La Gazzetta dello Sport

Jacobs: «Noi siamo come una famiglia» Tortu, che riscatto

Rigali (a Tokyo non c’era, out Desalu) bene in avvio, Patta ok in 3a frazione: quanti sorrisi

- di Claudio Lenzi INVIATO A BUDAPEST

Roberto Rigali non può aprire bocca che gli altri cominciano a ridere. Colpa della parlata bresciana, ma il 28enne di Esine non se la prende, far parte della staffetta olimpionic­a è molto più di un sogno, è sopra a tutto: «Venivo da quattro anni di problemi, è davvero molto, molto bello essere qui. Tutto il merito è del mio allenatore Alberto Barbera e del presidente della Bergamo Stars Atletica Dante Acerbi. Il mio ingresso in prima frazione era nell’aria dopo il pass a Grosseto e posso ancora migliorare perché a metà curva ho perso l’appoggio e sbandato. Il cambio? È andata bene, ma lì si va a istinto, non capisci molto». Poi una battuta per rinfrescar­e la memoria a Jacobs: «Visto che ci conosciamo da almeno dieci anni, ricordi che ti ho sconfitto da junior?». Non l’avesse mai detto... Marcell non ci sta: «Erano Allievi, ricordi male!». E potrebbero andare avanti per ore, ma c’è una staffetta da perfeziona­re entro stasera.

Parla Jacobs Il due volte olimpionic­o a Tokyo non riesce a smettere di sorridere: «Man mano che gareggio cresce il feeling, ma l’obiettivo è far andar veloce il testimone e si è visto. Abbiamo vinto l’Olimpiade non per niente, questo è quello che sappiamo fare, ci siamo ancora e siamo forti. Il merito è del gruppo, quando corro la staffetta mi sento in famiglia - ripete come un mantra l’allievo di Paolo Camossi - corro per loro tre e per una nazione che ci supporta e ci sostiene. Il podio? Servirà dare il 200 per cento».

Tortu c’è Tocca a Filippo Tortu raccontare una 4x100 che, nel suo caso, fa da estintore all’eliminazio­ne nelle batterie dei 200: «Oggi (ieri, ndr) si è visto quello che valevo anche sul mezzo giro e ho pure tenuto un po’ per via di qualche acciacco. Ho scelto di partire con due appoggi e non tre, avevo paura di anticipare, infatti il cambio è stato un po’ schiacciat­o. In finale non ce lo possiamo permettere». Anche Pippo torna sul clima del gruppo: «Da due mesi ci sentiamo molto più squadra, non c’è pranzo, cena o colazione in cui non stiamo insieme, ci prendiamo in giro, ridiamo, questo sicurament­e ha migliorato il nostro legame e di conseguenz­a i risultati. Siamo consapevol­i di poter fare qualcosa di grande e comunque dovremo migliorarc­i se vogliamo una medaglia».

Patta per due Per ultimo Lorenzo Patta, il jolly della squadra, dalla prima frazione di Tokyo alla terza di Budapest: «Ero un po’ scettico per la mia condizione, venivo da un infortunio e cercavo conferme. Non ho fastidi e credo di aver ripagato la fiducia del “prof” Di Mulo, fare il terzo mi piace molto, l’idea è nata a Grosseto il 21 luglio e mi trovo bene col doppio cambio. La finale? Ci giochiamo il tutto per tutto come due anni fa».

 ?? ?? Ambiziosi Il quartetto azzurro: Roberto Rigali, 28 anni, Marcell Jacobs, 28, Filippo Tortu, 25 e Lorenzo Patta, 23
Ambiziosi Il quartetto azzurro: Roberto Rigali, 28 anni, Marcell Jacobs, 28, Filippo Tortu, 25 e Lorenzo Patta, 23

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