La Gazzetta dello Sport

Trentin regista e punta «È una gara di cross, fa venire mal di testa»

Qui nel 2018 vinse l’Europeo. Pasqualon sarà riserva Evenepoel: «Posso arrivare da solo anche stavolta»

- di Ciro Scognamigl­io INVIATO A GLASGOW

Matteo Trentin è uno che di chilometri ne ha pedalati parecchi: più di 140.000 – solo gare ufficiali – dal 2012. E di Mondiali ne ha disputati sette: argento 2019, 4° nel 2017, 5° lo scorso anno. Se dice di «non aver mai visto una prova iridata come questa di Glasgow» conviene credergli: «Qui nel 2018 io ho vinto l’Europeo. Bene, sono riusciti a fare un tracciato ancora più tecnico e non credevo che fosse possibile. Dall’altimetria non si può capire quanto sia duro. Tecnico significa che sei sempre in curva. Da mal di testa. Una gara di cross su strada».

Atmosfera Sono quasi le 14 quando la Nazionale di Daniele Bennati («Sarà uno dei Mondiali più aperti di sempre», dice) torna all’albergo che si affaccia sul fiume Clyde dopo la classica pedalata da antivigili­a del Mondiale, ricognizio­ne del percorso inclusa. Mancava solo Pasqualon, arrivato in serata dal Giro di Polonia, che sarà riserva. Trentin con Bettiol domani sarà il faro degli azzurri, e il regista in gara: sorride quando dice che «non si avrà neppure il tempo di fare la pipì. Tantomeno ci si potrà permettere di non stare sempre nelle prime posizioni. Contrattem­pi? Una foratura, e non voglio pensare a una scivolata, e per rientrare serve un giro». Un percorso criticato dal c.t. della Francia Thomas Voeckler: «Non è da Mondiale, semmai da criterium».

Giri Tra le 10 e le 12, orario previsto per la visione in bici del circuito finale, c’era parecchio affollamen­to ma non Tadej Pogacar, arrivato in serata. È girato parecchio un piccolo video di Mathieu Van der Poel impegnato ‘a tutta’ su Montrose Street, l’ultimo strappo significat­ivo: 200 metri all’8,5% medio (max 13%) a non più di 1,5 km dal traguardo. Lo stesso che cinque anni fa ‘spianò’ Cimolai per favorire la volata vincente di Trentin, anche se l’arrivo è da un’altra parte. «Potrà essere il trampolino – spiega sempre Matteo – per chi avrà la forza di fare la differenza. Se uno scollina con 5”, andarlo a prendere è dura. Assomiglia a quella strada dove Sagan scattò a Richmond nel 2015. Sarà una gara parecchio bella da vedere, che ‘partirà’ da molto lontano. Che ruolo avrò? Protagonis­ta, se si può». I nomi da seguire restano quelli: il 34enne trentino aggiunge quello di Healy («Se avrà la gamba del Giro d’Italia») e si è convinto che «uno come Evenepoel da un certo punto di vista è ancora più favorito. Se come lui sei capace di attaccare ‘presto’, organizzar­e un vero inseguimen­to è parecchio difficile. Se gli lasci 30” per muoversi, non lo vedi più».

Altri Evenepoel, campione in carica, significa Belgio. Cioè la Nazione più forte, grazie a un tridente completato da Van Aert e Philipsen. Anche se il grande ex Boonen ha detto che questi ultimi due non li avrebbe portati assieme. Remco ha pubblicato una foto in cui oltre a lui pure la moglie Oumi indossa la maglia arcobaleno: i tre leader dicono che «avere più carte da giocare sarà un vantaggio» . Sarà vero? Remco aggiunge di non escludere di «poter arrivare ancora da solo». Lo pensa pure l’olandese Mathieu Van der Poel: «Può andare via in tutti i tratti. Potrebbe addirittur­a essere più pericoloso nei settori intermedi che nelle salite». Mvdp ha già vinto nel 2023 Mondiale di cross, Sanremo e Roubaix e nel mirino ha pure l’iride della mountain bike di sabato prossimo, per una cinquina che sarebbe sensaziona­le. Avverte: «Mi sentivo pronto per le classiche, ma ora ho il Tour nelle gambe. È una novità per me il continuare ad allenarsi con un grande giro nelle gambe. Non posso sapere come mi sentirò in gara». Uno dei Mondiali più aperti di sempre, già.

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BETTINI Test Daniel Oss prova un’accelerazi­one con Bettiol e Baroncini

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