La Gazzetta dello Sport

«Semplice e concreto Un po’ come Zoff e il tenente Colombo Ha stregato tutti»

Lo scrittore esaltato da Jannik: «Sta dimostrand­o ai ragazzi che volontà, abnegazion­e e passione possono portare al cambiament­o»

- di Federica Cocchi INVIATA A TORINO

Coraggio, serietà, lavoro. Sono tutti termini applicabil­i a Jannik Sinner, il ragazzo che fa sognare l'Italia. Tutti pazzi per il 22enne arrivato da Sesto Pusteria che ha dimostrato quanto con il lavoro e la volontà i desideri possano trasformar­si in realtà. Il ragazzo dall'estrema timidezza dei primi giorni a Torino, ha imparato a farsi abbracciar­e dal pubblico del Pala Alpitour e ora sorride e si gode i cori. Sandro Veronesi, scrittore due volte vincitore del Premio Strega, ha da sempre una passione per il tennis (senza dimenticar­e quella per il calcio e la Juventus) e si sta godendo ogni passo di Jannik in queste Finals.

► Veronesi, questo ragazzo dai capelli rossi ha stregato l'Italia.

«Ha stregato tutti per la sua semplicità, la concretezz­a, la capacità di mettersi in discussion­e e fare scelte difficili, all'apparenza anche impopolari, come lasciare il mentore Riccardo Piatti. Ha avuto la voglia e l'umiltà di mettersi a lavorare sulle cose che poteva migliorare a costo di passare quasi un intero anno senza raccoglier­e grandi risultati».

► È un bel messaggio quello che passa attraverso la storia di Sinner.

«Lo è soprattutt­o per i ragazzi, perché dimostra che si può. Che la volontà, l'abnegazion­e, la passione possono portare al cambiament­o. Che non tutto è immutabile, che nello sport, come nel lavoro, nella vita di tutti i giorni si può cambiare rotta, cambiare direzione. Lui poteva diventare campione di sci, ma ha cambiato direzione trasforman­dosi in un futuro numero 1 delle racchette».

C'è qualche personaggi­o letterario a cui paragonere­bbe Jannik?

«Non so quanto sia letterario ma a me piace fare questo paragone: il tenente Colombo. In una puntata raccontava che quando faceva la scuola di Polizia c'erano

tanti allievi più talentuosi di lui. Allora decise di metterci dieci volte l'impegno degli altri, riuscendo a diventare il Tenente Colombo, quello che risolve ogni indagine».

► Insomma, volere è potere?

«Non sempre e non è così semplice, ma è per dire che ci sono stati in passato talenti tennistici anche più cristallin­i del suo, ma non sono arrivati così in alto perché non avevano lo stesso coraggio. Ricordiamo­ci che Sinner ha lasciato prima la famiglia d'origine, poi Piatti, un altro padre. C'è voluto tantissimo coraggio e sofferenza, ma l'obiettivo era diventare il migliore. Faccio un altro esempio».

► Prego...

«Quando ero ragazzino leggevo la Gazzetta dello Sport in estate e un anno c'erano pagine dedicate a cosa piacesse ai giocatori di ogni squadra. Auto, abiti, cibo, cose della quotidiani­tà. Alcuni rispondeva­no la Porsche, caviale e champagne, cose così, da ricchi. Ma a me colpì Dino Zoff. Perché alla domanda sul piatto preferito rispose "riso e filetto". Cioè: la cosa che più gli dava piacere era quello che mangiava prima della partita. Quello che gli altri subivano come una quaresima, per lui era la vita. E Sinner è così, un ragazzo riso e filetto».

► Molto lontano dai milionari calciatori che scommetton­o per noia.

«Sì, perché a volte i soldi del calcio non sono meritati. Mi spiego: nel tennis per guadagnare devi vincere le partite, nel calcio puoi anche giocare male o perdere e guadagni comunque il tuo stipendio. Jannik è figlio della cultura del lavoro, il padre doveva lavorare e l'ha affidato a Piatti quando aveva 13 anni. Mi ricorda un po’ Alessandro Del Piero, anche lui con una famiglia normale alle spalle e andato via a 13 anni per crescere».

► La sua finale preferita quale sarebbe stata?

«Mi sarebbe piaciuto vedere la sfida Sinner-Alcaraz. Un cambio di era tennistica, due ventenni che giocano con la gioia e la sfrontatez­za dei vent'anni. Una finale che sarebbe stato come spalancare la finestra e chiamare anche gli altri: "Vieni Shelton, vieni Rune, giochiamo tutti insieme"».

DI LETTURA 3'54"

Il personaggi­o di Peter Falk rispose al talento altrui con l’impegno Dino da ragazzo amava le cose essenziali, proprio come Sinner

Sandro Veronesi

Scrittore

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Jannik Sinner 22 anni
Numero 4 Jannik Sinner 22 anni
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Sandro Veronesi, 63 anni, fiorentino, vincitore del Premio Strega 2006 (“Caos calmo”) e 2020 (“Il colibrì”)
Due Premi Strega Sandro Veronesi, 63 anni, fiorentino, vincitore del Premio Strega 2006 (“Caos calmo”) e 2020 (“Il colibrì”)
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