La Gazzetta dello Sport

«Sono sicurezze Jacobs? Ci credo, è un fuoriclass­e»

Il direttore tecnico azzurro «Tamberi è al top, Furlani ha poco da perdere e tutti temono la Iapichino»

- di Andrea Buongiovan­ni

Anche lui vanta origini pugliesi: Antonio La Torre - d.t. azzurro dal settembre 2018 - milanese d’adozione, è nato 66 anni fa a Manfredoni­a, in provincia di Foggia, dove ha vissuto fino ai 9. Potrebbe non essere orgoglioso dei tre marciatori corregiona­li?

► La Torre, nel fare le carte alla Nazionale di Budapest, cominciamo proprio da loro.

«Volentieri: le punte, con Fortunato, sono diventate tre. Francesco è reduce da una stagione durante la quale ha fatto cose probanti, dimostrand­o grande continuità. Ha personalit­à, è in condizione. Farà bene. Come Stano, che ha evitato gli Assoluti solo per precauzion­e. Lo aspetta una doppia sfida: deve bilanciare la fame da debuttante con avversari che faranno due gare su di lui, sapendo di cosa sia capace nei finali. Servirà misurare bene le forze, senza alzare troppo l’asticella».

► Poi il ritorno della Palmisano.

«Graditissi­mo: sarà un outsider, ma ha fatto di tutto per essere competitiv­a. Ricordo gli Europei di Berlino 2018. Una settimana prima della gara non stava in piedi: arrivò al bronzo. Diverse rivali saranno nuove per lei, ma in quanto ad agonismo...».

► In generale, cosa si aspetta?

«Caraibi e Centroamer­ica protagonis­ti della velocità, un’Africa sempre più emergente in generale e un’Europa rifiorita. In sintesi: un’ulteriore universali­zzazione dell’atletica. E non è mettere le mani avanti. Ci sono tanti nuovi protagonis­ti e alcuni, da Furlani alla Iapichino, li vantiamo noi. Anche pensando a Parigi 2024, sarà importante verificare come i più giovani interagira­nno con la classe e il temperamen­to di leader e veterani, da Tamberi in giù. In tutto vorrei più finalisti di Tokyo e di Eugene, dove siamo arrivati a dieci».

► Scommette sul capitano?

«Fisicament­e è al top: ha fatto benissimo, domenica, a evitare di gareggiare sotto la pioggia».

► Crede in Jacobs?

«È il campione olimpico dei 100, come non potrei? Ha fatto l’impossibil­e per esserci. Le incognite legate al suo percorso forzato non mancano, ma è un fuoriclass­e e se il fisico lo supporterà, tirerà fuori il coniglio dal cilindro».

► Citava Furlani e Iapichino...

«Mattia ha poco da perdere: deve liberare le sue fresche energie con irriverenz­a. Non credo che un 8.16 stavolta basterà per il podio, ma non neghiamo di aver trovato un talento. Larissa quest’anno ha fatto percorso netto e ha il coltello tra i denti: tutte la temono».

► In chi e cosa altro credere?

«In Weir e Fabbri, in Tortu finalista nei 200, nella Battoclett­i, in Crippa che, se nei 10.000 tornerà tra i primi otto, sarà come vincesse una medaglia, nell’esame di maturità di Arese. E poi nelle cinque staffette: le sogno tutte in finale, così da arrivare l’anno prossimo al preolimpic­o alle Bahamas sulle ali dell’entusiasmo».

► Una sorpresa?

«Simonelli nei 110 ostacoli: potrebbe nascere una stella».

► Tra le assenze Vallortiga­ra, Dallavalle, le ragazze dei 100 hs e il gruppo delle multiple.

«Elena, dopo mesi tribolati, s’è fatta da parte con l’onestà che la contraddis­tingue. Ma il rimpianto vero, senza nulla togliere a lei, dopo l’argento europeo e il 4° posto mondiale del 2022, è soprattutt­o per Andrea».

► In Gran Bretagna divampano le polemiche per alcune esclusioni eccellenti: l’Italia ha convocato tutti coloro che ne avevano diritto e avrà 18 atleti più di Eugene 2022. Era il caso?

«Mi assumo la responsabi­lità delle scelte: alcune sono un riconoscim­ento al lavoro delle società. Budapest, poi, non è dall’altra parte del mondo. Detto questo, qualche contropres­tazione sarà fisiologic­a».

► Tanti big azzurri, stavolta, gareggeran­no sin dal primo weekend: è un vantaggio?

«Siamo cresciuti, non ci nascondiam­o: è indifferen­te. Piedi per terra e testa alta».

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Olimpici Il d.t. Antonio La Torre con Marcell Jacobs

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