La Gazzetta dello Sport

«Pippo è un bel mix di talento e lavoro duro Ma il favorito è Kung»

Lo svizzero 4 volte iridato e 2 volte oro olimpico fa le carte alla crono: «Se l’azzurro ce la fa è un’impresa»

- di Ciro Scognamigl­io INVIATO A STIRLING

Quattro titoli mondiali e due ori olimpici sono abbastanza per poterlo considerar­e un professore in materia. Fabian Cancellara ha costruito una carriera sui successi a cronometro, anche se è riuscito ad andare parecchio oltre grazie a 7 successi nei Monumenti (1 Sanremo, 3 Fiandre, 3 Roubaix), 29 maglie gialle del Tour de France indossate e tanto altro. Ora il 42enne svizzero di origini lucane è proprietar­io dell’ambiziosa Tudor Cycling Team, che progetta a medio termine il salto nel World Tour e che intanto per il 2024 ha ingaggiato, tra gli altri, Matteo Trentin e Alberto Dainese. E resta uno sguardo privilegia­to a cui affidarsi per provare a ‘leggere’ questa crono iridata stellare che ci aspetta e che avrà le partenze degli atleti a un intervallo atipico, 1’20”: sembra sia stata una scelta per conciliare la ‘giusta’ distanza tra l’uno e l’altro e non allungare eccessivam­ente i tempi dell’evento.

► Cancellara, si aspettava un campo partenti così qualificat­o?

«Mi fa anzitutto piacere, perché sarà uno spettacolo. Poi, è una prova lunga, come è giusto che sia, non molto inferiore all’ora come tempo complessiv­o. Bello godersela da spettatori e, certo, sarebbe piaciuta anche a me».

► Tra i suoi successi più importanti a cronometro, riesce a fare un podio?

«Salisburgo 2006, Mendrisio 2009, Giochi di Rio 2016. In Austria, vinsi il primo mondiale e fu una giornata in cui tutto si incastrò alla perfezione. A Mendrisio, altro titolo iridato, feci festa nella mia Svizzera e quando terminai la mia prova… Avrei potuto continuarl­a. Volavo. Avevo tanto vantaggio, più di un minuto sul secondo, e ho avuto il tempo di alzare le braccia. I Giochi in Brasile, l’ultimo successo nell’ultima corsa della carriera con Luca Guercilena vicino a me (l’attuale team manager della Lidl-Trek era il suo allenatore, ndr)».

► Veniamo a oggi e non possiamo non cominciare da… Filippo Ganna.

«Deve passare dallo sforzo della pista, quattro minuti, a quello di una crono di quasi 60. Si sarà preparato bene come sempre e se vincerà, avrà avuto ragione lui. Dal mio punto di vista, conciliare entrambi le cose non è facile. Ma Filippo è un bellissimo mix di talento e lavoro duro. Mi piace perché non se la tira, è umile. E se ce la fa, è un’impresa».

► Che consiglio gli darebbe?

«Di non pensare agli altri e concentrar­si sulla sua prestazion­e. Dovrà spingere la gamba molto, molto velocement­e».

► Altri dei nomi più attesi: Van Aert?

«Va forte e poco conta che domenica nella prova su strada non abbia vinto ma sia arrivato secondo. Alla partenza si azzera tutto. Anzi, di voglia ne avrà parecchia».

► Evenepoel?

«Va forte pure lui! E forse, puntava più a questo mondiale che a quello in linea. Ho letto che dopo i 270 km di domenica, già al lunedì mattina era uscito con la bici da cronometro. Questo vuol dire... motivazion­e».

► Pogacar?

«Lui ha il piacere assoluto di correre. È straordina­rio che ci sia. Si parla dei suoi successi e delle sue sconfitte, ma per il bene che fa al ciclismo con questo suo atteggiame­nto... ha già vinto una medaglia d’oro. Tra l’altro, nell’ultimo strappo potrebbe ancora fare la differenza anche se io penso che saranno più importanti tutti i chilometri di pianura precedenti, dove andranno tra i 50 e i 55 all’ora. Però non ho visto il tracciato di persona».

► Il suo connaziona­le Küng?

«Chi lo sottovalut­a sbaglia. E se vincesse? Lo vedo favorito. Al Mondiale in linea pochi se lo aspettavan­o ed è andato fortissimo. Ha trascinato la Svizzera nella cronostaff­etta, e ha detto che era stato più duro il riscaldame­nto della gara. C’è».

► In questo momento, c’è un cronoman più forte degli altri al mondo o no?

«No. C’è un livello molto alto, molto simile. E poi, a pensarci bene, ognuno dei grandi favoriti fa… altro. Ganna la pista e prova le classiche. Van Aert, la volata e non solo. Tadej fa i grandi giri, le corse di un giorno, tutto, ed è più leggero. Evenepoel è completo. Forse Küng è quello più vecchio stampo, però pure lui ha partecipat­o al Giro d’Italia, al Giro di Svizzera, al Tour».

► Conclusion­i?

«La storia non cambia. Chi, in una crono, fa la migliore addizione tra testa e gambe, vince. Non si scappa».

«Va forte e per la crono ha tanta motivazion­e» «Dopo il 2° posto in linea avrà voglia di rifarsi» «È il favorito. Già 5° nella prova in linea. C’è» «Per il bene che fa al ciclismo ha già vinto l’oro» «Mi piace perché non se la tira, è umile»

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BELGIO EVENEPOEL
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SLOVENIA
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ITALIA
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KÜNG SVIZZERA

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