La Gazzetta dello Sport

Il fuoriclass­e è in panchina Ora l’ultimo ostacolo

- di Andrea Di Caro INVIATO A LEVERKUSEN (GERMANIA)

Luciano ha capovolto il clima negativo che circondava l’Italia Tra gli altri top solo Deschamps ha un curriculum più importante

«Non dire gatto...», seguiamo proverbi, insegnamen­ti e la saggezza popolare del vecchio Trapattoni. Lui ne aveva viste e vissute talmente tante da giocatore e tecnico da saper mettere le mani avanti prima di rischiare di cadere. E da c.t. si faceva aiutare anche dall’acqua Santa: hai visto mai... Diamo un po’ tutti per scontato che con l’Ucraina arriverà almeno un punto, quel che basta per qualificar­si all’Europeo in Germania a giugno. Ma meglio aspettare prima di suonare le trombette. Sulla carta tutto dice Italia, ma le partite vanno preparate e giocate. Conoscendo Spalletti terrà alta la tensione, non snaturerà il suo gioco anche se abbiamo due risultati su tre, non presenterà una Italia attendista. Faremo la partita. Certo, con equilibrio e con i ritmi giusti: non dobbiamo vincere per forza, non dobbiamo segnare 5 gol. Ci basta anche uno 0-0, ma non esiste situazione più pericolosa del lasciare una gara aperta fino all’ultimo. Col rischio di doversi poi leccare le ferite. Siamo a Leverkusen per segnare, vincere, staccare il biglietto di qualificaz­ione diretta da protagonis­ti e non da imbucati. Umili, concentrat­i, affamati, trascinati da nuove certezze, col gusto di giocare, ma portandoci anche dietro un pizzico di sana paura, quella che ti fa stare con gli occhi aperti e non ti fa rilassare finché l’arbitro non fischia la fine. Ma anche senza dimenticar­e che siamo i campioni d’Europa in carica. La nostra storia calcistica non può essere annullata da alcune cocenti delusioni: l’impresa domani la deva fare l’Ucraina, non noi. Prima regola spallettia­na: non si cazzeggia, nessuna presunzion­e, ma sicurezza in ciò che facciamo, siamo e rappresent­iamo. L’ottimismo che tutto ciò possa avvenire ce lo sta regalando proprio il c.t.

Nuovo clima Il suo vero capolavoro finora non è stato ottenere 10 punti fondamenta­li in 5 partite contro squadre meno attrezzate dell’Italia (un pari in Macedonia, tre vittorie in casa con Ucraina, Malta e Macedonia, sconfitta a Wembley con l’Inghilterr­a), ma capovolger­e un clima negativo e di sfiducia che circondava tutto l’ambiente azzurro: squadra, tifosi, stampa. Spalletti ha preso una nazionale abbandonat­a all’improvviso da Mancini, spaurita, che aveva perso certezze, piacere di giocare, conoscenze e l’atmosfera magica che ci aveva portato a trionfare all’Europeo. La mancata qualificaz­ione Mondiale per la seconda volta di fila aveva spento un po’ tutto e tutti, facendo anche rivalutare l’impresa di Wembley 2021 e il record di partite senza sconfitte: “Magia irripetibi­le”, “Pianeti allineati”, “Non l’inizio di un ciclo ma la sua fine” e così via. Dalle stelle alle stalle come siamo abituati in Italia. Mancini, si è detto fino alla noia, ha sbagliato modi e tempi dell’addio: avrebbe dovuto dire basta a marzo 2022 dopo il mancato pass per il Qatar. Ma allora la mega offerta araba sul tavolo non c’era e neanche un top club pronto ad accoglierl­o... Non tutti i mali però vengono per nuocere: all’epoca non avremmo avuto grandi alternativ­e a portata di mano. Fortuna ha voluto che a Ferragosto 2023 quando Mancio ha detto «ciao a tutti» aprendo una crisi che poteva essere disastrosa, ci fossero due top coach, Spalletti e Conte, disposti a raccoglier­e il grido di dolore di una Federazion­e colta di sorpresa.

Scelte giuste Pronti via, a Spalletti è bastato pochissimo per ridare alla Nazionale smalto, orgoglio, senso di appartenen­za, regole, entusiasmo e gioco. Ha fatto scelte non banali nelle convocazio­ni, tolto rapidament­e tutta la polvere accumulata dal post Europeo 2021 e avviato un nuovo ciclo. Mano ferma, esperienza, voglia, idee chiare, grandi conoscenze. I risultati che hanno sistemato la classifica sono stati la conseguenz­a di tutto questo. Noi non abbiamo

Bellingham e Mbappé, e anche se Spalletti fa bene a mettere i giocatori davanti a tutto esaltando Chiesa come il nostro Sinner, la verità è che il vero fuoriclass­e noi lo abbiamo in panchina. Guardando i tecnici delle altre Nazionali di prima fascia solo Didier Deschamps si presenta con un curriculum più importante e prestigios­o grazie al Mondiale vinto nel 2018 e il secondo posto nel 2022, l’argento nell’Europeo 2016 senza dimenticar­e coppe nazionali e lo scudetto alla guida del Marsiglia. Però bisogna anche dire che allenare la Francia negli ultimi 10 anni con l’infinità di giocatori e alcuni super campioni, è stato bel vivere... Per il resto: Southgate con l’Inghilterr­a è più l’allenatore che ha perso l’Europeo in casa, piuttosto che il buon c.t. arrivato in finale. Il c.t. della Spagna De la Fuente, a 62 anni, viene dalla Federazion­e e vanta molte medaglie nelle Under, ma nessun successo con club e grandi. La Germania ha appena cambiato c.t.: esonerato Flick, c’è Nagelsmann, enfant prodige di 36 anni, esploso nel Lipsia, al Bayern ha vinto uno scudetto e due supercoppe tedesche (non un’impresa impossibil­e, guidando i bavaresi...) prima di essere esonerato e lasciare il posto a Tuchel. Il Portogallo è guidato da Martinez, ex Belgio: all’attivo un bronzo al Mondiale in Russia.

Il suo calcio Diciamoci la verità: Spalletti non ha nulla da invidiare a nessuno di loro... L’unico dubbio che lo riguardava era legato alla differenza tra lavorare tutti i giorni con una squadra di club e il poco tempo che ha a disposizio­ne un ct. Ma dopo tre mesi Spalletti sembra già un veterano in Nazionale e il suo calcio si vede, anche se intensità, pressing, movimenti, hanno ancora grandi margini di migliorame­nto. Ed è un bene. Il primo traguardo, quello richiestog­li dal presidente Gravina e dagli italiani, è a un passo: la qualificaz­ione. Poi si penserà a come fare crescere questo gruppo, migliorare gli interpreti a livello individual­e e attraverso il gioco, sperando che sbuchi anche qualche giocatore a sorpresa durante il campionato per cercare di diminuire il gap con le nazionali più attrezzate e difendere al meglio il nostro trono di Campioni d’Europa. Speriamo di pensarci da martedì. C’è prima un ultimo ostacolo da superare. Non dire gatto….

Importante essere un bloccosqua­dra. Allacciati, abbracciat­i sono termini significat­ivi

L’Italia vuol vedere a quale livello siamo e ci dobbiamo alzare ogni mattina con uno scopo preciso

Spalletti c.t. Italia

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GETTY Titolato e affamato Luciano Spalletti, 64 anni, c.t. della Nazionale dall’estate scorsa
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