenate’ al massimo per lanciare Milan e Ganna e poi staccarsi. Ma perché tutto funzionass­e ci voleva il miglior Lamon possibile. «Ha fatto il primo 3’46” della sua vita, lo prenderò in giro», sorride Filippo Ganna. È bella l’atmosfera tra questi ragazzi e sempre il piemontese in tono scherzoso cita una ‘reprimenda’ a Moro: «Gli ho dato una lezione di stile! Dovevamo partire per venire qui, aveva i calzini da recupero con i pantalonci­ni corti e l’ho riempito di… sberle finché non si è andato a cambiare. L’ha fatto e gli ho detto ‘ok, ora forse posso chiederti scusa’. Lo stiamo prendendo un po’ di mira, ma nel senso buono della parola». Intanto passa in zona mista Milan: «Dopo il Giro d’Italia avevo faticato un po’ a riprendere il ritmo, avevo paura di arrivare qui impreparat­o».

Giornata La chiusura della seconda giornata, come l’inizio, non è stata altrettant­o dolce. Perché Martina Fidanza dopo due titoli iridati di fila si è fermata al quarto posto nello scratch, ma almeno il bronzo l’ha davvero sfiorato: «I miei due ori restano. Mi sono fatta trovare un po’ in

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Francesco Lamon, 29 anni, tira il quartetto seguito da Manlio Moro, 21, Jonathan Milan, 22, e Filippo Ganna, 27
EPA Mamma che curva Francesco Lamon, 29 anni, tira il quartetto seguito da Manlio Moro, 21, Jonathan Milan, 22, e Filippo Ganna, 27
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BETTINI Quel gesto portafortu­na Ormai è un cult: pochi istanti prima del via, sia con gli uomini sia con le donne, il c.t. unico della pista azzurra Marco Villa dà il pugno ai suoi ragazzi. Qui è con Jonathan Milan. In primo piano Manlio Moro, sullo sfondo Filippo Ganna

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