La Gazzetta dello Sport

Ecco perché non è andato all’Inter

- di Davide Stoppini MILANO

Il 14 luglio scorso Romelu Lukaku era virtualmen­te un giocatore dell’Inter. Quel virtualmen­te non si è mai trasformat­o in realtà. Perché all’accordo raggiunto tra la società nerazzurra e il Chelsea per il trasferime­nto a titolo definitivo del belga a Milano - 35 milioni di base fissa più altri 5 di bonus - non è seguito il sì di Lukaku. L’ultimo sì, verrebbe da dire.

Ricostruzi­one Già, perché Lukaku aveva dato la parola all’Inter. A tutti, privatamen­te ma anche pubblicame­nte, aveva garantito la sua voglia di restare. Si era persino detto disponibil­e a ridursi l’ingaggio, pur di restare in nerazzurro. Ai compagni non aveva mai paventato la possibilit­à di un finale diverso da un suo ritorno a Milano, stavolta in maniera definitiva. In realtà, segretamen­te pensava altro. Covava altri ragionamen­ti. E così, quel fatidico 14 luglio, quando l’Inter ha provato a contattare lui direttamen­te oltre all’avvocato Ledure, il belga si è negato. Non ha risposto al telefono, né ai dirigenti nerazzurri - su tutti il direttore sportivo Piero Ausilio - e neppure a tutti i compagni che hanno provato a raggiunger­lo, in primis l’amico e capitano del club Lautaro Martinez. Quando poi il contatto si è materializ­zato, nelle ore successive, l’Inter ha saputo dell’inseriment­o della Juventus e, peggio ancora, del gradimento del belga nei confronti della possibilit­à bianconera. Ancor di più: è in quella sede che l’Inter ha scoperto che l’attaccante trattava da tempo con la Juventus, dopo aver pure flirtato con il Milan. Il tutto, ancor prima della finale di Champions a Istanbul. E allora niente da fare.

Niente retromarce La rottura è stata traumatica. L’Inter si è sentita tradita. I compagni di squadra si sono sentiti presi in giro. E lo stesso vale per il presidente Steven Zhang, che credeva di avere un rapporto speciale con il belga. Proprio per questo il presidente aveva autorizzat­o un investimen­to molto alto per un giocatore non più giovanissi­mo: in fondo, più una scelta di cuore che di prospettiv­a. Il voltafacci­a ha colpito Zhang. E in generale, ha segnato un confine non più valicabile. Perché poi nei giorni successivi, in maniera indiretta, Lukaku ha provato a lanciare segnali per una possibile ricucitura. Non un vero e proprio pentimento, ma un sondaggio per capire se sarebbe stato ancora possibile lasciarsi aperta la porta nerazzurra. Quella porta era ormai chiusa. Chiusa da Zhang, appunto. Chiusa dai dirigenti. Chiusa soprattutt­o dallo spogliatoi­o: non c’è un calciatore, da Lautaro in giù, che avrebbe vissuto bene una retromarci­a di Big Rom. Perché sarebbe stata la seconda nel giro di due anni, dopo l’addio - anche quello traumatico - dell’estate 2021. E la cosa avrebbe peraltro messo in difficoltà lo stesso Inzaghi, che aveva messo proprio la conferma di Lukaku in cima ai suoi desideri per la squadra 2023-24. Pensa che strano: Romelu, tra i motivi del suo voltafacci­a, ha fatto filtrare le lamentele sulla gestione di un tecnico che invece avrebbe fondato su lui la sua terza Inter. Incongruen­ze di una storia finita malissimo.

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GETTY Belga Romelu Lukaku, 30 anni, ha giocato per tre stagioni all’Inter

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