La Gazzetta dello Sport

OK DIGGIA E BAGNAIA MA IL MONDIALE NON PUÒ DIPENDERE DALLE GOMME

- di GIACOMO AGOSTINI

Èun peccato, ma nella giornata in cui dovremmo raccontare il duello che sta decidendo la stagione, invece che di piloti dobbiamo parlare di gomme. Ma a chi può piacere una situazione del genere? Come si fa a spiegare a un appassiona­to, o peggio ancora al tifoso di un pilota magari in lotta per il titolo mondiale, che il suo idolo non è riuscito a fare la gara che voleva, ma non sa esattament­e per quale ragione? In Qatar in pratica è successo questo, Bagnaia sabato nella Sprint e Jorge Martin in gara lo sanno perché non sono riusciti a guidare come sono capaci, perché le gomme non erano performant­i. E non è accettabil­e che gare così delicate non dipendano da loro, ma da un fattore su cui non hanno alcun controllo.

Ci sono troppe variabili tecniche che rendono non solo imprevedib­ili i risultati, ma del tutto imponderab­ili anche le stesse performanc­e. Enea Bastianini vince in Malesia e poi non lo vedi più davanti, stessa cosa Johann Zarco, super in Australia e nelle retrovie nelle gare successive.

Marco Bezzecchi, spesso ottimo, ieri è quasi sparito. Come si spiegano tutti questi alti e bassi? Così davvero non va, non può andare. Noi dobbiamo dare certezze ai piloti, e ancora di più al pubblico. Il pubblico che vuole vedere una lotta tra i migliori, che siano due e tre, ma sempre quelli o quasi. La gente va agli eventi per fare il tifo per il suo eroe, per Muhammad Ali, per Alberto Tomba, per Valentino Rossi. Per Jannik Sinner, ma anche Djokovic: lo scontro tra titani. Per il fascino delle grandi sfide. Vedere a ogni gran premio davanti uno diverso alla fine dà un senso di incertezza, di precarietà. È esattament­e quel che sovente accade in questo campionato: sono molto contento per Fabio Di Giannanton­io e per la sua prima vittoria. Ha fatto una gran cosa. Ma mi pare evidente che non abbiamo

C’è continua alternanza tra chi vince in Moto GP. Ma sono troppe le variabili che sfuggono ai piloti

fermezze. Però intanto in television­e senti parlare per mezz’ora o quaranta minuti di gomme, delle temperatur­e, se uno le deve risparmiar­e o può consumarle, se quell’altro ha preso troppa aria. Credo che sia venuto il momento di cambiare qualcosa, a cominciare dalla potenza. Che è da ridurre. Anche perché è solo così che si può poi diminuire l’impatto dell’elettronic­a e si possono togliere le ali. Senza contare che tutta questa potenza manda in crisi tutte le varie componenti del mezzo, a cominciare dalle gomme, ma anche i freni, il telaio. Non è necessario avere 300 cavalli per dare spettacolo: non lo davamo forse anche noi coi nostri 110-120? O Valentino coi suoi 150? La gente andava a vedere le gare come e più di oggi. Non dico che non debbano esserci gli sviluppi, ma ho la sensazione che questa tecnica abbia un po’ snaturato e reso tutto più incerto.

Detto tutto questo, mi sono goduto Pecco Bagnaia. Che è stato bravo, per come ha reagito dopo le difficoltà della gara Sprint, per come ha gestito. Nel finale di gara gli parlavo: «Accontenta­ti del 2° posto, accontenta­ti del 2° posto». Dopo lo spavento che ha preso lo ha fatto. Ed è da elogiare anche per quello.

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Rincorsa Pecco Bagnaia insegue il secondo mondiale consecutiv­o

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