La Gazzetta dello Sport

Verstappen, 18 trionfi e raggiunge Vettel a 53 «È stato divertente»

La penalità presa al via e un contatto con Russell poi il campione del mondo domina anche sulla Strip

- di Mario Salvini

La conversion­e Dalle critiche al GP troppo “americano” al duello vinto con Charles: «Non vedo l’ora di tornare qui»

Lo strano weekend dell’uomo che tutti guardavano è finito nell’unico modo in cui doveva finire. Con lui al centro del party, per la 18ª volta vincitore in 21 gare, penserete, come è ovvio. Ma non è solo questo. È che Max Verstappen era arrivato a Las Vegas malmostoso e furibondo con tutti, per questo schifo di luci, fuochi d’artificio, concerti, dj-set, ohibò. Aveva cominciato il fine settimana da ayatollah della polizia religiosa della F.1 tradiziona­le. E se n’è andato vestito da Elvis Presley, tutto bello contento, cantando “Viva Las Vegas” nel team radio.

Alza la posta Alla Red Bull lo coccolano, lo assecondan­o, l’han tirato su a immagine e somiglianz­a del padre putativo Helmut Marko. Ma poi fanno secondo quei criteri di marketing - spesso geniali - con cui da venditori di lattine sono arrivati a schiantare la Mercedes, la Ferrari, e promettono di farlo con qualsiasi altro costruttor­e di auto abbia intenzione di sfidarli. Cioè, se ne sono serenament­e fregati del suo integralis­mo e gli hanno infilato una bella tuta bianca, richiamo di quelle attillate ed agghiaccia­nti con cui il povero Elvis ha chiuso la carriera e la vita sui palchi di questi casinò. Cantando, per l’appunto, “Viva Las Vegas”. E alla fine la verità è contenuta nel testo di quella canzonetta che hanno rifatto migliaia di altri artisti: «La città luminosa e splendente fisserà la mia anima». Succede a (quasi) tutti. È successo anche allo scettico e iper-pragmatico Max. Con una differenza, però. «Alza la posta in gioco più in alto», esorta la canzone. Lui non ha bisogno di essere sulla Strip per farlo. È la sua natura, anche se ha già vinto il Mondiale da un mese, anche se ha già stracciato tutti i record attaccabil­i. Pronti via, la prima curva l’ha effettuata in diagonale, come l’avrebbe fatta uno spartineve. Con Charles Leclerc che dalla pole è arrivato per primo al punto di sterzata, ma senza poterlo fare, spazzato fuori tracciato. «È stata dura – si è giustifica­to Verstappen - ho cercato di superarlo, ma entrambi abbiamo frenato tardi. Non c’era grip. E siamo finiti un po’ larghi». Sì, come no. I commissari, constatand­o che non ci ha nemmeno provato, a curvare, gli hanno appioppato 5”. «Probabilme­nte è stata una decisone giusta - ha ammesso - che ci ha messo in difficoltà. Ho dovuto fare un bel po’ di sorpassi. È stato divertente».

Un diavolo Un contatto con George Russel gli ha portato via un pezzo di ala anteriore. Una potenziale disdetta che Max, con la classe e la fortuna dei supercampi­oni, ha trasformat­o in opportunit­à, grazie anche alla safety car. Fino al sorpasso su Leclerc e alla vittoria. La 53ma, come Sebastian Vettel. Ora davanti ha solo Michael Schumacher e Lewis Hamilton. «Sono un diavolo/... Ho un sacco di soldi pronti da bruciare», cantava Elvis. Max si è immedesima­to, convertito, perché in fondo se tutti quei soldi da bruciare adesso lì ha è anche perché si corre a Las Vegas. «Non vedo l’ora di tornare a correre qui», ha chiuso. Ma pensa.

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Max Verstappen inarrestab­ile: con Las Vegas ha raggiunto i 18 GP vinti nella stagione sui 21 disputati. Solo a Singapore (5°) non è salito sul podio: 2° in Arabia Saudita e Azerbaigia­n
GETTY IMAGES Un 2023 pazzesco Max Verstappen inarrestab­ile: con Las Vegas ha raggiunto i 18 GP vinti nella stagione sui 21 disputati. Solo a Singapore (5°) non è salito sul podio: 2° in Arabia Saudita e Azerbaigia­n

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