La Gazzetta dello Sport

Donnarumma: «Contentiss­imi Noi qualificat­i con merito»

Il capitano: «Si va all’Europeo per portare a casa qualcosa»

- di Andrea Elefante INVIATO A LEVERKUSEN (GERMANIA)

Come sa essere strano, il calcio. Nella notte in cui, per la prima volta dopo 34 gare consecutiv­e, l’Italia non va a segno nelle qualificaz­ioni europee, la prima volta dopo 13 anni perché l’ultima era stata nell’ottobre 2010 (0-0 con l’Irlanda del Nord), all’Europeo ci ha portato per mano uno che non fa gol, ma per mestiere non li fa segnare: con la sua manona e anche con uno stinco, Gigio Donnarumma. L’uomo che due anni fa il titolo che andremo a difendere lo aveva incartato, ipnotizzan­do gli inglesi guardandol­i in faccia da 11 metri, e ce lo aveva fatto portare a casa. Lo ha fatto per due volte, in due momenti chiave. Dopo meno di 15’, e lì poteva iniziare una salita lunghissim­a, quando Sudakov si è trovato in posizione di mira e lui ha steso il braccio per blindare lo 0-0. E poi di nuovo dopo 20’ della ripresa, quando l’Ucraina stava cercando il coraggio per gi assalti decisivi e la stanchezza stava rischiando di annebbiare i pensieri azzurri. Un malinteso fra lui e Di Lorenzo, un pallone schizzato proprio dove Mudryk aveva scelto il luogo dell’agguato. Ma Gigio, in una frazione di secondo, ha calcolato al centimetro il momento dell’uscita, ha coperto il suo palo e steso la gamba per sbarrare la strada alla beffa.

Felicità A fine gara Gigio Donnarumma è il primo ad apparire festante in tv: «Siamo contentiss­imi, siamo dove meritiamo di essere nonostante le difficoltà che abbiamo avuto. Giusto che andiamo lì’ per portare a casa qualcosa, andiamo lì da vincitori. C’è tanto orgoglio per questi tifosi che ci hanno dato una mano enorme in questo finale. Siamo felici di festeggiar­e in spogliatoi­o. Ci siamo anche noi.

Mentore Le telecamere avevano inquadrato, in tribuna, tutta la tensione di Gigi Buffon, il suo modello e il suo mentore, il consiglier­e e il confessore di questi giorni. Il totem che contro l’Ucraina, nel 2006, aveva fatto due paratone come lui e che lo ha sempre difeso, anche prima di diventare il suo capodelega­zione, perché conosce quanta solitudine può avvertire un portiere quando sbaglia. E a Gigio è capitato di sbagliare anche in azzurro, almeno tre o quattro volte dopo l’apoteosi dell’Europeo. Ma ieri ha dovuto fare gli straordina­ri perché più di qualcosa è stato sbagliato davanti, lasciando campo all’Ucraina. E invece i giocatori di Spalletti se lo sono preso via via, il campo, e forse l’elettrosho­ck era stato proprio un brivido: un tiro avvelenato di Sudakov, su cui Donnarumma aveva steso la manona provvidenz­iale. E lì si è capito che quello era il piano corretto: spingere indietro la squadra di Rebrov. Ma il segnale che la frenesia di mettere al sicuro il risultato rischiava di pesare più della lucidità necessaria a colpire si era avvertito chiaro dopo 7’, quando Chiesa aveva spedito un cielo un pallone più facile da mirare in porta. La prima tappa di una corsa ad ostacoli ucraini piazzati sulla nostra via del gol. Quello sistemato nei punti più cruciali, il portiere Anatolij Trubin. E siccome ci sono sempre tracce di beffa negli incroci del calcio, trattasi del portiere a lungo corteggiat­o dall’Inter, prima di approdare al Benfica. E su chi ha allungato pugni e piedi, cancelland­o palloni destinati al gol? Su due interisti, avversari che oggi potevano essere suoi compagni. Prima Barella e poi, soprattutt­o, Frattesi: un mezzo miracolo suo, un mezzo errore del nerazzurro, quasi un rigore. Lo aveva mandato in porta uno di quegli strappi bestiali di Chiesa, che non ha mai smesso di squassare l’Ucraina. Ci ha riprovato quando Dimarco gli ha mostrato la strada di tacco, ma Raspadori non ci è arrivato di poco e a quel punto Zaniolo si è ritrovato spiazzato. Quando assieme a Barella ha cercato la soluzione di forza per crepare un muro giallo apparso all’improvviso, eppure si era a Leverkusen, non a Dortmund. Quando nella ripresa ha provato un tiro a giro, che ha sibilato non lontano dal palo alla sinistra di Trubin. Un assalto prolungato ma vano, prima di consegnare la propria metà campo alle ultime energie dell’onda. E la ribalta a Gigio Donnarumma, tornato il salvatore della patria azzurra.

Siamo felici per questi tifosi italiani che ci hanno dato una mano incredibil­e a Leverkusen

Siamo tornati, malgrado tutte le difficoltà avute. Andremo in Germania da campioni

Donnarumma

Portiere Italia

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1. Gigio Donnarumma, 24 anni, in azione a difesa della porta azzurra
2. Al termine fa festa con i tifosi
3. L’esultanza da capitano
LAPRESSE-GETTY Da numero uno 1. Gigio Donnarumma, 24 anni, in azione a difesa della porta azzurra 2. Al termine fa festa con i tifosi 3. L’esultanza da capitano
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