La Gazzetta dello Sport

ALLA VUELTA VEDO VINGEGAARD DAVANTI A TUTTI

- Di VINCENZO NIBALI

Dal momento in cui ha annunciato che sarebbe stato al via della Vuelta, Jonas Vingegaard ne è diventato il favorito. Sì, più del compagno Primoz Roglic. Sì, più del campione in carica Remco Evenepoel. Se ha deciso di esserci, non penso proprio che sia sempliceme­nte per partecipar­e. Il Tour de France che il danese ha vinto per la seconda volta di fila è stato molto dispendios­o, ma Jonas ha già dimostrato di avere capacità di recupero fuori dal comune. Ricordo che, prima del via del Tour, c’erano dei dubbi perché aveva già conquistat­o il Delfinato e ci si chiedeva se nella terza settimana il rendimento ne avrebbe risentito: niente di tutto questo, anzi è andato ancora più forte... La Vuelta si deciderà in salita e Jonas è il miglior scalatore del lotto, specie sulle ascese di una certa lunghezza. E poi la doppietta Tour-Vuelta è sicurament­e più fattibile di quella Giro-Tour. La JumboVisma è ormai la squadra di riferiment­o, quello che era stata la Sky negli anni d’oro, e né a Vingegaard né a Roglic puoi dire in partenza, a scatola chiusa, “tu fai il gregario”. Sarà la strada a decidere chi avrà il ruolo di leader, non credo che ci saranno problemi di intesa tra i due. Di certo anche lo sloveno ha dimostrato tanto in questa stagione perché ha sempre vinto ogni corsa a cui ha partecipat­o. E ha il vantaggio, da parte sua, di avere preparato la Vuelta in modo specifico. Ce l’ha in testa da fine maggio, da quando ha vinto il Giro. Altro fattore a favore: l’esperienza, molto maggiore. Ha vinto tre volte di fila, dal 2019 al 2021, e da allora il suo livello di competitiv­ità forse è addirittur­a cresciuto. Remco Evenepoel invece parte in seconda fila perché rispetto agli altri due, anche per una semplice questione di gioventù, ha dimostrato meno nei grandi giri, al contrario che nelle corse di un giorno dove è un numero uno indiscusso. Una questione di blasone, però il belga non è inferiore e poi vorrà riscattars­i dopo il ritiro dal Giro d’Italia a causa del Covid quando era maglia rosa: un sentimento che lo animerà. Quanto alla forma, non ci sono dubbi visto che il Mondiale a cronometro lo ha vinto solo pochi giorni fa. La Vuelta, rispetto a Giro e Tour, è diversa in tante cose, dal meteo al periodo dell’anno in cui si corre fino alle caratteris­tiche delle salite, che spesso sono più ripide e non troppo lunghe. Spesso, non sempre: per esempio, ho visto che nel percorso del 2023 c’è il Tourmalet, la salita “da Tour”

La corsa si deciderà in salita e il vincitore del Tour è lo scalatore più forte

per eccellenza. Per tanti è l’ultima occasione di lasciare il segno nell’annata, e ciò influenza le tattiche di gara. Vingegaard, Roglic ed Evenepoel rispetto ai rivali hanno qualcosa in più, anche se gente come Geraint Thomas, Joao Almeida e Juan Ayuso non va sottovalut­ata. Mentre Alexander Vlasov, finora, è rimasto un po’ incompiuto: non ha ancora rispettato in pieno tutte le aspettativ­e che ci sono su di lui. Quanto agli italiani, sono 17, quarta Nazione dopo Francia, Spagna e Belgio: non pochi. Fa bene Damiano Caruso ad andare a caccia delle vittorie di tappa, senza dubbio si sarà preparato alla perfezione. E io sono convinto che pure Filippo Ganna cercherà il colpo a sorpresa in qualche giornata adatta. Ha tutto per riuscirci.

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 ?? ?? In giallo Jonas Vingegaard, danese di 26 anni, ha conquistat­o le ultime due edizioni del Tour e ora si lancia verso la Vuelta con l’idea di una prestigios­a doppietta
In giallo Jonas Vingegaard, danese di 26 anni, ha conquistat­o le ultime due edizioni del Tour e ora si lancia verso la Vuelta con l’idea di una prestigios­a doppietta

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